Roma, 2 febbraio 2015
OCCHIO al protoCOLLO
Editoriale della Segreteria Generale
Carissimi colleghi, in un contesto di frenetiche vicende che ci hanno coinvolto tutti negli ultimi mesi, ho motivo di ritenere che la nostra comunità interna non abbia pienamente percepito la gravità e il pericolo che derivano dalle "regole di ingaggio" che il Dipartimento della pubblica sicurezza vuol propinarci. Se dovesse mai passare il progetto relativo ai "protocolli operativi" che dopo le festività ci è stato nuovamente riproposto, a ciascun Poliziotto non resterebbe che fare una sola cosa: mettere le 4 firme e presentare domanda di proscioglimento perché con queste "regole" saremmo automaticamente condannati prima ancora di uscire di servizio. Nei giorni scorsi ho partecipato al Viminale ad una riunione che doveva riaprire la discussione sull’argomento dopo le festività natalizie. Nei mesi scorsi abbiamo chiesto a gran voce regole di ingaggio chiare e utili per i poliziotti, ma anche per i cittadini. E con grande forza abbiamo contrastato – attraverso pubblici interventi che hanno avuto rilievo su vari media nazionali – la prima proposta fatta dal Dipartimento. Adesso col 2015 riaprono il tavolo e cosa fanno? Ci propinano la stessa minestra riscaldata!!! Abbiamo pertanto come SAP abbandonato il tavolo ministeriale e non parteciperemo più ad alcun confronto, confidando anche sul fatto che le altre organizzazioni sindacali adottino la stessa scelta.
Non vogliamo essere coinvolti, neppure moralmente, in questo folle progetto di regole di ingaggio che condannerebbe i Poliziotti al "macello giurisdizionale", disciplinare e civile con le richieste di risarcimento danni che pioverebbero a valanga da parte dei soliti facinorosi e violenti che inquinano le nostre strade e le nostre piazze. L’intero progetto è vergognosamente ispirato a linee guida che individuano la negatività della "piazza" esclusivamente nei Poliziotti. Non sono norme a tutela, ma censorie, che individuano nuovi obblighi, forme di disciplina e soprattutto ci espongono in maniera sfacciata a sicure condanne in sede penale e civile. L’impianto complessivo non garantisce né i colleghi né i manifestanti. Servono poche regole, chiare, per sapere con certezza cosa si deve fare.
Non si può imporre in capo ai Poliziotti quello che neppure la legge pretende, come ad esempio la "proporzionalità" nell’uso dei mezzi di coazione fisica. Come si potrà, in questo caso, intervenire anche soltanto con una banale carica di alleggerimento per un blocco stradale o ferroviario, visto che il diritto alla salute dei manifestanti potrebbe essere astrattamente considerato prevalente rispetto agli eventuali ritardi e disagi nella circolazione dei treni e nel traffico stradale?
Come si può pensare di affrontare in un contesto di
guerriglia urbana, come avvenuto nei giorni scorsi a Cremona, una legione di
persone travisate e armate utilizzando lo sfollagente per colpire "solo" gli
arti superiori e inferiori, evitando le articolazioni? Come è possibile,
tanto per proseguire negli esempi, pensare di entrare in un locale dove vi sono
persone in preda ad allucinazioni, in stato alterato per abuso di sostanze
alcoliche o stupefacenti, e "congelare" la situazione fino all'arrivo del
personale sanitario, in attesa di eventuale loro intervento e trattamento
sanitario obbligatorio? Chi ha lavorato su strada sa che occorrono anche
numerose ore per tutto questo procedimento!
Queste regole sono una baggianata portata avanti nel solco di quel pregiudizio
ideologico che caratterizza chi pensa che i Poliziotti debbano essere
"bonificati nella mente" mediante corsi di riappacificazione. La cosa davvero
sconcertante è che il Dipartimento non si sia opposto e che Mamma
Amministrazione abbia supinamente sacrificato i suoi figli…
Noi non parteciperemo a questo tavolo di lavoro fino a quando il Dipartimento della pubblica sicurezza non avrà cestinato lo scellerato tomo e non si produrrà un nuovo progetto costituito da poche e chiare norme, che siano davvero a tutela dell’operatore di Polizia e di chi svolge pubbliche funzioni come quella da noi operata.
Abbiamo evitato di pubblicare sul nostro sito il fascicolo relativo alla proposta di regole di ingaggio, ma è opportuno che tutta la comunità interna ne sia a conoscenza. Invitiamo pertanto le Segreterie Provinciali, Regionali SAP e i colleghi tutti a contattare la Segreteria Generale per farsi inviare tramite mail la documentazione.
Buone nuove per la chiusura dei presidi!
Pare che sia stato accantonato il progetto di chiusura dei
presidi di Polizia!
Noi ovviamente restiamo vigili e non cantiamo vittoria come fanno altri,
abituati da tempo a essere dei portavoce e non delle teste pensanti. In ogni
caso, si tratta senza ombra di dubbio di un nostro esclusivo successo, anche se
qualcuno come al solito salta già sul carro del vincitore...
Da quasi un anno il SAP è solitario protagonista nella battaglia contro la chiusura dei presidi.
Una campagna a 360 gradi che ha avuto ampia eco su tutti i media, come dimostrano gli oltre 150 interventi targati Sindacato Autonomo di Polizia, documentati sul nostro sito internet attraverso una pagina speciale che abbiamo pubblicato in evidenza.
Non ultima la campagna legata alle nostre cartoline che a decine e decine di migliaia, durante le festività natalizie, abbiamo spedito al premier Renzi, al quale abbiamo anche consegnato un'articolata documentazione su tutti i presidi in chiusura. Anche il ministro dell'Interno è stato più volte sollecitato in tal senso e una delle ultime lettere che gli abbiamo inviato, pubblicata con evidenza su Huffington Post e che di seguito riproponiamo, ha avuto certamente un effetto dirompente.
Non a caso siamo stati convocati da Alfano nella prima quindicina di febbraio... SAP 2.0: schiena dritta!!
"Vogliamo aspettare qualche morto per stanziare risorse per la sicurezza dei cittadini?" Lettera del SAP ad ALFANO (in prima pagina su Huffington Post)
Signor Ministro dell'Interno,
il nostro Paese vive da tempo una gravissima emergenza sicurezza che si è aggravata nelle ultime settimane dopo gli attentati e gli attacchi in Francia e in Belgio. Dal 7 gennaio ad oggi, purtroppo, debbo registrare una inaccettabile inerzia del Ministero dell'Interno e del Dipartimento della pubblica sicurezza che si sono limitati ad inviare circolari di prassi a prefetture e questure per rafforzare - sulla carta - controlli e servizi di vigilanza. Peccato però che la sola Polizia di Stato abbia 18.000 operatori in meno come organico:
come facciamo a proteggere redazioni di giornali, sinagoghe e
altri obiettivi sensibili?
Peccato che molti presidi di Polizia delle frontiere siano destinati alla
chiusura per via della spending review, così da rendere quasi impossibili i
controlli all'immigrazione clandestina, fenomeno attraverso il quale - sono
parole del Ministro Gentiloni - potrebbero arrivare in Italia soggetti non ben
intenzionati.
Peccato che oltre 70 uffici della Polizia postale e delle comunicazioni, fondamentali per il controllo della rete internet dove i terroristi si scambiano informazioni e soprattutto trovano proseliti, siano in via di soppressione sempre per via della spending review.
In Francia assumono agenti e stanziano risorse importanti per la sicurezza, da noi si taglia ancora grazie alla legge di stabilità e si tengono al palo 1.000 / 1.500 ragazze e ragazze che hanno vinto un concorso per entrare in Polizia, ma che non sono ancora stati chiamati.
Senza contare che ci mancano 23.000 quadri intermedi tra Ispettori e Sovrintendenti, fondamentali per le attività di polizia giudiziaria e di intelligence. Il decreto anti - terrorismo che il Governo ha annunciato di voler emanare slitta ormai da giorni, un pessimo segnale per i cittadini e anche per i poliziotti che sono chiamati a garantire, malpagati e maltrattati, la sicurezza di questo Paese.
Nei giorni scorsi un gruppo di esperti istruttori, formatori
e addestratori della Polizia di Stato mi ha inviato una proposta che ho
trasmesso al premier Renzi. Quella cioè di istituire un corso di formazione
anti - terrorismo, ribattezzato C.A.T., per i circa 12.000 operatori di Polizia
che svolgono servizi di controllo del territorio, dalle Volanti ai Reparti
Prevenzione Crimine. I nostri agenti sono tra i migliori al mondo, ma non
abbiamo purtroppo la formazione adeguata per affrontare le nuove sfide del
terrorismo internazionale.
Da qui nasce la proposta di questo corso intensivo della durata di 6 settimane
con moduli operativi teorici e soprattutto pratici di altissimo livello dedicati
alle armi e alle tecniche di tiro, agli esplosivi, alle tecniche operative, alla
difesa personale, alla guida operativa e alla difesa nucleare, biologica,
chimica e radiologica, unitamente a conferenze specialistiche antiterrorismo.
Tutti i poliziotti potrebbero agevolmente farlo, ovviamente con un'apposita
calendarizzazione che non sguarnisca il territorio. Le spese sarebbero davvero
minime, pochi milioni di euro, perché abbiamo le eccellenze interne e le Scuole
di Polizia disponibili per poter far tutto.
In Italia - è bene saperlo - abbiamo soltanto 120 NOCS, le cosiddette "teste di cuoio" della Polizia di Stato. Sono operatori altamente preparati e straordinariamente formati per le emergenze terroristiche, ma agiscono in contesti ben specifici e non svolgono azioni di prevenzione e di controllo del territorio. Caro Alfano, io e lei non siamo mai andati troppo d'accordo perché da quando sono alla guida del Sap ho sempre detto e denunciato le cose come stanno, non piegandomi ad accordi di comodo e a favori di sorta. Voglio però farle alcune domande. Gli uffici del Dipartimento della pubblica sicurezza l’hanno mai informata, ad esempio, che nei nostri corsi di formazione e aggiornamento non v'è traccia di lezioni relative ai sistemi di prevenzione e difesa da attacchi nucleari, biologici, chimici e radiologici? Lo sa che la maggior parte dei poliziotti, ma anche dei carabinieri, non ha mai svolto lezioni di guida operativa - al di là della personale bravura, spesso acquisita con l'esperienza, nel condurre volanti e gazzelle - e che non esiste una generale, adeguata, specifica preparazione nelle tecniche di tiro con la pistola?
Lo sa, signor Ministro, che nei nostri poligoni non si spara con bersaglio in movimento e che la maggior parte dell'addestramento è relativo a lezioni di tiro lento mirato e tiro rapido mirato su bersaglio immobile?
Lo sa che siamo anche carenti nella formazione relativa alla difesa personale, ma anche nelle tecniche di movimento, di tiro sotto stress, di tiro notturno con uso di torce etc?
Queste informazioni le ho apprese direttamente dai nostri
migliori istruttori.
Si faccia un giro nelle Scuole di Polizia per avere un punto esatto della
situazione, caso mai non si fidasse delle mie parole. Qui però bisogna agire
presto. Non c'è altro tempo da perdere. Oppure vogliamo aspettare di nuovo
qualche morto, come spesso avvenuto nella storia italica, per stanziare risorse
e adottare provvedimenti seri per la sicurezza dei cittadini?
A lei, che è titolare di uno dei più importanti Ministeri di questo Governo, lascio la risposta.
E anche la responsabilità di quello che potrebbe accadere se nulla dovesse essere fatto per contrastare questa pericolosa inerzia. Con la vita dei poliziotti e dei cittadini non si scherza.
Gianni Tonelli Segretario Generale Sap Sindacato Autonomo di Polizia