Roma, 2 giugno 2014

 

 

COME SEMPRE… GETTATI ALLE ORTICHE???

Editoriale della Segreteria Generale

Dopo cinque anni di silenzi e risposte evasive sulla questione dell’equipollenza titoli, crediamo che non possano esserci altri rinvii o alibi. Per questo abbiamo scritto al Ministro dell’Interno e al Capo della Polizia una lettera nella quale facciamo il punto della situazione, che non nasce oggi, ma alla quale si deve dare risposta concreta. Non vogliamo sentirci orfani, ancora una volta, di Mamma Amministrazione che già trascura i suoi figli che rischiano la vita in ordine pubblico e nei servizi territoriali, che corrono pericoli anche per la salute quando sono a contatto con gli immigrati e che da troppo tempo vedono i loro stipendi fermi al palo. Intendiamo tendere un braccio a chi ci amministra. Ci auguriamo di non essere delusi.

Gentilissimo Ministro dell’Interno,

Signor Capo della Polizia

sono qui a segnalarVi una situazione scandalosa, denunciata dal SAP ben 5 anni fa, che, ad oggi, non è stata ancora risolta dai competenti Uffici dipartimentali, sicché non rimane altra soluzione che rivolgerci direttamente a Voi in qualità di responsabili del Viminale.

Si tratta della questione relativa al mancato varo di un decreto interministeriale finalizzato al riconoscimento dei titoli conseguiti all’interno della nostra Amministrazione da parte del Ministero dell’Istruzione, come è stato invece fatto nel lontano 2009 per le forze armate.

La questione non è di poco conto, soprattutto nell’ottica di un prossimo Riordino delle carriere.

Questi i fatti: sulla G.U. n. 174 del 29.7.2009 venne pubblicato un decreto interministeriale – che ha visto la partecipazione del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, del Ministro della difesa, del Ministro dell’economia e delle finanze e del ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali – avente ad oggetto il riconoscimento dell’equipollenza dei titoli conseguiti al termine dei corsi di formazione generale professionale e di perfezionamento frequentati dagli arruolati e dai sottufficiali e quegli rilasciati dagli Istituti professionali, anche ai fini dell’ammissione agli esami di Stato conclusivi dei corsi di istruzione scolastica di secondo grado.

Con nostro sommo stupore abbiamo "scoperto" così, quasi per caso, che anche stavolta la Polizia di Stato è stata esclusa IMMOTIVATAMENTE da un provvedimento dai contenuti altamente favorevoli per i suoi destinatari, vale a dire Carabinieri, Esercito, Marina, Aeronautica e Guardia di Finanza.

Non riuscendo davvero a comprendere le ragioni di un tale modus operandi, che ha visto penalizzati fortemente gli operatori della Polizia di Stato, i quali sono tenuti a partecipare ai medesimi corsi dei quali nel citato decreto è stata sancita l’equipollenza ai diplomi professionali, questo Sindacato ha immediatamente segnalato il tutto agli allora Ministro dell’Interno e Capo della Polizia, nonché all’Ufficio per le relazioni sindacali di codesto Dipartimento.

Tuttavia, solo quest’ultimo Ufficio rispondeva alla nostra richiesta di intervento, comunicandoci che i competenti Uffici del Dipartimento erano d’accordo sull’opportunità di "..intraprendere ogni utile iniziativa normativa volta ad estendere alla Polizia di Stato i benefici previsti dal decreto in parola in favore del personale delle forze armate..".

Dopo 2 anni (2011!!!!!!!!!), lo stesso Ufficio per le relazioni sindacali ci informava di aver investito della questione l’Ufficio Affari Legislativi e Relazioni Parlamentari del nostro Dipartimento.

Dopo altri 2 anni (2013!!!!!!!!) lo stesso Ufficio comunicava che su "specifica richiesta del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca … è in fase di costituzione un gruppo di lavoro congiunto con i Ministeri interessati volto ad esaminare e ad individuare i titoli che potrebbero essere oggetto di equipollenza ..", sebbene questa O.S. avesse ritenuto un inutile spreco di tempo e di energie la costituzione di un gruppo di lavoro, soprattutto considerando che sarebbe bastato rifarsi in toto a quanto già individuato dal decreto interministeriale in vigore per il personale delle forze armate.

Il risultato di questi 5 anni è – in sostanza – il nulla, in quanto né il gruppo di lavoro è stato costituito né abbiamo ricevuto altre risposte in merito alla nostra richiesta.

E’ davvero incomprensibile come - non solo si è chiaramente instillato un senso di disagio tra categorie professionali che, oltretutto, spesse volte collaborano e di cui si auspica l’unificazione, ma anche che la nostra Amministrazione non ha seriamente e con determinazione quantomeno cercato di rimediare a questa inspiegabile disparità di trattamento.

Pertanto, considerato che i tentativi passati non hanno prodotto risultati soddisfacenti, chiediamo a Voi, in qualità di Ministro dell'Interno e Direttore Generale della P.S., di intervenire sulla questione in favore del Vostro personale, ingiustamente bistrattato e umiliato da una simile disparità di trattamento.

Alla luce di quanto sinora descritto, rimaniamo in attesa di conoscere le più opportune determinazioni che le SS.VV. vorranno adottare al fine di riparare fatti, che, ancora una volta, hanno leso la dignità dell’Istituzione Polizia di Stato.

p.s.

e' vero che quando abbiamo sollevato il problema, cinque anni or sono, le SS.LL. non erano titolari degli attuali incarichi ma è altrettanto vero che per sanare una vergognosa lacuna a nostro danno non servono ne' studi, ne’ commissioni, ne' tempo ma unicamente due parole: Polizia di Stato. Non sarà questo il problema? Mah...

Gianni Tonelli Segretario Generale SAP

NELLA NOSTRA AUTONOMIA LA VOSTRA LIBERTA’

5.000 spacciatori in libertà…

Presto torneranno in libertà circa 5.000 spacciatori, quelli condannati con recidiva per piccoli traffici.

E’ questo il drammatico effetto delle sentenze della Corte Costituzionale relative alla legge Giovanardi – Fini. Non vogliamo entrare nel merito delle norme e delle disposizioni, ci limitiamo però a sottolineare come sia gravissimo, da parte del legislatore, non aver previsto subito, dopo le sentenze della Suprema Corte, dei correttivi che impedissero di trasformare questo "pasticcio" nell’ennesimo svuota carceri.

Per altro, 5.000 è un dato forse sottostimato, visto che i nostri amici del Sappe, il primo sindacato della Polizia Penitenziaria, ritengono che possano presto tornare in libertà 20.000 detenuti.

Forse qualcuno pensa, vanificando il lavoro delle Forze dell’Ordine e soprattutto a scapito della sicurezza dei cittadini, di risolvere così il problema del sovraffollamento delle carceri? Siamo stanchi, come poliziotti, di subire sempre.

I nostri stipendi sono al palo da cinque anni, adesso vogliono chiuderci anche uffici e reparti, in ordine pubblico e nei servizi territoriali prendiamo mazzate e siamo spesso metti sulla graticola, nel contrasto all’immigrazione siamo in prima linea e rischiamo anche dal punto di vista sanitario.

Tutto questo mentre qualcuno decide che qualche migliaio di spacciatori in più nelle nostre strade non sono poi un danno così grave.

Andiamo a chiedere ai cittadini che vivono nei quartieri a rischio delle nostre città o in paesi di periferia una volta tranquilli e oggi assediati da delinquenza e criminalità.

Siamo dei "cretini" a credere ancora nel nostro Paese?

Indennità di comando

Con riferimento alla bozza di decreto relativa all’indennità di comando, il SAP ha espresso al Dipartimento il previsto parere.

Come è noto, tale emolumento spetta ai responsabili di uffici con funzioni finali espressamente elencati. Tuttavia, a ben vedere, sebbene al punto 7 dell’art. 2, co. 1 del dPR 208/2001, si ricomprendono i " reparti, centri o nuclei istituiti, alle dipendenze del dipartimento della pubblica sicurezza o delle questure, per particolari attività operative che richiedono l'impiego di personale specificamente addestrato, l'ausilio di mezzi speciali o di animali", la bozza di decreto in questione non riconosce la titolarità dell’indennità di comando ai responsabili dei nuclei sommozzatori, delle squadre nautiche e dei Reparti Volo.

Laddove, difatti, tali responsabili non appartengono al ruolo dirigenziale, rientrano – a norma di legge - a pieno titolo nella definizione di "uffici con funzioni finali", di tal che si rende indispensabile il loro inserimento nel decreto in via di emanazione, pena il compimento di una palese illegittimità. Inoltre, il SAP ha chiesto al Dipartimento che la titolarità dell’indennità di comando abbia, oltre ad un valore economico, un valore giuridico ai fini della progressione di carriera.

Parola di Edward

Si taglia si taglia, anche e soprattutto sulle divise. Ormai la maggior parte dei colleghi è costretta a comprarsi pezzi e accessori della divisa perché i nostri Veca piangono. E pensare che nel 1992 si spendevano ben 97 miliardi delle vecchie e care lire per le nostre divise. Una somma che è diventata pari a 40 milioni nel 2008(2009. Avete letto bene, 40 milioni, ossia l'equivalente, come potere di acquisto, a 40 miliardi di lire del 1992.

Praticamente quasi 20 anni dopo si spende ancora meno! Oggi, 2014, dopo le varie spending review, per le nostre giacche, le nostre camicie, i nostri cinturoni e i nostri anfibi non restano che 15,8 milioni ossia scarsi 15 miliardi del 1992, sempre in termini di potere di acquisto.Di questo passo, ne resteranno ben poche di risorse. Forse da parte del "superiore" Ministero è allo studio un progetto per trasformarci nella polizia californiana, dove c'è il sole 10 mesi su 12 e i colleghi girano in calzoncini e maglietta? Purtroppo, non abbiamo neppure questa fortuna. Taglia taglia a noi ci lasceranno in brache di tela. Buon taglio a tutti!

Il consiglio delle massaie

Ah, queste sì che son soddisfazioni! Il comitato delle massaie prende atto con piacere che, forse, c'è un giudice a Berlino...

Noi ci accontentiamo che ci sia a Roma! Giornalisti... Strana razza... Squali che nuotano nel mare delle notizie e soprattutto delle agenzie stampa, seduti comodamente al loro desk si spremono le meningi ogni giorno per inventare la polemica di turno o per nominare il capro espiatorio settimanale, così da poter scrivere fiumi e fiumi di inchiostro. O di facezie digitali.

Tanti ne hanno fatto le spese. Anche il Sap recentemente...

Ma soprattutto spesso pagano i poliziotti,quelli bravi, quelli che rischiano la vita, quelli che hanno una carriera specchiata e che sono da sempre ottimi servitori dello Stato.

Il pensiero va a Nicola Izzo, già vice capo vicario della polizia, vittima di accuse infamanti che poi sono state archiviate. Giornali e telegiornali ci hanno "azzuppato" non poco su questa storia, per mettere in croce l'uomo ma soprattutto l'istituzione. Un buco nell'acqua, di cui però ha pagato il prezzo sul piano personale e professionale il buon Nicola. Ma, come dicevamo, c'è un giudice a Berlino. I direttori di Repubblica, Ezio Mauro, del Fatto Quotidiano, Antonio Padellaro, e l'ex direttore del Messaggero, Mario Orfeo, ora direttore del Tg1, sono infatti stati rinviati a giudizio dal gup di Roma Tiziana Coccoluto con l'accusa di diffamazione nei confronti dell'ex vicecapo della polizia, Nicola Izzo. Con loro a processo, che e' stato fissato per il 6 ottobre del 2015 davanti al giudice monocratico, anche otto giornalisti delle testate coinvolte.

E ora che qualcuno cominci a rendere conto di quello che scrive. Almeno sotto il profilo economico. Pagano tutti, pagano i poliziotti se sbagliano, paga il cittadino se commette un errore.

La casta dei giornalisti non può essere immune. Ma benedettiddio, come dice sempre qualcuno, perché ogni anno migliaia e migliaia di persone, spesso di poliziotti, finiscono sotto accusa per delle baggianate, salvo poi scoprire che era tutto fumo e niente arrosto. Quanto ci costa questo sistema? Anzichè avviare tutti questi processi, forse si potrebbero verificare un pò meglio le cose a monte, prima di procedere: o no? Tutte queste dispersioni del sistema creano un danno istituzionale e anche ai singoli, tutte risorse spese e sottratte da altri fondamentali capitoli, come quelli relativi agli stipendi. Occhio al mattarello!!!