Roma, 19 agosto 2013
Aggregazione prolungata, una battaglia SAP
L’Editoriale di Nicola Tanzi
Ormai quella dell’aggregazione prolungata è diventata una delle grandi (e storiche) battaglie del SAP. E’ dal 2004, difatti, che "combattiamo", soli sul campo, per l’applicazione anche al personale della Polizia di Stato dell’istituto introdotto dall’art. 3, comma 105, della Legge 24 dicembre 2003, n. 350 (Finanziaria 2004). Un solo comma, ma dalla portata significativa, che ha inserito all’interno del D. lgs. 151/2001 - testo unico sulla tutela e sostegno della maternità e paternità - un nuovo articolo, il 42 bis, che prevede per i dipendenti pubblici una forma di mobilità volta a ricongiungere i genitori del bambino favorendo concretamente la loro presenza nella fase iniziale di vita del proprio figlio.
La norma, difatti, prevede la possibilità per il dipendente pubblico, genitore di figli minori di tre anni, di essere assegnato, per un periodo non superiore a tre anni, ad una sede di servizio ubicata nella stessa provincia o regione nella quale l’altro genitore esercita la propria attività lavorativa, subordinatamente alla sussistenza di un posto vacante di analoga posizione retributiva e previo assenso delle amministrazioni coinvolte. Norma tanto chiara e limpida nell’esposizione quanto disattesa e disapplicata dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza. A nostro avviso, sono inaccettabili questi ostacoli per il riconoscimento di un sacrosanto diritto.
Da qui l’azione del SAP che si e' spesa nel tempo e che continuiamo a portare avanti attraverso ricorsi giurisdizionali pilota (il più delle volte accolti), interventi forti presso il Dipartimento, interrogazioni parlamentari, coinvolgimento del Comitato Pari Opportunità del quale come O.S. facciamo parte.
E qualcosa si è mosso, anche se siamo ancora lontani dal pieno riconoscimento di questo diritto. Tanto hanno fatto le sentenze favorevoli all’applicazione della norma conseguenti ai nostri ricorsi: dopo il TAR Marche, il TAR Friuli Venezia Giulia, il TAR Puglia, il TAR Lazio Sezione I-bis, il TAR Lazio Sezione I-ter, anche il Consiglio di Stato, a cui si era appellato il Dipartimento, ha valutato positivamente l’applicabilità dell’art. 42 bis al personale della Polizia di Stato, ritenendo che, in realtà, "ci si dovrebbe comunque dar carico di mettere in comparazione l’interesse specifico e concreto dell’amministrazione alla effettiva utilizzazione dell’interessata nella sede di Roma, con l’eventualità di un suo utile inserimento nella sede di Brindisi, e ancora con la serietà delle esigenze personali rappresentate".
Insomma, è necessario un bilanciamento degli interessi, onde verificare con attenzione dove pende l’ago della bilancia che, a nostro parere, non può che essere puntato sulle esigenze di carattere familiare che coinvolgono un bambino in tenera età e sulla sua fondamentale necessità di avere i propri genitori accanto.
In queste settimane di agosto, contrariamente ad altri, noi continuiamo a lavorare. Dopo un'attenta valutazione del nostro Ufficio Studi, siamo decisi ad invocare, a questo punto, un’interpretazione autentica dell’art. 42 bis D. lgs. 151/01 che possa, una volta per tutte, garantire ai Poliziotti e alle Poliziotte la fruizione di un diritto che affonda le sue radici nel terreno costituzionale. La nostra battaglia continua.
Orgogliosi di essere SAP!
Contratto,prime aperture del Ministro D’Alia
Dopo l'annuncio della nostra mobilitazione e in attesa dell'incontro che il SAP avrà a settembre col Ministro D'Alia, arrivano alcuni segnali importanti nella battaglia per il Contratto. Rendiamo disponibile un lancio di agenzia Ansa che riporta la posizione espressa dal titolare della Funzione Pubblica.
STATALI: D'ALIA, TROVEREMO RISORSE CON TAGLIO SPRECHI
Soldi con sforbiciate auto blu e consulenze (ANSA) - ROMA, 11 AGO - C'e' una via
per sbloccare le retribuzioni dei dipendenti pubblici. «Trovare le risorse per
gli stipendi degli statali, bloccati da 7 anni, e' possibile. Anzi auspicabile.
Si puo' fare tagliando gli sprechi e le inefficienze. Ci stiamo gia' lavorando e
a settembre faremo il punto con i sindacati». A dirlo e' il ministro della Pa,
Gianpiero D'Alia in un'intervista al Messaggero. «A settembre il piano potrebbe
vedere la luce», evidenzia. «Nuove risorse possono essere trovate, a mio avviso,
con un taglio lineare e corposo alle auto blu: penso ad una sforbiciata dei
costi, ora a quota un miliardo, del 20%. Non solo. Bisogna intervenire anche su
un altro fronte, quello molto ampio delle consulenze di Stato, Regioni ed enti
locali. Anche qui sarebbe necessario una taglio del 20% su un monte spese che
tocca 1,2 miliardi. Il terzo fronte - continua - su cui agire sono le societa'
partecipate e la ristrutturazione di alcune amministrazioni». Il ministro spiega
le difficolta': «Abbiamo ereditato questa situazione dal precedente governo».
Comunque, sottolinea, c'e' gia' in programma la ripresa del dialogo sui temi
normativi della contrattazione: «A settembre entreremo nel vivo del discorso con
le organizzazioni sindacali». In un'altra intervista a Repubblica chiarisce che,
in occasione della ripresa del dialogo, «vorremmo mettere al centro dell'accordo
non solo il rinnovo dei contratti per la parte relativa al trattamento
giuridico, ma attraverso la contrattazione di secondo livello anche la
possibilita' di reperire risorse da destinare, non a pioggia, al personale
dipendente». (ANSA)
Emergenza Cie, il SAP rilancia la battaglia sui media
Giornali, agenzie, tv e radio nazionali hanno dato rilievo, nei giorni di Ferragosto, alla problematica dei Cie con il SAP che ha posto l’attenzione sui problemi dei colleghi.
Rendiamo disponibile, di seguito, il testo di un bell’articolo pubblicato sull’Huffington Post (Gruppo Espresso) diretto da Lucia Annunziata che ha messo in evidenza i problemi di Gradisca.
"Cie: entrare in divisa è pericoloso, non ci rispettano"
(HUFFINGTON POST 15 agosto 2013)
"C'è bisogno di regolamenti comuni per tutti i Cie e di nuove norme sullo status di chi è dentro ai centri. Solo così si può risolvere una situazione ormai esplosiva". Sono queste le parole di Angelo Obit, ispettore capo della polizia di Stato e segretario provinciale del Sap (Sindacato autonomo di polizia) di Gorizia, che in questi giorni ha dovuto affrontare, insieme ad altri colleghi, la rivolta degli immigrati "ospiti" nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo. Una rivolta quasi permanente, che, secondo Obit, è dettata dalla scarsa organizzazione dei centri e da una legislazione carente.
Tra i tanti problemi, il primo è quello del soggiorno prolungato degli immigrati nel Cie. "Purtroppo i consolati - spiega Obit - che hanno il compito di identificare coloro che sono trattenuti nei centri, non rispondono. O lo fanno con estremo ritardo. Questo perché i paesi d'origine non rivogliono questi soggetti che sono ex detenuti e che creano problemi". Secondo il rappresentante del Sap, esiste poi una difficoltà oggettiva nel trattamento di chi sta dentro alle strutture. "Secondo la legge - dice Obit - gli immigrati nei Cie non sono detenuti. E quindi non si può applicare loro il regime carcerario. Se poi aggiungiamo che ogni centro ha un regolamento proprio, più o meno restrittivo, è normale che si verifichino episodi di tensione che possono sfociare in rivolte contro i responsabili delle strutture".
"Per risolvere queste situazioni - aggiunge il rappresentante della Sap -, gli addetti del centro, che a Gradisca sono solamente due per turno, sono costretti a chiamare noi della polizia di Stato. Eventualità che dovrebbe essere una extrema ratio, ma che si verifica quotidianamente. Ma entrare in divisa nel Cie è pericoloso. Spesso gli immigrati conservano bottigliette piene di urina che poi svuotano contro di noi. E difficilmente ci rispettano". Obit suggerisce per il futuro una maggior attenzione nell'appaltare la gestione dei centri e dei corsi specializzati per chi ci lavora. "Innanzitutto - spiega - ci vorrebbero maggiori risorse e meno gare d'appalto fatte al ribasso. Inoltre c'è bisogno di operatori più qualificati. E per questo dovrebbero essere organizzati dei corsi". Per l'ispettore capo sono necessarie al più presto anche regole sul trasporto degli immigrati da e per il Cie. "Troppe volte - dice Obit - è successo che venissero danneggiati mezzi della polizia. Solo poco tempo fa è accaduto che alcuni immigrati non siano voluti scendere da un nostro pullman una volta arrivati al centro. Questi si sono trattenuti dentro al mezzo per alcune ore espletando i propri bisogni corporali. Per pulire sono stati spesi 700 euro".
Anche il segretario generale del Sap, Nicola Tanzi, sottolinea il problema della mancanza di regole chiare e di risorse. "Abbiamo - spiega - fatto presente questa situazione al ministero. Per ora non abbiamo avuto risposte soddisfacenti. Il nodo è tutto politico. Ma finché non verrà sciolto la situazione dei Cie continuerà a essere a rischio".