Roma, 3 giugno 2013
Il CAPO della Polizia
L’Editoriale di Nicola Tanzi
E’
stato finalmente nominato il nuovo Capo della Polizia.La scelta è ricaduta su Alessandro Pansa e siamo convinti che si tratti di una figura importante e adatta per questo ruolo.
Il Prefetto Pansa proviene dalle fila della Polizia di Stato, ha contribuito a far nascere il Servizio Centrale Operativo, di cui poi è stato Direttore con significativi risultati nel contrasto alla criminalità.
Il suo percorso di carriera – da Direttore Centrale delle Specialità a Direttore Centrale dell’Immigrazione, fino a Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza e Direttore Centrale della Polizia Criminale – ci conforta nella convinzione che, ancora una volta, un Poliziotto (di esperienza) sia diventato Capo dei Poliziotti.
In questi due mesi nei quali si sono rincorse molte voci sul nuovo Capo della Polizia, abbiamo sempre tenuto la barra dritta, dichiarando da subito pubblicamente la nostra preferenza per una figura che provenisse dalle fila della Polizia di Stato e non soltanto dalla carriera prefettizia. Adesso è il momento di guardare avanti e di prepararci alle sfide che ci attendono. Sono tante le necessità e le urgenze che il nuovo Capo della Polizia ha già sulla propria scrivania.
Da parte nostra, come grande Sindacato, Pansa troverà piena collaborazione.
Dobbiamo lavorare da subito e con concretezza nell’interesse del personale perché le questioni sono tante.
Al Vice Capo Vicario Alessandro Marangoni, che negli ultimi due mesi ha saputo guidare in maniera autorevole l'Amministrazione, va il nostro più sincero ringraziamento. Orgogliosi di essere SAP!
Esecutivo Nazionale SAP a Rimini
N
elle giornate del 6 e 7 giugno si svolgerà a Rimini l’Esecutivo Nazionale del Sindacato Autonomo di Polizia. Un appuntamento importante, alla luce delle sfide che il SAP sta combattendo – dalle pensioni al contratto, al riordino – e in considerazione del nuovo Capo della Polizia, appena nominato. Daremo conto dell’esito dell’Esecutivo sul prossimo Flash.IMU per i colleghi, la battaglia del SAP e dell’on. Rosanna Scopelliti del Pdl
COMUNICATO
ON. ROSANNA SCOPELLITI (PDL):
"BENEFICI IMU PRIMA CASA ANCHE A MILITARI E FORZE DI POLIZIA RESIDENTI IN ALTRA SEDE"ROMA, 31.05.2013 - L'On. Rosanna Scopelliti, deputato del Popolo della Liberta' e componente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati ha depositato alla Camera una proposta di legge per estendere le aliquote agevolate per militari e Forze dell'Ordine. "La presente proposta di legge - scrive il deputato nelle nota introduttiva al testo - si propone di rivedere l'attuale disciplina dell'Imposta municipale propria (IMU) in relazione al riconoscimento delle aliquote fiscali agevolate, nello specifico il c.d. beneficio di "prima casa", per gli immobili posseduti a titolo di proprietà o di usufrutto dal personale in servizio permanente appartenente alle Forze armate e alle Forze di polizia ad ordinamento militare, nonche' da quello dipendente delle Forze di polizia ad ordinamento civile (acquistate ai sensi dell'articolo 66 della legge 21 novembre 2000, n. 342) residenti per ragioni di servizio in città diversa rispetto a quella ove ricade l'immobile di proprieta' o che siano inviati in missione all'Estero, a condizione che le stesse non siano locate". "Nel nostro Paese - continua la deputata - operano circa 500.000 operatori delle Forze di Polizia, delle Forze Armate e dei Vigili del Fuoco i quali frequentemente, per ragioni di servizio, lavorano e vivono in localita' distanti dalla propria citta' di origine. Uomini e donne che, per via dei trasferimenti e dei cambi sede ai quali sono sottoposti con regolarita', alloggiano in caserma o che, per contenere le spese mensili, condividono un appartamento in affitto con altri colleghi, lasciando l’immobile di proprieta' in uso alla famiglia o, addirittura, disabitato. L’operatore delle Forze dell'Ordine che esplica la propria attivita' di servizio lontano da casa è tenuto per ragioni d'ufficio a trasferire anche il proprio domicilio o la propria residenza, cio' comporta – a causa un vulnus dell’odierna disciplina dell’IMU, che non prevede la descritta fattispecie – che tali operatori si trovano a dover pagare l’IMU dell'immobile di proprieta' con le aliquote aggravate di "seconda casa", in quanto l’abitazione principale, nella maggior parte dei casi, non coincide con la residenza". "Ad esempio - spiega la Scopelliti - il poliziotto proprietario di un appartamento a Reggio Calabria ma per ragioni di servizio residente a Roma ove ha un appartamento in affitto, ai fini IMU per l'abitazione di Reggio Calabria non ha diritto ai benefici di "prima casa" in quanto requisito essenziale per poterne usufruire sono la residenza e la dimora abituale in tale immobile. Difatti, per il personale della Polizia di Stato la materia e' regolata dal combinato disposto degli artt. 48 del D.P.R. n. 335/1982 e 33 del D.P.R. n. 782/1985". La parlamentare PdL rammenta che "l'impossibilità per i soggetti appartenenti alle Forze dell’ordine di considerare come propria abitazione principale l’immobile di proprieta' che, per ragioni di servizio, non venga utilizzato come dimora abituale, ha portato ad inizio 2012 alla presentazione da parte dell'On. Paglia di una proposta di emendamento del decreto legge sulle semplificazioni fiscali (D.L. 16/2012, poi convertito in L. 44/2012), che e' stato tuttavia respinto dalla Commissione Finanze, con cui si sarebbe appunto voluta riconoscere l’applicazione dei benefici fiscali previsti per le abitazioni principali alle unità immobiliari possedute a titolo di proprieta' o di usufrutto dal personale in servizio permanente appartenente alle forze armate o alle forze di polizia civili e militari, acquistati in base alle regole fissate dall’art. 66 L. 342/2000), a condizione che non risultassero locate. Ma a differenza di tale emendamento, che non risultera' approvato dalla Commissione Finanze, registriamo che il legislatore con una analoga disposizione contenuta nel succitato decreto ha introdotto nel comma 10 dell'articolo 13 D.L. 6 dicembre 2011 n. 201 (e successive modificazioni) la possibilità per i comuni di alleggerire il peso dell’IMU nei confronti di particolari categorie, applicando giustamente nella fattispecie l’aliquota per la prima casa ad anziani o disabili proprietari o usufruttuari di una casa in cui pero' non vivono, perché accolti in casa di riposo, comunità alloggio o simili. La stessa norma, estesa altresi' anche agli immobili di proprieta' di cittadini italiani residenti all'Estero, chiarisce poi che il costo di questa agevolazione (dato che comporta minori entrate) non sarà interamente a carico dei comuni". Il SAP-Sindacato Autonomo di Polizia - rammenta l'On. Scopelliti - ha recentemente stimato in almeno 150.000 gli operatori della sicurezza costretti a pagare come seconda casa quella che in realtà e' la loro unica casa di proprietà; senza dimenticare che il tema non tocca soltanto i comparti Sicurezza, Difesa e Soccorso pubblico, ma anche quelli della Sanita', dell’Istruzione e in genere tutti coloro che posseggono una unica casa di proprietà e che, per motivi diversi e legati al servizio, risiedono in altra sede". Rosanna Scopelliti, infine, in chiusura della nota alla sua proposta rivolge un monito al Parlamento: "Gli uomini e donne delle Forze dell'ordine e delle Forze armate sono chiamati ogni giorno a garantire la sicurezza del cittadino mettendo spesso a rischio la propria stessa incolumita'. Compito del legislatore e' rendere meno gravoso tale esercizio. Per questa ragione occorre provvedere con sollecitudine ad alleviare ogni ulteriore onere di spesa per tutti quelli operatori della sicurezza che per motivi intrinsecamente connessi al loro esercizio risiedano o vengano trasferiti d'ufficio in altra sede".
Processo No Tav, prima vittoria SAP
TAV: SAP, NOI AMMESSI COME PARTE CIVILE A PROCESSO
Lo afferma Nicola Tanzi, segretario generale del
sindacato di polizia Sap. 'Prosegue, dunque - dice Tanzi - con sempre
maggiore forza il nostro impegno per tutelare i poliziotti che operano in Val di
Susa e coloro che sono rimasti feriti negli scontri. La nostra storica
costituzione di parte civile, annunciata sin dal 2011 all'indomani degli scontri
che provocarono oltre 200 feriti tra le forze di polizia, e' stata la prima ad
essere ammessa. La nostra battaglia continua!'.
(ANSA) NE 31-MAG-13 13:56
Blocco contratti, audizione SAP alla Camera
I
l SAP, con il Segretario Generale Nicola Tanzi, e’ stato audito in data 28 maggio presso le Commissioni Lavoro di Camera e Senato.Rendiamo disponibile il documento congiunto che abbiamo consegnato ai Presidenti di Commissione.
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Come noto, il d.l. 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, nella l. 30 luglio 2010, n. 122, recante "Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica", ha attuato – tra le altre cose – il contenimento dei trattamenti economici dei pubblici dipendenti.
Si rammenta, in proposito, che l’art. 9 del citato provvedimento legislativo ha introdotto alcune disposizioni che incidono sul trattamento economico anche del personale della Polizia di Stato, per gli anni 2011, 2012 e 2013, stabilendo che:
·il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti non può superare il trattamento ordinariamente spettante per l’anno 2010, compreso quello accessorio, nel quale rientrano anche emolumenti peculiari previsti per il personale del Comparto sicurezza e difesa;
·non si applicano i meccanismi di adeguamento retributivo sulla base della percentuale annualmente definita dall’ISTT, previsti dall’art. 24 della l. 448/98, nonché gli effetti economici derivanti dalla progressione automatica degli stipendi per scatti e classi e quelli derivanti dalle progressioni di carriera comunque denominate.
·si prevede la proroga del blocco dei meccanismi di adeguamento retributivo legati a progressioni di carriera comunque denominate. In buona sostanza, all’atto di una promozione si assumono maggiori responsabilità connesse al nuovo status ma si mantiene lo stesso stipendio. In modo paradossale la funzione apicale di una qualunque struttura rischia di percepire un trattamento economico inferiore a quello di qualche suo dipendente (a titolo esemplificativo un primo dirigente, promosso dirigente superiore e chiamato a svolgere le funzioni di Questore , autorità provinciale di pubblica sicurezza, può percepire uno stipendio inferiore a quello del primo dirigente direttore di divisione nella stessa questura). La norma introduce, in questo modo, un autentico vulnus nella catena di comando, istituzionalizzando il principio in base al quale a maggiori responsabilità corrisponde una minore retribuzione.
Proprio il contrario di quanto prevede l’art 36 (1° c. prima parte ) della Costituzione: "il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità ed alla qualità del suo lavoro". E’ nell’ordinario "sentire " che a maggiori responsabilità corrisponda una retribuzione maggiore e questo è, anche, uno dei motivi che inducono i dipendenti, con sacrifici personali e spesso familiari, a proporsi per lo sviluppo di più veloci percorsi di carriera. La norma di cui si discute propone l’opposto principio: a funzioni meno impegnative stipendi pari ( se non superiori ) allo svolgimento di funzioni di maggior impegno. Ma non appare, quello sancito dall’art. 36, l’unico principio costituzionale violato. Attribuire stipendi diversi a dipendenti che svolgono la stessa attività non sembra rientri nei canoni del principio del buon andamento della pubblica amministrazione ( art 97 Cost.).
Due dipendenti che svolgono le stesse funzioni in due città diverse, ricevono due trattamenti diversi in relazione all’anno in cui sono stati promossi, non in base a " quello che fanno " che è ciò che determina la retribuzione , ma " in che periodo lo fanno ". Nel definire la retribuzione, si passa dalla qualità dell’impegno al tempo del suo svolgimento.
Una ulteriore considerazione, inoltre, si impone riguardo alla sentenza 11.10.2012 n° 223 della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 9 del dl 31 maggio 2010 n. 78.
Pur riferendosi tale pronuncia ad un giudizio relativo alle retribuzioni dei magistrati appare evidente come non possa essere ignorato il principio di diritto enunciato dalla Suprema Corte la quale ha statuito che ''l'introduzione di una imposizione speciale, sia pure transitoria ed eccezionale, in relazione soltanto ai redditi di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione viola, il principio della parità di prelievo a parità di presupposto" ponendosi in contrasto'' con gli articoli 3 e 53 della Costituzione, dove viene sancito come tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge e tutti siano tenuti a concorrere alla spesa pubblica in ragione della loro capacità contributiva.
Premesso che con l. 183/2010 (art. 19) è stata riconosciuta la Specificità del Comparto sicurezza e difesa, con la formale presa d’atto delle peculiarità delle funzioni svolte dai relativi operatori, tali misure economicamente restrittive hanno evidentemente comportato al personale in questione un danno estremamente rilevante e di gran lunga maggiore rispetto a quello subito dal restante personale del pubblico impiego, considerato che:
· il blocco stipendiale in parola coinvolge anche, come già detto, il trattamento economico accessorio, che è di una notevole consistenza per gli operatori della P.S., i quali vengono chiamati a svolgere particolari attività a cui corrisponde una varietà di componenti accessorie aventi carattere fisso e continuativo; Ma proprio l’imposizione di un tetto individuale alle voci della retribuzione accessoria dell’operatore di Polizia, comporta conseguenze devastanti sulle quali val la pena di soffermarsi. In particolare, la fissazione del tetto massimo della retribuzione accessoria al livello percepito nell’anno 2010, produrrà la pratica impossibilità di impiegare per gli anni relativi al blocco salariale, personale che, per infortuni occorsi in servizio o altri motivi legittimi, sia stato assente nel corso dello stesso 2010. Appare evidente come detto meccanismo determini un blocco della operatività in un contesto nel quale, la situazione di difficoltà economica e sociale del Paese e la sensibile riduzione dell’organico della Polizia di Stato (94.000 unità attualmente in servizio a fronte delle 107.000 in servizio nel 2011) imporrebbero di prevedere la necessità di un maggior impiego proprio in quei servizi esterni finalizzati alla tutela dell’ordine e della Sicurezza pubblica retribuiti con specifiche indennità accessorie sottoposte al tetto di che trattasi.
· gli accordi sindacali del Comparto sicurezza e difesa avevano valenza quadriennale per la parte normativa e biennale per la parte economica: l’ultimo accordo sindacale parte normativa risale al 2009 (dPR 51/2009), relativo al quadriennio 2006-2009, e anche per la parte economica siamo fermi al 2009 (dPR 184/2010, biennio 2008/2009), a differenza del restante p.i., il cui ultimo contratto è stato siglato nel 2010;
· la scelta di colmare il gap economico subito dal personale della P.S. con degli assegni una tantum, non ha sanato il penalizzante effetto retributivo derivante dal blocco stipendiale, posto che l’entità degli indicati assegni per l’anno 2012 - previsti dal decreto del Ministro dell’Interno del 21/11/2012, adottato in attuazione del DPCM del 27/11/2001 – è del tutto risibile (ammonta al 46% di ciò che sarebbe spettato in assenza di congelamento retributivo). Ma la situazione è destinata a peggiorare: addirittura, è stato calcolato che per il 2013 gli assegni una tantum assicureranno la copertura del solo 17% di ciò che sarebbe spettato ! Senza considerare che tali emolumenti non sono utili né ai fini dell’indennità di buonuscita, né ai fini pensionistici. Ciò comporta un danno che va ad aggiungersi ad altro danno, considerando che la riforma Dini (legge 335/95) ha segnato il passaggio da un sistema pensionistico retributivo al significativamente più penalizzante sistema contributivo, il tutto aggravato dalla mancata partenza della cd. previdenza complementare;
· i meccanismi di adeguamento retributivo sulla base della percentuale annualmente definita dall’ISTAT, previsti dall’art. 24 della l. 448/98, e la progressione automatica degli stipendi per scatti e classi e quelli derivanti dalle progressioni di carriera comunque denominate – coinvolti dal blocco stipendiale - sono utilizzati nel nostro Comparto più che nel restante p.i.
La pesante penalizzazione economica derivante dai descritti fattori potrebbe, tuttavia, essere tamponata attraverso l’utilizzo delle risorse del FUG. Nel settembre 2008, difatti, il Governo dell’epoca ha costituito il FUG (Fondo Unico Giustizia), alimentato dal cash e dai titoli monetizzabili sottratti con sequestri e confische dalla disponibilità delle organizzazioni di tipo mafioso. Tale Fondo è destinato per il 49% all’incremento delle risorse del Ministero dell’Interno e per il 49% a quello della Giustizia, pertanto, a parere del SAP, la parte delle risorse spettanti al nostro Ministero potrebbero costituire la soluzione delle indicate criticità.
Alla luce di quanto esposto, non è assolutamente immaginabile una proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per il personale della Polizia di Stato, dovendo considerare che si tratta di un personale fortemente penalizzato anche da altri fattori, quali la difficoltà ad ottenere a tempo debito la liquidazione di straordinari, indennità operative e di specialità, per non parlare degli emolumenti legati alla necessità di fronteggiare eventi talvolta estemporanei (es. calamità naturali, manifestazioni di ogni genere, emergenze varie), corrisposti – se tutto va bene – dopo mesi e mesi. Insomma, si tratta di un personale che è al collasso, e che ha necessità di recuperare energie e stimoli che non possono che giungere dalle Istituzioni, con il riconoscimento della fondamentale funzione di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica che è chiamato a svolgere e, soprattutto, delle difficoltà con le quali si trova ad operare.
Pertanto, le scriventi Organizzazioni si oppongono fortemente alla proroga in parola e chiedono – in ogni caso – l’estromissione da un eventuale provvedimento in tal senso degli operatori del Comparto Sicurezza e Difesa e, in particolare, delle donne e uomini della Polizia di Stato.
Le Segreterie Generali Siulp, SAP, Ugl e Consap
Previdenza, audizione SAP alla Camera
I
l SAP, con il Segretario Generale Nicola Tanzi, e’ stato audito anche in data 30 maggio presso le Commissioni Affari Costituzionali e Difesa del Senato e Lavoro Pubblico e Privato della Camera.Rendiamo disponibile il documento congiunto che abbiamo consegnato ai Presidenti di Commissione.
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Il Sistema previdenziale relativo al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, a seguito degli interventi del D.Lgsl. 30-12-1992 n.503 (Riforma Amato), della legge 24 dicembre 1993 dr. 538 (legge Finanziaria 1994), della Legge 8 agosto 1995, n. 335 (riforma Dini), e dei successive provvedimenti di razionalizzazione della spesa previdenziale sino a quello più recente, attuato con la legge n. 92 del 28 giugno 2012, ha prodotto una situazione di pressoché completa assimilazione alle regole in vigore per la generalità dei Pubblici Dipendenti, differenziandosi unicamente per la presenza di alcuni istituti, il cui costo è quasi completamente a carico dei lavoratori. Detto impianto, ferma restando l’applicazione del sistema contributivo pro quota a decorrere dal 1 gennaio 2012, consente a chi cessa dal servizio con il sistema misto o interamente contributivo un trattamento pensionistico pari a circa il 60% dell’ultima retribuzione, compresa l’applicazione dei pochi istituti rimasti a tutela della specificità, in ragione dell’estensione del metodo contributivo e dell’obbligo di cessare ad una età inferiore a quella prevista per i pubblici dipendenti, ai fini del mantenimento dei particolari requisiti psico-fisici ed attitudinali necessari all’espletamento dei servizi di Polizia (si pensi all’impiego di sessantacinquenni nei servizi di Volante o di ordine pubblico).
L’omologazione alla generalità del Pubblico Impiego non è stata, tuttavia, accompagnata da una coerente estensione al Comparto sicurezza dei diritti e delle garanzie di cui godono gli appartenenti agli altri comparti del Pubblico Impiego (diritto di sciopero, piena contrattualizzazione del rapporto di lavoro, part time, tutela giurisdizionale ordinaria, diritto a non essere considerato in servizio permanente e dunque oltre l’espletamento dell’ordinario orario giornaliero ecc.). Al riguardo, occorre considerare che l’articolo 19 della legge 4 novembre 2010 n. 183 prevede che, ai fini della definizione degli ordinamenti, delle carriere e dei contenuti del rapporto di impiego e della tutela economica, pensionistica e previdenziale, è riconosciuta la specificità del ruolo delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché dello stato giuridico del personale ad esse appartenente, in dipendenza della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti da leggi e regolamenti, per le funzioni di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell’ordine e della sicurezza interna, nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti e i correlati impieghi in attività usuranti.
Proprio, in virtù di tale specificità, l’art. 24 comma 18 del decreto-legge n. 201/2011 (c.d. "Decreto Salva Italia") prevede l’emanazione di un regolamento (d.P.R.), su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, "allo scopo di assicurare un processo di incremento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento" armonizzandoli con quelli generali introdotti dalla manovra economica in questione per le altre categorie di personale, tenendo conto delle obiettive peculiarità ed esigenze dei settori di attività nonché dei rispettivi ordinamenti;
Il Regolamento di armonizzazione previdenziale avrebbe dovuto essere emanato entro il 31 ottobre 2012, un termine ormai abbondantemente scaduto dopo la proroga di sei mesi disposta dall'art. 12, comma 88 del decreto 6 luglio 2012 n. 95 "Spending review", pubblicato nel supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale n. 156 del 6 luglio u.s.).
L’iter relativo alla emanazione del provvedimento ha registrato un cammino tortuoso e controverso nel corso del quale si è manifestata una sottesa tendenza ad ignorare le peculiarità del comparto e ad annullare la specificità prevista, per legge, in relazione alle funzioni di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell'ordine e della sicurezza interna ed esterna, nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti e i correlati impieghi in attività usuranti";
Solo l’iniziativa politica di SIULP, SAP, UGL Polizia di Stato e CONSAP, grazie anche all’appoggio dei partiti, ieri componenti della maggioranza Parlamentare ed oggi al Governo, hanno permesso, in qualche modo, di arrestare un processo che avrebbe, di fatto, prodotto una armonizzazione inadeguata ed insoddisfacente, ma soprattutto devastante per la tenuta del sistema e quindi per la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Invero, occorre ricordare che il Senato della Repubblica, con l’approvazione dell’Ordine del giorno G1 in data 24 maggio 2012, aveva impegnato il Governo, con il parere favorevole del relativo rappresentante (Ministro del lavoro e delle politiche sociali):
a prevedere, nell'ambito del regolamento di armonizzazione, norme di tutela delle specificità del personale del comparto sicurezza e difesa e del comparto vigili del fuoco esclusivamente con riguardo al solo allungamento dell'età per il conseguimento della pensione di vecchiaia e di anzianità in relazione ai diritti quesiti e al previgente ordinamento;
a procedere, prima dell'adozione del regolamento di cui al punto 1, ad un incontro con i sindacati più rappresentativi e con il Cocer;
ad avviare forme pensionistiche complementari, salvaguardando il personale attualmente in servizio già assoggettato al cosiddetto sistema contributivo puro, nei medesimi termini previsti per il personale del comparto Stato, nel rispetto dei vincoli del bilancio pubblico;
ad avviare, dopo l'emanazione del regolamento in questione, con il coinvolgimento di tutte le amministrazioni interessate, un tavolo di concertazione al fine di definire un complessivo progetto di riordino dei ruoli e delle carriere del personale del comparto sicurezza e difesa e del comparto dei vigili del fuoco;
Anche la Camera dei Deputati ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo a procedere nella medesima direzione ed è sintomatico che firmatario di una delle numerose mozioni che hanno sollecitato l’attività di questo ramo del Parlamento, e precisamente la 1-01007, rechi anche la firma dell’attuale Presidente del Consiglio Enrico Letta.
Ciò premesso, pur ritenendo ineludibile l’esigenza di procedere all’armonizzazione del sistema previdenziale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, non si può fare a meno di evidenziare che lo schema di provvedimento approvato, in via preliminare, nella seduta del 26 ottobre 2012 dal Consiglio dei Ministri, prima dello scioglimento delle Camere e del rinnovo della rappresentanza Parlamentare appare decisamente insoddisfacente, non tenendo in debito conto alcuni elementi fondamentali e strettamente attinenti al richiamato principio di specificità.
In particolare, alcuni aspetti risultano decisamente inaccettabili e richiedono un intervento in funzione e a garanzia delle peculiarità del personale militare, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sottoposto a condizioni di impiego operativo altamente rischioso e che presuppone il costante possesso di particolari idoneità psico-fisiche, con specifiche previsioni rispetto al restante pubblico impiego in virtù della peculiarità del servizio svolto. Nel dettaglio appare necessario segnalare come opportuni e necessari i seguenti correttivi:
mantenimento dei limiti ordinamentali già previsti per la cessazione dal servizio, con previsione di un allungamento del limite della pensione di vecchiaia, come già previsto nella bozza, per coloro che, entro il limite ordinamentale suddetto, non raggiungano uno dei requisiti previsti per la pensione anticipata;
previsione della non applicazione del meccanismo di adeguamento legato alla speranza di vita, sul limite previsto per la pensione di vecchiaia, considerato che nell’ipotesi, abbastanza plausibile, di una dilatazione di tale adeguamento sino a 30 mesi, si configurerebbe una permanenza in servizio anche sino a 65 anni, con il concreto rischio di inficiare la funzionalità del sistema e la efficienza di alcuni importanti servizi (es. controllo del territorio ed ordine pubblico) che non possono essere svolti da ultrasessantenni;
espressa esclusione, nella fase transitoria, di penalizzazioni rispetto all’uscita in base ai requisiti anagrafici, meccanismo originariamente non previsto e presente nell’ultima versione della bozza di decreto. Ciò in considerazione del fatto che gli impegni assunti in sede Europea prevedono che il processo di armonizzazione entri a regime solo nel 2018;
eliminazione della sperequazione in danno delle lavoratrici del comparto per le quali non è previsto l’accesso alla pensione anticipata con 41 anni e 3 mesi, come previsto per le altre lavoratrici del pubblico impiego che godono di requisiti diversi e più favorevoli per pensionamento anticipato rispetto ai colleghi uomini;
previsione che i risparmi realizzati, quantificati in 158 milioni e 900 mila euro (studio del Senato della repubblica del maggio 2013 sull’atto del Governo n. 11) siano riutilizzati per l’assunzione di giovani attraverso procedure concorsuali senza l’obbligo del passafino per le Forze Armate in modo da riequilibrare l’età media del personale che oggi si è vertiginosamente alzata e che, se non corretta, pregiudicherà l’efficienza e la sostenibilità del sistema sicurezza;
necessità di predisporre un disegno di legge delega relativo al riordino delle carriere e delle modalità di reclutamento nelle Forze di Polizia (oggi, e sino al 2020, consentito esclusivamente a coloro che prestano servizio nelle Forze Armate con il risultato che il personale giunge nelle Forze di Polizia a trent’anni e più di età); ciò per ridisegnare un nuovo modello di posti di funzione e di assetti organizzativi che, attraverso la valorizzazione della professionalità acquisita, possa rispondere alle nuove e accresciute esigenze di sicurezza del Paese;
apertura immediata del tavolo presso il Dipartimento della Funzione Pubblica per la definizione della previdenza complementare in quanto elemento indispensabile a bilanciare la riduzione del rendimento che il nuovo regime contributivo di previdenza obbligatoria consente ai lavoratori di questo Comparto. Le Segreterie Generali Siulp, SAP, Ugl e Consap