Roma, 8 febbraio 2010
Il SAP e la tutela FAMILIARE
L
a tutela della famiglia, la possibilità per l’operatore di Polizia di prestare servizio vicino casa e, soprattutto, il sacrosanto principio del ricongiungimento familiare, sono da sempre al centro della politica di tutela del personale del SAP. La nostra "battaglia legale", in particolare, si è nel tempo concentrata per la concreta e corretta applicazione, anche al personale della Polizia di Stato, dell’art. 42 bis del d.lgs. 151/2001, che disciplina la cosiddetta aggregazione prolungata. La norma, come è noto, prevede la possibilità per il dipendente pubblico, genitore di figli minori di tre anni, di essere assegnato, per un periodo non superiore a tre anni, ad una sede di servizio ubicata nella stessa provincia o regione nella quale l'altro genitore esercita la propria attività lavorativa, subordinatamente alla sussistenza di un posto vacante di analoga posizione retributiva e previo assenso delle amministrazioni coinvolte. I ricorsi presentati nel tempo da numerosi colleghi, sostenuti in molti casi dal SAP, hanno evidenziato, nel loro esito, una netta demarcazione giurisprudenziale fra l'indirizzo dei giudici di primo grado (favorevole) ed il giudice di appello (decisamente contrario).Nello specifico, quest’ultimo orientamento muoveva i passi dall'art. 3 del d. lgs. 165/2001, a mente del quale il personale militare e le Forze di Polizia rimangono disciplinati dai rispettivi ordinamenti, con ciò escludendoli dall'applicazione dell'art. 42 bis, destinato - a parere del Consiglio di Stato - al restante pubblico impiego di cui all'art. 2 del d. lgs. 165/2001. Insomma, i giudici di Palazzo Spada non lasciavano spiraglio alcuno alla speranza di abbattere l'ennesima palese disparità di trattamento nei confronti di chi, giornalmente, contribuisce a garantire la sicurezza della gente.
Tuttavia il SAP, questa volta grazie anche alla nostra Segreteria di Alessandria, non si è arreso e ha continuato la sua battaglia a sostegno della famiglia, affrontando un ulteriore giudizio amministrativo, conclusosi, in primo grado, con la pubblicazione, il 26 gennaio 2010, della sentenza 482/2009, con la quale il TAR Lazio ha accolto il ricorso da noi patrocinato, non limitandosi, per vero, ad annullare sic et simpliciter l'avversato decreto del Ministero dell'Interno. I giudici amministrativi, difatti, hanno fondato l'accoglimento del ricorso sull'ingresso, nell'ambito degli ultimi accordi sindacali, dell'art. 14 del DPR 170/2007 e dell'art. 18 del dPR 51/2009, entrambi titolati 'tutela delle lavoratrici madri' ed entrambi richiamanti una serie di disposizioni che si applicano al personale di polizia 'oltre a quanto previsto dal D. Lgs. 151/2001'.
Il che, a parere del TAR Lazio, "...Comporta la oramai pacifica applicabilità al personale di cui e' questione anche della disciplina recata dal citato D.Lgs. 151/2001, e quindi del suo art. 42 bis".
Non meno importante, altresì, l'orientamento espresso dallo stesso Tribunale, in relazione ad un altro dei 'capisaldi del diniego' della nostra Amministrazione, ovvero la specificità delle 'esigenze organizzative delle Forze di Polizia'.
Così scrivono i giudici laziali: "...Peraltro, non convincono gli ulteriori argomenti posti a sostegno dell'atto impugnato e concernenti le asserite difficoltà di organico nell'Ufficio di appartenenza, che si produrrebbero in ragione dell'accoglimento dell'istanza del ricorrente di assegnazione prolungata ad altra sede. In disparte l'apoditticità dell'affermazione, non meglio e piu' dettagliatamente confortata da elementi precisi e puntuali, va rilevato che, come ha affermato il ricorrente senza essere sul punto smentito dalla resistente Amministrazione, da una parte la
sede di Alessandria (di attuale applicazione del ricorrente) fornisce abitualmente personale in aggregazione ad altre sedi così come quella di La Spezia (cui aspira ad essere assegnato il ricorrente) si trova a dover richiedere regolarmente l'invio di agenti per esigenze di sicurezza dovute all'aumento del flusso di persone nei periodi estivi".
Non ci resta, ora, che attendere il prossimo passo della nostra Amministrazione, la quale - abbiamo motivo di credere - ricorrerà in appello avverso la decisione del TAR Lazio. Noi, però, resisteremo davanti al Consiglio di Stato, ancora una volta dalla parte dei colleghi e della tutela familiare. Orgogliosi di essere SAP!
Filippo RACITI e i colleghi dei Reparti Mobili
A
tre anni dalla morte di Filippo RACITI, il quotidiano LIBERO ha ospitato nelle pagine nazionali un intervento del Segretario Generale, Nicola TANZI, tutto da leggere!Da LIBERO – 2 febbraio 2010
NOI POLIZIOTTI ALLO SBARAGLIO PER 1.300 EURO AL MESE
di Nicola TANZI
"Tre anni fa moriva l’ispettore di Polizia Filippo Raciti. Quella morte fa ancora male ai poliziotti italiani che ogni giorno rischiano la vita in servizio. Fa male soprattutto alle migliaia di ragazzi dei Reparti Mobili che ogni fine settimana sono impiegati negli stadi con turni di servizio massacranti che iniziano la mattina presto per bonificare l’impianto sportivo e si concludono soltanto in tarda serata quando i tifosi sono ritornati a casa. Ore ed ore in piedi, al freddo come al caldo, a prendere insulti, sputi e pietre, con divise non sempre adeguate alle esigenze operative e con automezzi che in qualche caso sono vecchi ed obsoleti. Talvolta, i "celerini" non hanno neppure addosso tutte le protezioni previste e se utilizzano, legittimamente, il manganello o i lacrimogeni, centinaia di videocamere e macchine fotografiche sono pronte a immortalare il "terribile gesto", senza che nessuno si chieda che cosa sono stati costretti a sopportare per ore prima di arrivare all’uso legittimo della forza. Colleghi che spesso si ritrovano nella proporzione di uno a cento nei confronti dei manifestanti, che vivono i loro giorni e le loro notti in caserma, sempre a disposizione per poter essere impiegati in servizio, che non hanno praticamente vita privata perché gli orari nei Reparti Mobili sono imprevedibili, che spesso hanno la loro famiglia a moltissimi km di distanza e che riescono a vedere sì e no due volte al mese. Gente che percepisce 1.300 euro netti di stipendio. Spesso il poliziotto impiegato in ordine pubblico negli stadi o nelle manifestazioni vive con apprensione il delicato servizio che sta svolgendo. Emblematica, a questo proposito, è la situazione che si è venuta a creare in Val di Susa nel 2005, dove alcuni operatori delle Forze dell’Ordine finirono sotto inchiesta per gli scontri di Venaus causati da antagonisti, no global e via dicendo. Ebbene, nonostante l’inchiesta della Procura della Repubblica di Torino avesse successivamente accertato la correttezza dell’operato dei poliziotti, la Corte dei Conti del Piemonte continua tutt’oggi un’indagine per presunto "danno d’immagine" alla nazione e allo stesso Corpo di Polizia. Come si può lavorare serenamente in queste situazioni? Noi siamo i primi a dire che, se esistono responsabilità e se sono accertate oltre ogni ragionevole dubbio, occorre prendere i provvedimenti conseguenti. Ma la responsabilità penale, nel nostro ordinamento, è personale. E anche per quel che riguarda i fatti di Genova del 2001, del resto, è stato smontato il teorema di chi aveva visto nell’atteggiamento delle Forze di Polizia una sorta di "complotto" orchestrato dall’alto per "colpire" i manifestanti. Per dare maggiore tranquillità a chi opera per la sicurezza dei cittadini pretendiamo di essere giudicati con maggiore serenità, anche da dai magistrati che nella maggior parte dei casi combattono al nostro fianco contro l’illegalità e la criminalità. Da tempo chiediamo, non a caso, una modifica al codice di procedura penale per attribuire al Procuratore generale della Repubblica la competenza a svolgere una previa valutazione di garanzia dei fatti aventi origine e causa nel servizio di polizia, con l'introduzione di una particolare forma di archiviazione, richiesta con atto motivato, qualora le condotte degli operatori possano riguardare, ad esempio la legittima difesa, l'uso legittimo delle armi e l'adempimento di un dovere".
Il Segretario Gen.le a GROSSETO
I
l Segretario Generale del SAP, Nicola TANZI, ha guidato la delegazione del nostro sindacato - costituita dal Segretario Nazionale referente per la Toscana Piergiorgio Panzeri, dal Portavoce Nazionale Massimo Montebove e dal Segretario Regionale Fabio Grassi - che nella giornata del 2 febbraio ha visitato la Questura e la Sezione Polizia Stradale di Grosseto, ubicate nello stesso stabile di Piazza Palatucci. L' incontro è servito in primo luogo per un attento e positivo confronto con i colleghi della Segreteria guidati da Stefano Fabbrini e con il Consiglio Provinciale. Sono state affrontate alcune tematiche di forte interesse locale - dalla carenza di organico, funzionari compresi, sino ai problemi legati al Distaccamento Polstrada di Orbetello - per le quali il SAP e' fortemente impegnato. La Segreteria di Grosseto, va sottolineato, ha fino ad oggi ben operato, con il nostro sindacato che risulta essere primo per numero di iscritti in Maremma. Il Segretario Generale ha avuto, inoltre, un lungo e proficuo colloquio con il Questore, dott.ssa Maria Rosaria Maiorino, e con il Dirigente della Sezione Polizia Stradale, dott. Nicola Manzari.