IMMAGINI DELLA VISITA DELL'ON.UMBERTO BOSSI
17 febbraio 2001
Un
primo posto da visitare, adiacente al valico di Rafut a Gorizia. Da sinistra il
Sen.Moro, il Segretario Provinciale Obit, il Segretario Regionale Olivo Comelli,
L'On. Umberto Bossi, il Segretario Regionale Veneto Dressadore, il sempre
presente Segretario Nazionale Franco Maccari e il Segretario Provinciale
Aggiunto Fedele Marco
Il Segretario Nazionale Franco Maccari illustra le problematiche del confine all'On Umberto Bossi.
Dopo è il turno del Segretario Provinciale Angelo Obit
Il Segretario provinciale con il Segretario Regionale Olivo Comelli mentre discutono con Bossi sul confine
L'On. Umberto Bossi incontra il Sig. Comelli che ha un podere sulla linea di confine attraversato ogni giorno da numerosi clandestini. In basso si nota il "cippo" di confine. Siamo a meno di un chilometro del dentro città.
Il Sig. Comelli esasperato dal flusso, ha appeso il seguente cartello, con annesso cellulare, al proprio casolare sul confine
Il Segretario Nazionale, Regionale e Provinciale mentre continuano ad illustrare la zona di confine. Ci siamo spostati nella parte nord nei pressi del valico di Salcano
In terra vengono trovati dei documenti provvisori sloveni che dimostrano l'inefficacia delle riammissioni in quello Stato.
L'On. Umberto Bossi è interessato e sta esaminando un tesserino plastificato di un iracheno che ha nuovamente fatto ingresso in Italia, dopo essere stato consegnato alla Polizia Slovena che lo ha rilasciato.
Ci stiamo avviando al valico agricolo di Salcano 2, si notano inoltre l'On. Bosco e il Sen. Moro
Siamo in prossimità della sbarra, impresidiata, lo sguardo è rivolto a quel confine impresidiato.
Il Segretario Nazionale fa un breve riepilogo della visita all'On. Bossi che prima di andare dice ... porterò anche Berlusconi .... e il SAP ci sarà anche allora.
Dalla parte della stampa:
(ANSA) - GORIZIA, 17 FEB - Sorpresa e sconcerto sono stati espressi dal leader della Lega Umberto Bossi durante una visita ad alcuni varchi incustoditi del confine italo-sloveno vicino a Gorizia, dove è stato accompagnato dal segretario nazionale del Sap (Sindacato autonomo di polizia), Franco Maccari, presenti anche i vertici del LisLpo (Libero sindacato di polizia). "Vorrei che ci venisse anche Berlusconi - ha affermato Bossi rimarcando la necessità di un decreto urgente -per rendersi conto di persona che la situazione e' peggiore di quanto ci si possa immaginare". Bossi è stato accompagnato dapprima al valico secondario di Rafut, dove Maccari gli ha spiegato come le forze di polizia riescano a controllare solo otto chilometri su 248, per sei ore al giorno su 24. Bossi ha quindi ascoltato le critiche del Sap contro l'iniziativa delle pattuglie miste. Poco dopo, accanto ad un cippo incustodito che segna il confine tra Italia e Slovenia nella zona di Monte Santo, Bossi è stato invitato a raccogliere dal suolo alcuni documenti d' identità e fogli di via stracciati dai clandestini prima di entrare in Italia, che il leader della Lega si è impegnato a portare a Roma e a Bruxelles, insieme ad una documentazione fotografica dettagliata che documenti l’abbandono di questi confini, da cui, secondo il Sap, nell’anno 2000 sono passati tanti clandestini quanti ne sono arrivati in tutta la regione Puglia. Nella zona di Monte Santo, Bossi si è intrattenuto con un agricoltore della zona, che gli ha raccontato come davanti alla sua casa il flusso di clandestini sia quasi ininterrotto, tanto da aver affisso sulla porta un telefono cellulare e un avviso che li invita a telefonare alla famiglia e "alla polizia di Stato, da cui avranno un pasto caldo''. Prima di recarsi a Gradisca (Gorizia) per un incontro con la stampa e qualche decina di militanti, Bossi ha fatto tappa al valico secondario di Salcano (Gorizia), dove solo una sbarra arrugginita, lasciata aperta di giorno e incustodita di notte, divide i1 confine di Stato. "Far finta di ignorare quanto siano ridicole le misure di sorveglianza a questi confini - ha detto Bossi - è ipocrita. Bisogna rafforzare la vigilanza, che una volta c'era ma che il governo ha colpevolmente smantellato, e poi - ha concluso - ci vogliono le regole, anche se noi non vogliamo uno Stato etico ma solo difendere la democrazia". (ANSA).
Il Piccolo del 18/02/2001 Il leader della Lega Nord visita la frontiera goriziana e tuona contro il ministro dell’Interno. Bossi: «Confine colabrodo!» Poi propone: «Un libro fotografico sul desolante limite Schengen» Sull’ultimo confine Schengen, rimanendo rigorosamente in Italia (non si sa mai...), elencando le manchevolezze del ministro dell’Interno Bianco. Dopo 36 parlamentari in quattro mesi, ieri è spettato al senatur leader della Lega Nord scrutare quelle reti strappate, quelle frontiere inesistenti, quelle spremni list strappate dai clandestini in fuga dalla povertà. Ma Umberto Bossi lo fa nel suo stile. Sorride piacione mentre stringe le mani dei curiosi. Sorride mentre accoglie l’invito di un goriziano, Olivo Comelli, ad alzare i calici proprio in quel suo campo metà italiano, metà sloveno dove i clandestini sono di casa. Sorride, e intanto sentenzia. Lungo il confine verso via San Gabriele gli mostrano un cumulo di vestiti e documenti abbandonati dai clandestini: «Portiamoli a Bianco: saranno il suo nuovo pacchetto sicurezza». Il segretario nazionale del Sap, Franco Maccari, gli spiega che «nel Duemila la polizia ha rintracciato 18 mila immigrati. Questo, escludendo i tempi del fotosegnalamento e degli intoppi burocratici, lavorando dieci minuti al giorno...».E lui, il senatur, replica: «Ditelo a Bianco con quelle sue statistiche angoscianti». E poi, ancora, visitando i valichi di Rafut e Salcano: «Dovremmo fare un libro fotografico e distribuirlo in Europa. Titolo: ecco il confine Schengen». È un fiume. «E’ un confine colabrodo!». Stuzzicato dal commento di un passante e dalle spiegazioni di Maccari: «Le pattuglie miste, cosa sono?... Ah, ho capito: un’operazione di facciata..». Il Bossi goriziano è un senatur che, forse, non ti aspetti. Un senatur calato nella figura di possibile vice premier. Alle telecamere e agli obiettivi dei fotografi offre un’immagine forte, ma calibrata. Comunque lontana da certe esternazioni del passato. Anche sul tema dei clandestini. «Dopotutto sono povera gente - spiega a conclusione della visita sul confine - Però si devono dettare delle regole certe, altrimenti questi continui messaggi d’accoglienza lanciati dalla sinistra avranno l’effetto di stravolgere l’etica e la cultura italiana, friulana e veneta». Ma prima di scappare via verso Gradisca (un servizio nell’Isontino) e quindi Udine, riecco il Bossi della «tradizione». «Stiamo attenti. Deve entrare in Italia solo chi ha i documenti in regola. E gli industriali assumano quanti sono iscritti alle liste di collocamento. Insomma, sull’immigrazione opzione zero!». Roberta Missio
Il Gazzettino del 18/02/2001 Il Senatur frena sull’ipotesi di un ingresso della Lega nella giunta regionale «La Guerra ministro? Mai detto. E forse lei non ci tiene ad andare a Roma»Bossi: qui non si cambia Di Pietro: «Casa delle libertà e Centrosinistra, falsa alternativa» Gorizia «Se l'applicazione della Casa delle Libertà in Friuli Venezia Giulia e quindi l'ingresso della Lega in giunta implica difficoltà, allora meglio non farne nulla. Ne ho già di rogne». Umberto Bossi non esita a frenare l'evento più chiacchierato e più rinviato degli ultimi due anni e mezzo di vita regionale: l'approdo del Carroccio nella giunta Antonione. Al contempo, però, il leader del Carroccio rassicura il Polo sulla tenuta dell'alleanza: «L'impalcatura è solida». E sull'ipotesi di un ministero per Alessandra Guerra, Bossi è esplicito: «Io non ho mai parlato di ministeri accoppiati al nome della Guerra, anche perché non ho mai parlato di ministeri... E se chiediamo alla Guerra se ci tiene ad andare a Roma, probabilmente risponderà di no». Bossi, nel suo tour in regione, ha promesso poi un decreto anti-clandestini. Di norme sull'immigrazione ha parlato ieri anche Antonio Di Pietro che ha presentato la Lista Di Pietro-Italia dei valori. Partendo da Tangentopoli e dal "tradimento" dei valori dell'Ulivo da parte del Centrosinistra, Di Pietro non ha poi risparmiato giudizi duri su Berlusconi: gli schieramenti di Rutelli e del Cavaliere - ha sostenuto - non hanno niente a che vedere con il "nuovo" che i cittadini attendono.GIANI E GRILLONE |
Prima del comizio a Udine il leader del Carroccio compie un tour e promette un decreto anti-clandestiniVisita il confine e promette: «Ci porterò Berlusconi»Gorizia (rg) «Ci vuole un decreto legge che rimedi agli errori gravi e dolosi commessi dalla sinistra sul fronte clandestini». Il tour guidato al confine di Gorizia, che i poliziotti del Sap hanno ormai trasformato in un'attrazione "politica" «tanto che ci abbiamo già portato - spiega Olivo Comelli - 36 parlamentari», è appena finito. E Umberto Bossi è scatenato: all'hotel Franz di Gradisca, dove incontra un gruppo di leghisti, afferma che la Casa delle Libertà, se andrà al governo, dovrà emanare immediatamente un decreto anti-clandestini. Poi aggiunge che sul confine nordorientale, diventato emblema dell'incapacità del governo di fronteggiare l'emergenza, porterà il premier in pectore Silvio Berlusconi. Ma non basta. Bossi attacca la sinistra «che sta aprendo le porte agli immigrati perché vuol ridar vita alla lotta di classe»; boccia l'esercito al confine «perché sono meno drammatico e perché quel che ci vuole è il ripristino delle forze di polizia e l'ingresso dei soli immigrati che il paese può assorbire», e bacchetta gli imprenditori che piangono la carenza di manodopera: «Gli imprenditori non sono il padreterno. Vogliono manodopera? Allora facciano un discorso serio e non un imbroglio che permette alla sinistra di sperare in un maggior peso politico». La giornata friulana del Senatur, che si chiude con un comizio a Udine, inizia poco prima delle 17 alla Casa Rossa di Gorizia. Quella Casa Rossa che Bossi conosce sin dal '91, «quando - ricorda il deputato Pietro Fontanini - sconfinammo e ci facemmo fotografare con gli sloveni che avevano appena ottenuto l'indipendenza». Scortato dai vertici del Sap, il Senatur inizia il suo viaggio a tappe. Un viaggio già sperimentato da altri deputati come Maurizio Gasparri. Al valico di Rafut, dove un misero cippo divide la Slovenia dall'Italia, Bossi incontra l'esasperato Marino Comelli: la sua casa guarda sul confine incustodito e i clandestini ci passano a decine ogni notte. «È un via vai vergognoso» lamenta l'uomo. Bossi osserva, chiede, beve un bicchier d'acqua e poi procede. Seconda tappa: il buco nella rete "confinaria" di Montesanto. Il Senatur raccoglie documenti stracciati lasciati dai clandestini che non vogliono farsi rintracciare, fa altre domande, riparte. Terza tappa: il valico di Salcano 2 dove una sbarra arrugginita separa l'Unione europea dal resto del mondo. Bossi si stupisce e sbotta: «Dovremmo fare un servizio fotografico e spedirlo in Europa, scrivendo: "Questa è la frontiera di Schengen"». |
Il Messaggero Veneto del
18/02/2001 Sopralluogo alla Casa rossa e nei
terreni dove passano ogni notte i clandestini. Incontro con il sindacato
autonomo di Polizia. Bossi: il governo ha sguarnito il confine. Attacco del
leader leghista al ministro Bianco: «Emergenza gravissima, agenti disarmati»
Ore 16.55. Il leader della Lega Nord, Umberto Bossi,
piomba sul piazzale della Casa Rossa e subito viene attorniato da telecamere e
microfoni. Il "senatur", ciarliero e disponibile, non si sottrae alle
prime domande. Più che riguardare l’emergenza dell’immmigrazione e i
relativi problemi goriziani si inquadrano nella più classica
"querelle" politica. Si va dalle previsioni sui risultati elettorali
(«Non sono un indovino ma dovrebbero toccarci dagli 80 ai 90 seggi») alle
polemiche sull’alleato Berlusconi («La Lega è una forza antiandreottiana e
anticraxiana. Il Cavaliere era amico di Craxi? Beh non posso cambiare tutto il
mondo al 100%. Con Craxi ci divideva la concezione della politica e dei
finanziamenti»), il tutto in attesa del tour sul confine "colabrodo",
così descritto almeno dai comunicati stampa leghisti. Intanto, a chi gli chiede
a proposito delle richieste di mano d’opera extracomunitaria avanzate dagli
imprenditori, Bossi taglia corto: «In Italia ci sono un milione e 200 mila
immigrati regolamentati di cui solo 400 mila occupati. Assumano gli altri 800
mila». Il sopraluogo lungo il perimetro confinario parte dalla Casa Rossa per
proseguire nelle aree campestri, tra reticoli e barriere sfondate e sbarre
arrugginite e pericolanti, con sosta sul terreno di proprietà di uno spiritoso
goriziano che racconta al "senatur" come quel podere sia attraversato
ogni notte da decine di immigrati. La processione si snoda per oltre mezz’ora.
Con il leader del Carroccio ci sono gli esponenti del sindacato autonomo di
polizia che espongono a Bossi le problematiche della polizia di frontiera di
queste terre, temi contemporaneamente espressi in un comunicato inviato ai vari
organi di stampa. Finito il tour, una volta giunto
a Gradisca, poco dopo le 18, comincia il valzer delle esternazioni e il "senatur",
come suo costume, parte all’attacco: «La visita ai confini di questa
provincia ha dimostrato ciò che già sapevo: questi confini non sono un
colabrodo, ma sono semplicemente aperti, spalancati e chiunque può entrare a
qualsiasi ora del giorno e della notte. Ho visto 3 valichi e non c’è il
minimo controllo, ho visto decine di documenti falsi gettati a terra, questo
dovrebbe essere il confine Schenghen voluto dalla sinistra. L’elicottero in 15
giorni ha viaggiato poche ore mentre dovrebbe volare almeno un’ora al giorno.
Qui arrivano più clandestini che in Puglia e a Roma lo sanno benissimo. Se il
confine è sguarnito non è "colpa" del governo, ma volontà precisa
del governo. E poi quel "nanetto là" (il ministro Bianco, ndr) va a
raccontare agli italiani che si sta dando da fare e che ci sono le ronde miste.
Gli italiani non hanno la minima idea di quella che è la situazione vera. La
gravità dell’emergenza in questi territori è tale che se lo sapessero l’indignazione
e l’incavolatura (qui Bossi ha utilizzato un termine leggermente diverso ma di
significato analogo ndr) sarebbe generale e per il governo sarebbe finita».
Piero Tallandini