IMMAGINI DELLA VISITA DELL' ON. BOSCO E DEL SEN. MORO A GORIZIA
20 Novembre 2001
L'On Franz, a colloquio con il Dirigente il Settore Polizia di Frontiera e con il Segretario Regionale Olivo Comelli
Un momento dell'affollata conferenza stampa dell'Onorevole
HANNO SCRITTO
IL MESSAGGERO VENETO DEL 21/11/2000 CLANDESTINI. È la promessa dell’onorevole Franz in visita alla Massarelli «Parlerò con Bianco» Il parlamentare ha definito «aberrante» quanto visto in caserma «Bisognerebbe portare qua il ministro dell’interno Bianco e fargli vedere di persona in quali condizioni siete costretti a operare. Molto spesso fra la nobile arte della politica e la realtà quotidiana esiste un abisso»: la visita di ieri alla caserma Massarelli dell’onorevole di Alleanza nazionale, Daniele Franz, si è conclusa con questa battuta. Triste, se si vuole, ma perfettamente aderente alla situazione che agenti ed extracomunitari stanno vivendo, da diverso tempo a questa parte, in una città trasformatasi in una porta spalancata verso Est. Le visite di parlamentari alle strutture di Polizia goriziane si susseguono a ritmo incessante: Franz è l’ultimo di una serie di esponenti del mondo della politica venuto a vedere con i propri occhi quanto sta accadendo in un angolo d’Italia in cui, dall’inizio dell’anno, sono stati presi, schedati e allontanati circa 13 mila clandestini. «È aberrante, sapevo che c’erano dei problemi ma non avrei immaginato che avessero tali dimensioni», ha commentato Franz durante la visita alla caserma, accompagnato dal vicequestore Renato Giuliano e dai massimi dirigenti del Sindacato autonomo di Polizia, Franco Maccari e Angelo Obit. «Questa struttura – ha detto l’esponente di An riferendosi alla Massarelli – mi sembra una colonia». Una "colonia" visitata quotidianamente da cinquanta (quando va bene), se non centinaia (quando va male) di disperati che, dopo un viaggio di migliaia di chilometri, vengono intercettati dalle forze dell’ordine. Dove? «Ma nei soliti punti», ha precisato il responsabile della Polizia di frontiera, Luigi Amorosa: «La zona della stazione della Transalpina, il valico agricolo del Rafut e lungo la statale, dove al posto della rete c’è un buco capace di far passare un camion. L’esercito al confine? Non servirebbe». Il sindacato ha chiesto al parlamentare strutture adeguate per gestire l’emergenza. A cominciare dai supporti informatici: «Sono allibito – ha detto Franz – nel vedere che una agente di Polizia prende le impronte degli immigrati usando l’inchiostro e un macchinario che poteva andar bene all’epoca di Bisanzio». Ma non basta. «Mi rendo conto – ha aggiunto l’onorevole di An – che i poliziotti non possono diventare degli assistenti sociali. L’impegno, quantunque da elogiare, sul fronte dell’immigrazione, finisce inevitabilmente – ha aggiunto – per indebolire la presenza e la vigilanza delle forze dell’ordine sul territorio». E non mancano gli aspetti comici di una vicenda che è tutt’altro che ridicola: quando un clandestino chiede di espletare i propri bisogni fisiologici (alla Massarelli hanno costruito quattro latrine "chimiche"), deve essere accompagnato da un agente. Andata e ritorno. Come in asilo. E se a chiederlo in una mattinata sono in quaranta o cinquanta... Poi ci sono le fotosegnalazioni da inviare a Roma: «I tempi sono troppo lunghi – hanno rimarcato i rappresentanti del Sap – per cui abbiamo arretrati spaventosi con 9.000 persone segnalate qui, ma mai registrate a Roma. E, infine, il discorso di una struttura adibita ad accogliere questa gente. Il Sap chiede un centro di smistamento e non uno di temporanea permanenza. «Vorrebbero farlo da 80 posti. Non basterebbe neppure a ospitare i clandestini di un giorno». In un quadro che Franz ha definito «devastante», il rappresentante di An ha lasciato Gorizia con una promessa: «Parlerò con Bianco e gli presenterò una relazione su ciò che ho visto oggi».
IL PICCOLO DEL 21/11/2000 L’emergenza
clandestini richiama troupe e parlamentari in un inedito tour tra Italia e
Slovenia Politici e
media affollano il confine Visita a sorpresa
dell’onorevole Franz (An): «Bianco venga subito a Gorizia»
«Il ministro dell’Interno Bianco deve
decidersi a venire a Gorizia. Ma lo dove fare subito, senza preavviso, per
osservare con i propri occhi la gravissima situazione logistica che si è creata
alla caserma Massarelli dove i clandestini invadono gli stessi settori operativi
destinati ai poliziotti». Dallo stupore all’indignazione. Il caso-Gorizia è
riuscito a sorprendere anche Daniele Franz. L’onorevole udinese di Alleanza
nazionale nelle cui interrogazioni spesso ricorrono le tematiche confinarie e
dell’inadeguatezza dei mezzi delle forze dell’ordine (l’ultima, il 15
novembre, è riferita al famigerato elicottero per il controllo notturno) si è
trovato dinanzi a un’emergenza i cui contorni sfuggono man mano si avvicinano
a Roma.Artefice ieri mattina di un blitz lungo la fascia confinaria,
accompagnato dai segretari del Sap nazionale Franco Maccari e isontino Angelo
Obit, Franz ha visitato la caserma Massarelli e gli uffici alla Casa Rossa dove
ad attenderlo c’erano rispettivamente il vicequestore Renato Giuliano e il
dirigente della polfrontiera Luigino Amorosa.Il copione, nella sua
drammaticità, è ormai lo stesso. Vengono sciorinati i dati dei rintracci
(ormai si vola verso i 13 mila dall’inizio dell’anno), della mancanza di un
Centro di smistamento dove ospitare i clandestini, dell’incapacità di poter
garantire un adeguato pattugliamento alla città. E poi gli arretrati nell’invio
delle schede di fotosegnalamento (ben 9 mila da marzo) che hanno spinto Maccari
e Obit ad ammettere, sconsolati, «Ci sono migliaia di cittadini che non
risultano all’Europa: e se tra questi vi fosse un pericoloso terrorista?».
Dopo Giovanardi e i leghisti Moro e Bosco, il caso-Gorizia
ieri si è così riproposto a un nuovo parlamentare, nella speranza che alle
promesse seguano i fatti. Qualsiasi. Almeno un accenno di riscontro. Franz, in
tal senso, è lapidario: «Una volta a Roma andrò subito a parlarne con Bianco
- assicura - E’ un’emergenza da trattare senza facili demagogie, nella
consapevolezza che urge il potenziamento delle forze di polizia, una rete di
collaborazione internazionale che non c’è, una riforma legislativa.Tutti
aspetti, però, che non consentono soluzioni rapide». Il blitz ha poi toccato i
punti deboli del confine, dalla Transalpina a Salcano in un «tour» sempre più
affollato di giornalisti e troupe di testate locali e nazionali. E’ dai tempi
dei carri armati lungo il confine che non si registrava una tale presenza di
media. Questa mattina, intanto, un servizio sull’emergenza clandestini sarà
trasmesso a «Uno mattina», mentre sabato 25, alle 12.30, ne parlerà la
trasmissione di Rai Tre «Mediterraneo».
REPUBBLICA DEL 21/11/2001 Viaggio nel cimitero delle impronte digitaliGorizia, sono 140mila raccolte in dieci mesi. Ma nessuno sa cosa farneGORIZIA - Conservate, a dire la verità, sono conservate bene. Un giacimento di impronte digitali, dieci dita per ciascun clandestino fermato alla frontiera isontina, che in cifre nude e crude fanno 140 mila impronte digitali negli ultimi dieci mesi. E almeno 90 mila di queste sono infilate tra le scrivanie degli agenti e gli armadietti della questura di Gorizia, nelle scatole del pastificio Lobello o dei registri Buffetti, metri di scatole in attesa, 9 mila cartellini di identificazione che aspettano di essere memorizzati dalla banca dati del Viminale a Roma, passando per il centro di smistamento di Padova. Da Lenca Novacovicm, 38 anni, clandestina rumena identificata il 28 di aprile 2000, a Mustafa Temel, giovanissimo turco che, fermato ieri 20 novembre al valico agricolo di Rafut, dichiara 18 anni, celibe, qualifica operaio. Sette mesi di pratiche arretrate sotto la fiumara di clandestini che entra dalla porta dell'Est, al confine tra Friuli e Slovenia, l'ultima frontiera di terra che rimane all'Italia da pattugliare. Vista da questa postazione la polemica politica su "impronte digitali sì-impronte digitali no" francamente sbiadisce. Sarà la strada maestra in un futuro di alta tecnologia, come sostiene il sottogretario agli Interni, il diessino Massimo Brutti, o piuttosto la cattiva imitazione che il centrosinistra fa della destra secondo quanto ritiene il leader comunista Fausto Bertinotti, ma il fatto è che laddove la tratta di uomini non si ferma non è né una novità né una garanzia di controlli. A Gorizia, porta del Nordest, di clandestini ne passano almeno 35 mila all'anno, secondo le stime dell'antimafia di Trieste. Per non contare i dati dei fogli d'espulsione da far digerire al Ced del ministero degli Interni e al terminale di Shengen. E stiamo parlando di impronte. La macchina ad inchiostro in dotazione del Gabinetto provinciale della polizia scientifica - da due settimane trasferito per ragioni logistiche alla caserma Massarelli, 20 metri dal valico Casa Rossa - è sovrastata da un cartello con alcune indicazioni nelle lingue delle etnie che più frequentano il posto. Campeggia su tutte una raccomandazione: relax. Che, tanto per fare degli esempi, in iraniano e turco si dice goluiun brahk e ronad bosh. Se non ci si rilassa insomma, le impronte vengono anche male. E dietro le impronte ci sono le persone, gli extracomunitari che riempiono la Massarelli, spesso famiglie ma anche tanti uomini soli, braccia per l'Europa e l'Italia e donne destinate al mercato della prostituzione. Ieri, che la pioggia batteva incessante su Gorizia, di clandestini se ne sono visti un po' meno: 150 fermati nella nottata dai poliziotti. "Solo in un paio d'ore", precisa il segretario provinciale del sindacato autonomo di polizia (Sap) Angelo Obit. Figuriamoci quanti ne passano che noi neppure vediamo, tutti presi come siamo dall'assistenza, denuncia il Sap. Il segretario nazionale Franco Maccari sta diramando da una paio di mesi a onorevoli e giornalisti gli inviti per visitare la "Massarelli". "Ecco, bisogna vedere qual è diventato il ruolo delle volanti: due poliziotti che scortano la fila di clandestini ai cessi clinici", indica il cortile dove gli stranieri sostano tra un rilevamento di impronte e un'ultima attesa prima di essere rilasciati con il foglio di espulsione. Per ora il centrodestra non ha mancato un invito: è passato Carlo Giovanardi, vicepresidente della Camera dei deputati del Ccd, i leghisti Moro e Bosco, Daniele Franz di An che ieri in un accurato giro al varco della stazione transalpina ha a sua volta assicurato che la Casa delle libertà cambierà la legge Turco-Napolitano. E poi? "Occorre fare di Gorizia la seconda Puglia", dice. Ormai lo chiedono tutti, a cominciare dalla polizia di frontiera. Gorizia, la Berlino d'Italia che ha digerito ben altri traumi nella sua storia, non è granché allarmata. "Noi non ci sentiamo particolarmente invasi, perché questa gente è di passaggio" spiega il sindaco Gaetano Valenti, commercialista di Forza Italia che tiene subito a precisare di essere grande ammiratore di Tremonti e, per estensione, della proposta di legge sull'immigrazione da lui firmata insieme con Bossi e Berlusconi. "Noi dobbiamo portare il lavoro a casa degli altri, questa è una soluzione. Intanto qui c'è il problema di un centro di smistamento". Del centro di permanenza temporanea che il ministro Bianco aveva annunciato di prossima creazione nella frazione di Lucinico in una caserma dismessa, non vuole neppure sentire parlare "perché la cittadinanza non lo vuole e io devo rispettare quel mandato". La cittadinanza non vuole neanche l'esercito a presidiare le frontiere, come ha chiesto un ordine del giorno del Polo in consiglio regionale."Cosa fare? Questo è un ventre molle, è un buco nella rete di Shengen. Il dibattito sulle impronte fa sorridere sia rispetto all'efficacia che al controllo" è l'opinione del presidente del comitato parlamentare Shengen, il diessino Fabio Evangelisti che sarà qui a Gorizia alla fine del mese. E verrà anche il sottosegretario Brutti. A vedere per credere.