del 26 ottobre 2000
ATTUALITA'
Il Sap contro lo Stato: confini "impacchettati"
GORIZIA – Una protesta clamorosa. Per attirare l’attenzione delle
istituzioni sulla gravità del fenomeno dell’immigrazione clandestina ai
confini nord-orientali, il Sindacato autonomo di polizia (Sap) del
Friuli-Venezia Giulia "impacchetterà" domani un tratto del confine
italo-sloveno di Gorizia.
La manifestazione, cui parteciperà il segretario nazionale del Sap, Franco Maccari, prevede anche l’attuazione di un presidio nel piazzale della Stazione Transalpina, interessata al passaggio di costanti flussi di clandestini in entrata in Italia.
Attraverso i confini del Friuli-Venezia Giulia – dice il Sap in una nota – passa oggi un numero di disperati superiore a quello della Puglia e della Calabria, ma senza che le istituzioni se ne accorgano. Si tratta di clandestini di diverse etnie, tra cui curdi, ex jugoslavi, iraniani, bengalesi, indiani, algerini, marocchini e persino palestinesi. «Solamente nella provincia di Gorizia – continua il sindacato - sono stati rintracciati quasi 2.500 clandestini nel solo mese di ottobre, 12.000 dall’inizio dell’anno, oltre ai più di 3.000 della provincia di Trieste».
La risposta delle istituzioni, e in particolare del ministero
dell’Interno è – secondo il Sindacato autonomo di polizia – «del tutto
insufficiente». Questo fenomeno, a parere del sindacato, va ormai visto «come
problema sociale, che interessa tutta la comunità».
E quasi a dar ragione alle parole del Sap, nelle ultime 24 ore a Gorizia sono
stati fermati altri 200 clandestini. Si tratta di iraniani, iarcheni, pakistani,
turchi di etnia curda. Moltissimi sono i bambini, in periferia la Guardia
CRONACA DI GORIZIA
CLANDESTINI. Clamorosa iniziativa del Sap per domani: «Stanchi di denunciare una situazione insostenibile»
Presidio della Polizia sul confine
Un tratto della linea di frontiera sarà "impacchettato". Aspra polemica con Roma
di FLAVIO NANUT
È stata definita insostenibile, inaccettabile, da risolvere nel minor tempo
possibile senza inutili quanto dannose lungaggini burocratiche. Ebbene, la
questione degli ingressi clandestini sul confine goriziano sta diventando sempre
più spinosa (anche ieri, come riferiamo a parte, sono stati intercettati 130
immigrati, ndr). Questa volta, oltre alle forze politiche e alle associazioni di
volontariato, a schierarsi in prima linea sono le stesse forse di Polizia, le
prime a dover far fronte a un fenomeno in progressivo aumento. E quella
annunciata dal Sap (il sindacato autonomo di Polizia) è un’iniziativa
clamorosa. «Ormai stanco di denunciare l’insostenibile situazione dell’immigrazione
clandestina nella nostre terre, interessata da un ingresso di disperati
superiore a quello delle regioni Puglia e Calabria, ma dimenticata dalle
cronache e dalle istituzioni», il Sap organizza per domani, alle 11, nel
piazzale della Transalpina (scelto non a caso perché teatro di migliaia di
passaggi di extracomunitari), un presidio e quello che viene definito "l’impacchettamento"
di un tratto della "grande voragine" chiamata confine di stato.
Oggi i nostri confini sono interessati da un flusso costante e ininterrotto di clandestini di varie etnie, tra cui curdi, ex jugoslavi, iraniani, bengalesi, indiani, algerini, marocchini e persino palestinesi. Solamente nella provincia di Gorizia sono stati rintracciati quasi 2 mila 500 clandestini nel solo mese di ottobre, circa 12 mila dall’inizio dell’anno. «La risposta delle istituzioni in genere, e in particolare del ministero dell’interno, è – tuona il Sap – del tutto insufficiente».
A detta del sindacato, «la situazione non può essere più tollerata, i cittadini devono essere garantiti da poliziotti che facciano il loro mestiere, mentre ora sono impegnati a seguito dei rintracci nella vigilanza e nell’assistenza ai clandestini, nel ritiro e nella consegna dei pasti, lasciando sguarnito il territorio e quindi non garantendo la giusta sicurezza alla collettività. Vogliamo con forza denunciare – precisa il sindacato – che questo fenomeno non può e non deve essere più visto esclusivamente come un problema di Polizia, ma come problema sociale che interessa tutta la comunità.