del 26 febbraio 2001
REPUBBLICA
Bossi lancia il Muro del Friuli
"Una rete da 260 chilometri contro i clandestini"
Ecco la propostachoc avanzata dal leader della Lega durante una fiaccolata
antiimmigrati a Busto Arsizio
LUCA FAZZO
MILANO — Duecentosessanta chilometri di confine, quelli che correndo tra Trieste e Tarvisio separano Italia e Slovenia: è su questo confine che il leader della Lega Nord Umberto Bossi promette, non appena la Lega tornerà al governo insieme al Polo delle Libertà, la costruzione di un muro antimmigrati, una rete sorvegliata da «un po’ di pattuglie di polizia» destinata ad arginare il flusso di clandestini. Bossi, reduce dai fischi raccolti durante la sua visita a Napoli, sceglie per l’annunciochoc un comizio in cui gioca praticamente in casa, a Busto Arsizio, pochi chilometri dalla natìa Cassano Magnago. A Busto sabato si era tenuta una fiaccolata sponsorizzata dalla Lega proprio contro la presenza di stranieri irregolari nella zona. E Bossi ieri ha voluto rispondere al «grido di dolore» sollevato dai suoi compaesani.
Il leader del Carroccio ha indicato, tra le soluzioni all’emergenza immigrati, il blocco degli aiuti e della cooperazione economica con i paesi che non si impegnano ad arginare gli esodi irregolari. Ma il piatto forte lo ha offerto con l’idea della rete: «A Gorizia — ha detto il Senatur — ci sono duecentosessanta chilometri di frontiera dove passano gli extracomunitari provenienti dall’est. Per evitare l’ingresso illegale si può tirar su una rete e posizionare un po’ di camionette della polizia. Ma la sinistra fino adesso non ha preso provvedimenti perché in Friuli passano mezzo milione di clandestini all’anno che, una volta che potranno votare porteranno alla sinistra due milioni e mezzo di voti in più nell’arco di cinque anni» .
Il modello di riferimento è probabilmente la rete anticlandestini stesa dagli Usa al confine con il Messico. Ma — e non è un dettaglio irrilevante — il «modello» texano corre in un territorio quasi sempre desertico e pianeggiante, mentre i 260 chilometri che dovrebbero ospitare la rete di Bossi sono in larga parte montagnosi o collinosi e appaiono comunque morfologicamente inadatti — dall’altopiano carsico, ai colli dell’Isontino fino alle Alpi — a venire cintati. Da segnalare c’è anche il curioso dettaglio che un pezzo di recinzione tra Italia e Slovenia esiste già: ed è quella — costellata di buchi — che corre nei pressi della stazione di Gorizia e separa la città italiana dalla slovena Nova Gorica, e che viene indicata in genere come «il muro di Gorizia». Questa recinzione venne alcuni anni fa simbolicamente assalita e demolita a picconate da Gianfranco Fini, leader di Alleanza Nazionale e oggi alleato di Umberto Bossi e della sua Lega Nord.
Del passaggio di clandestini attraverso il confine italosloveno si era occupato recentemente il ministro degli Interni Enzo Bianco, che aveva effettuato un ampio sopralluogo in elicottero lungo la frontiera. Peraltro il flusso di clandestini che attraversa il confine italo sloveno si è negli ultimi tempi sensibilmente ridotto. In un passato anche recente il passaggio migratorio era anche più massiccio di quello — molto più «reclamizzato» dai media — a bordo di gommoni sul Canale d’Otranto, nel goriziano ogni notte venivano fermati un centinaio di immigrati mentre un numero probabilmente assai più robusto riusciva a filtrare e a raggiungere il territorio italiano, dove si disperdevano in direzione della pianura padana o della riviera adriatica. Da quando un accordo tra Italia e Slovenia ha permesso la creazione di pattuglie di polizia miste dei due paesi, che partono ogni sera da Gorizia, i controlli sono molto più efficaci.