del 26 gennaio 2001
CRONACA REGIONALE
REPORTAGE A Nova Gorica il punto di raccolta e smistamento di
frotte di disperati è la stazione delle corriere Partono da Lubiana i bus dei
clandestini
Tutto è organizzato alla perfezione: i passeur li aspettano e li inviano in
Italia
GORIZIA È l’ultima tappa, l’ultimo approdo prima di varcare il confine. L’ultimo
ostacolo che li separa dall’Europa di Schengen, dall’«Amerika» della
speranza e della rinascita. È l’autostazione delle corriere di Nova Gorica.
Pochi minuti a piedi e sei oltre il «confine invisibile». Sono gli stessi
esiti dei pattugliamenti misti italo-sloveni a portarci qui. Analizzando i dati
della polfrontiera, infatti, emerge come, con singolare cadenza, la maggioranza
dei rintracci avvenga proprio in quest’area. Perché per iraniani, curdi e
nordafricani raggiungere il confine è davvero facile. Troppo facile.
In pullman verso il confine
Ben 14 corse cadenzate dalle 7.45 all’1.15 della notte. Per percorrere i 117 chilometri che separano Lubiana con il suo centro d'accoglienza e Nova Gorizia basta salire su un pullman della capienza di 49 posti a sedere. 150 minuti di viaggio, per un biglietto del costo di 1940 talleri (circa 20 mila lire) e il confine con l’Italia è a portata di mano. Tutto è programmato: dalla partenza al pagamento dell’ultimo tragitto. I passeur attendono i clandestini all’esterno del centro d’accoglienza di Lubiana. Uno ogni dieci immigrati. Se è possibile, il pagamento avviene in forma anticipata: 300 mila lire a persona, meglio se in valuta estera.
Il viaggio della speranza
I passeur spesso sono della stessa nazionalità dei clandestini. Vengono selezionati dalle organizzazioni criminali tra quanti, ottenuto l’asilo politico (che garantisce loro la mobilità sul territorio sloveno), vogliono arricchirsi alle spalle dei connazionali. Ognuno è incaricato di scortare il proprio «carico». Spetterà a lui, in qualità di insolito capogruppo, pagare la corsa all’autista-bigliettaio, tenere i contatti via cellulare con i complici che vigilano il percorso, indirizzare gli immigrati verso il confine italo-sloveno.
Un’organizzazione attenta e scrupolosa
Tutto è pianificato. Non si possono correre rischi inutili o
commettere errori banali. Così per pagare il biglietto i passeur si presentano
preferibilmente con l’esatta cifra richiesta. Altrimenti, mancia all’autista.
Non si tratta di generosità o di pianificazione delle spese, ma della
necessità di abbandonare i clandestini del tutto privi di talleri. La presenza
di denaro sloveno, infatti, è un elemento probante nell’eventuale richiesta
di riammissione da parte delle autorità italiane. Gli stessi «carichi»
vengono pianificati con cura secondo il «genere»: solo uomini, gruppi
familiari, con bambini o anziani (ritenuti più problematici, con il conseguente
aumento del prezzo).
La paura degli autisti: Vorremmo un’arma»
«Abbiamo paura. Se potessimo, vorremmo essere armati. Ci sentiremmo più tranquilli». Dimitri è un giovane autista. Una notte ha viaggiato da Lubiana con 38 clandestini, e relativi passeur, e nessun sloveno. «Non cercano guai: sono tranquilli e il viaggio procede veloce. - spiega - Ma l’imprevisto può tramutare la corsa in dramma. Così, di notte, la paura è tanta». «Come si può dargli torto? - osserva Dusan, dipendente dell’autostazione - Ormai abbiamo visto di tutto: donne, uomini, bambini, passeur... Speriamo che le pattuglie miste risolvano questa emergenza».