del 23 novembre 2000

 

CRONACA DI GORIZIA

 

Da Padova la visita «informale» del responsabile per il Triveneto

Blitz ispettivo a sorpresa sull’emergenza clandestini


Ispezione ministeriale a sorpresa ieri a Gorizia. Il dottor Antonio Recchioni, direttore dell’Ufficio ispettivo per il Triveneto del Ministero dell’Interno, ha visitato la Questura del capoluogo isontino, la caserma Massarelli e la sede della polizia di frontiera al valico di Casa Rossa.

Soffermandosi con il questore Umberto d’Acierno, con alcuni funzionari e rappresentanti sindacali, l’alto dirigente ha tenuto a sottolineare la non ufficialità della sua visita. Un blitz deciso autonomamente e attuato in via informale - ha tenuto ad assicurare il dottor Recchioni ai vari interlocutori - per verificare di persona la reale consistenza dell’emergenza clandestini a Gorizia.

I colloqui «informali» sono poi scivolati, in particolare con un rappresentante del Sap, sulle recenti incomprensioni sindacali sfociate le scorse settimane in un volantino anonimo fatto pervenire al questore, ma anche sulle presunte spaccature in seno ai vertici della Questura citate nell’interrogazione presentata dal senatore Moro (Lega Nord) dopo la visita alla Massarelli.

Comunque lo si voglia definire, appare indubbiamente significativa la visita dell’alto funzionario proveniente dall’Ispettorato di Padova, proprio in un momento in cui da più parti - politiche e sindacali - viene sollecitata maggiore attenzione da parte del Viminale sul caso-Gorizia.

Intanto non accenna a scemare l’ondata clandestini. Un’ottantina gli extracomunitari intercettati a Gorizia nelle ultime ore da polizia, carabinieri e guardia di finanza dopo aver attraversato il confine italo sloveno. Si è trattato in gran parte di uomini che nelle ultime giornate hanno preferito affrontare da soli i disagi del maltempo in attesa che varchino la frontiera anche mogli e figli. Il gruppo più numeroso da un punto di vista etnico era costituito da 26 cittadini turchi di etnia curda; numerosi anche gli iraniani, gli iracheni, gli jugoslavi e i bengalesi.

La maggior parte dei clandestini è stata ospitata alla caserma della polizia «Massarelli» in attesa delle operazioni di fotosegnalazione all’ufficio stranieri della Questura e del decreto di espulsione dal paese.