del 22 novembre 2000

 

CRONACA REGIONALE

 

Il presidente del Comitato Schengen annuncia una visita al confine italo-sloveno: «Voglio accertarmi dell’emergenza clandestini»

«Gorizia, uno squarcio nella frontiera»

«A Roma giungono notizie allarmanti - spiega Evangelisti - Ma ci vuole diplomazia»

GORIZIA «Gorizia? È uno squarcio nel sistema Schengen. Una lacerazione che richiede, urgentemente, una soluzione». Fabio Evangelisti è lapidario. L’onorevole diessino chiamato a presiedere il Comitato Schengen non ha dubbi in merito alla delicatezza della frontiera isontina. Un’emergenza clandestini che lo porterà il primo dicembre a Gorizia.

«Le segnalazioni che giungono a Roma sono allarmanti. Ora voglio vedere di persona quanto sta accadendo», spiega nella consapevolezza che, dal quel 1998 quando visitò Casa Rossa, molto è cambiato, peggiorato. Accanto a lui, in un «sopralluogo» che ha visto per primo il vicepresidente della Camera Carlo Giovanardi (seguito via via dai leghisti Moro e Bosco e da Franz di An) una delegazione composta dal vicepresidente De Luca (Forza Italia) e dai senatori Castellani (Partito popolare) e Moro (Lega Nord).
Evangelisti non ha ancora visto i volti disperati dei clandestini stipati nella caserma Massarelli, l’esasperazione di alcuni appartenenti alle forze dell’ordine, quei fori sempre più imbarazzanti nella rete confinaria. Non ha ancora visto, ma le segnalazioni si affollano sul suo tavolo. Da qui la decisione di esserci.
Dinanzi a un’emergenza, strategia consiglia il contenimento dei danni. Da dove ricucire lo squarcio Schengen?

«Il primo passo è con la Slovenia. L’accordo bilaterale in tema di riammissione poteva garantire risultati positivi dinanzi ai piccoli numeri. Qualche spiraglio operativo potrà venire dall’imminente ampliamento dell’accordo, ma se i clandestini sono centinaia al giorno...».

I flussi migratori sono cambiati. Lungo la linea confinaria dopo i rumeni e gli ucraini, ora convergono cinesi, pakistani, iraniani e curdi. Paesi con i quali è più difficile il rimpatrio.
«L’emergenza clandestini in Friuli-Venezia Giulia può trovare una vera risposta nella diplomazia. Così come siamo riusciti, unici in Europa, a siglare un accordo di riammissione scritto con la Tunisia oppure, assieme solo a Spagna e Germania, abbiamo trovato un’intesa con il Marocco, gli sforzi dovranno ora concentrarsi su quei Paesi dalla cui povertà, in migliaia, fuggono ogni giorno. Purtroppo i tempi non sono brevi».

Intanto, come si può controllare un confine invisibile?
«È un problema rilevante. Pensando a Gorizia e Trieste, la polemica sulle impronte digitali non può che far sorridere, sia sul fronte dell’efficacia che sul controllo. Per questo motivo assieme ad alcuni componenti del Comitato Schengen ho deciso di soppesare di persona l’entità della falla».

Certe strade di Gorizia o della provincia «parlano» del passaggio inarrestabile e inarrestato di migliaia di clandestini. È difficile, qui, sentirsi i garanti della sicurezza comunitaria. Un ruolo forse scomodo per il presidente del Comitato Schengen.
«Indubbiamente. Il problema, però, deve essere risolto dove viene generato. La parola d’ordine deve diventare cooperazione: nello sviluppo economico, nella giustizia, nella polizia. Così come l’acqua che, solo se regimentata, garantisce effetti positivi, così i flussi migratori non possono essere fermati, ma solo regolati. Altrimenti è l’esondazione, il disastro».

«Va ampliato l’accordo bilaterale di riammissione degli immigrati irregolari con Lubiana. E poi ci vuole collaborazione tra forze di polizia

 

CRONACA DI GORIZIA

 

Dopo la sezione istituita in Questura (dove arriveranno 50 computer), si affina la lotta ai trafficanti di uomini

In Procura nasce il pool clandestini

Laudisio scriverà a Roma: «È emergenza: mandateci almeno un magistrato!»


Gorizia affila le unghie e si prepara a dichiarare guerra ai trafficanti di uomini. Dopo l’efficace esperienza investigativa dimostrata dalla Dda di Trieste, anche la locale Procura della Repubblica istituirà un apposito pool di magistrati da destinare, appunto, alle indagini sull’immigrazione clandestina e sulla criminalità organizzata ad essa collegata. Un nucleo investigativo che potrà, tra l’altro, contare sulla sezione investigativa recentemente istituita dal questore Umberto d’Acierno in seno alla squadra mobile e che verrà quanto prima ospitata alla Massarelli per dare modo ai poliziotti di raccogliere, nell’immediatezza del rintraccio dei clandestini, tutte le informazioni utili per le indagini.

Si viene così delineando una vera e propria «task force» destinata, in futuro, ad accogliere investigatori provenienti anche dai carabinieri e dalla Guardia di finanza.

Al pool saranno destinati i magistrati De Bortoli e Puglia.

Ma se l’emergenza clandestini impone una risposta forte a livello investigativo - affinché gli sforzi delle forze dell’ordine non si limitino al mero rintraccio degli extracomunitari ma si protendano nell’individuazione di quanti speculano sul traffico di uomini - la dislocazione di due magistrati non mancherà di creare difficoltà in una Procura dagli organici già ridotti ai minimi termini.

«E’ come avere una coperta troppo corta - osserva il procuratore capo Carmine Laudisio - Siamo in cinque e spesso i sostituti procuratori si trovano a lavorare 12 ore al giorno. Dedicare due persone al pool, avrà ovviamente ripercussioni sulla normale attività. Se solo Roma ci destinasse almeno un sostituto procuratore...».

Dalle speranze alle segnalazioni. Il procuratore Laudisio nei prossimi giorni prenderà carta e penna e scriverà al Ministero di Grazia e Giustizia una dettagliata relazione sulla Procura di Gorizia, segnalando la mole di lavoro che pesa su un organico decisamente esiguo. Nella speranza che la capitale provveda. Intanto segnali positivi giungono almeno dal Ministero dell’Interno che entro il prossimo mese invierà una cinquantina di computer per consentire l’attesa, e ormai improcrastinabile, informatizzazione della Questura.

Infine, la «contabilità». I violenti acquazzoni non hanno arrestato il flusso dei clandestini. Stanchi, affamati e infreddoliti ne sono stati intercettati un centinaio tra i quali molte donne e bambini. Il maggior numero era costituito da 25 iraniani.

 

EMERGENZA CLANDESTINI Per denunciare le condizioni degli immigrati. Il caso-Gorizia a «Uno Mattina»


Un presidio contro la Massarelli




La caserma Massarelli è ormai divenuta il simbolo dell'emergenza clandestini a Gorizia e nel Friuli-Venezia Giulia. Dai blitz dei parlamentari all’annunciata visita di una delegazione del Comitato Schengen (un servizio in pagina regionale), ai reportage giornalistici (l’ultima troupe è giunta dalla Svizzera). E ora anche delle manifestazioni di protesta. L’appuntamento è per sabato, alle 15, proprio dinanzi alla caserma posta sul valico di Casa Rossa. Un presidio verrà organizzato dal Movimento ecologista studentesco «Terre Offese» e dal Forum permanente per i diritti dei migranti «per denunciare le inumane condizioni dei migranti che vi sono trattenuti per l’identificazione, - si legge nel comunicato - per chiedere l’immediata apertura di un Centro di prima accoglienza dove accogliere in maniera umana queste persone, e infine per ribadire la contrarietà all’apertura del ventilato Centro di permanenza temporanea». Il presidio sarà preceduto, domani, alle 11, al Polo universitario di via Alviano, da una conferenza dal titolo «Immigrazione nell’Isontino: il contesto e i fatti». Interverranno Angelo Venchiarutti, docente di diritto privato comparato, Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano solidarietà di Trieste, l’assessore provinciale Alessandro Bon e Maxime Desire Ekani, responsabile ufficio immigrazione di Cgil-Alef.

Intanto al caso Gorizia la popolare trasmissione «Uno mattina» ha destinato un ampio servizio (ben 20 minuti) trasmesso ieri proprio nel momento di massimo ascolto. Dopo un servizio realizzato lungo la fascia confinaria, il problema immigrazione clandestina è stato affrontato in studio da Paola Saluzzi con il colonnello Nunzio Ferla, capo ufficio criminalità organizzata della Guardia di finanza, e in collegamento telefonico con il commissario Tullia Galliussi, dirigente dell’ufficio stranieri della Questura di Gorizia, e da Lecce con don Cesare Lodeserto, responsabile del Centro d’accoglienza Regina Pacis di Melendugno.