del 20 febbraio 2001

 

Viaggio alla frontiera friulana. Qui le porte sono spalancate. Bossi è stato l’unico leader politico a visitare la zona

di Pier Luigi Pellegrin

L’immagine simbolo della visita di Bossi al confine sloveno, non potrà che essere quella che mostra il segretario federale intento a raccogliere i documenti frettolosamente gettati dai clandestini, non appena varcata la frontiera, per impedire il loro riconoscimento e il conseguente riaccompagnamento oltre confine.
Una situazione grottesca che ha spinto lo stesso segretario federale leghista a sollecitare una documentazione fotografica che testimoni le drammatiche condizioni di un vero e proprio confine emmenthal.

Il giro compiuto assieme ad alcuni rappresentanti del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia), non ha fatto altro che confermare a Bossi di quali incredibili buchi sia costituito la cosiddetta "frontiera". In questo momento i problemi più grossi per i clandestini sono stati involontariamente creati dai ferrovieri.

Lo sciopero di questi giorni, infatti, ha costretto molti immigrati irregolari a bivaccare nella stazione di Trieste. Un utilissimo parametro per capire a che punto siano giunte le cose in FriuliVenezia Giulia. «Il nostro segretario  commenta il consigliere regionale leghista Alessandra Guerra  è stato finora l’unico leader di partito che abbia avuto il coraggio di recarsi personalmente sui nostri confini e di vedere con i propri occhi come sono ridotti. Parlare seduti comodamente in un salotto è un conto, vedere le cose come stanno sul territorio è un altro paio di maniche. E purtroppo anche Bossi ha potuto rendersi conto de visu che i valichi sono volutamente sguarniti in quanto il governo centrale preferisce mantenere l’attuale status quo. Considerando il fatto che così facendo non si fa altro che favorire l’ingresso dei clandestini, è così dimostrato come su di loro esista un preciso progetto politico».

Gli stessi argomenti sono stati ripresi da Bossi anche nel successivo incontro di Udine. «Il segretario  ricorda Guerra  ha anche ricordato il problema del centro di accoglienza per clandestini che si vorrebbe far sorgere a Gradisca d’Isonzo, sottolineando come l’attuale governo stia così cercando di sventrare il nostro tessuto sociale. Il problema del centro di accoglienza, comunque, sarà posto anche a livello nazionale».
Ma c’è chi ricorda come la situazione dei confini regionali sia anche peggiore di come l’abbia vista Bossi. «Il nostro segretario  afferma il commissario della Lega NordFriuli, Beppino Zoppolato  ha potuto vedere solo una parte della nostra linea di frontiera. Non bisogna dimenticare che il confine è un vero e proprio deserto non solo a Gorizia, ma anche fino a Cividale, fino al limite austriaco. Gli effetti di Schengen, come ho fatto vedere anche a Bossi, li possiamo ben raffigurare con quelle sbarre di confine saldate in modo da rimanere sempre sollevate.

Non si discosta da questa linea nemmeno un altro leghista presente all’incontro. «L’unico rischio che corrono i clandestini che varcano la frontiera  commenta amaro Edouard Ballaman  è di prendersi il tetano graffiandosi sulle sbarre arrugginite dei valichi. È sconsolante pensare che al tempo della Guerra Fredda attraverso questi confini non passava nemmeno uno spillo. Da quel periodo è accaduto una sola volta che ci si muovesse per rivitalizzare i controlli: quando hanno rapito la signora Caltagirone. Segno che in questo Paese le possibilità di intervento ci sono, ma le si fanno scattare solamente quando di mezzo c’è l’incolumità di qualche rappresentante dell’oligarchia italica. Ma quando si tratta di proteggere i cittadini inermi i post ed ex comunisti sono sordi come una campana. Anzi, si fa di tutto per facilitare l’invasione di clandestini utili a creare quei ceti che, secondo qualcuno, dovrebbero poi votare a sinistra».Al Palasport Carnera di Udine, Bossi ha anche parlato della situazione politica regionale. «È stato sicuramente importante commenta Ballaman  che davantialle oltre mille persone del Carnera, Bossi abbia ribadito che anche in FriuliVenezia Giulia, dove da tempo si "invoca" l’entrata della Lega Nord in giunta regionale, valgano i principi più volte ripetuti in questi giorni, e cioè che le decisioni si prendono sulla base dei programmi e non su quella delle poltrone. Gli accordi si potranno firmare solamente dopo che saranno determinate le cose da fare».