del 18 febbraio 2001

 

Il leader della Lega Nord visita la frontiera goriziana e tuona contro il ministro dell’Interno
Bossi: «Confine colabrodo!»

Poi propone: «Un libro fotografico sul desolante limite Schengen»


Sull’ultimo confine Schengen, rimanendo rigorosamente in Italia (non si sa mai...), elencando le manchevolezze del ministro dell’Interno Bianco. Dopo 36 parlamentari in quattro mesi, ieri è spettato al senatur leader della Lega Nord scrutare quelle reti strappate, quelle frontiere inesistenti, quelle spremni list strappate dai clandestini in fuga dalla povertà. Ma Umberto Bossi lo fa nel suo stile. Sorride piacione mentre stringe le mani dei curiosi. Sorride mentre accoglie l’invito di un goriziano, Olivo Comelli, ad alzare i calici proprio in quel suo campo metà italiano, metà sloveno dove i clandestini sono di casa. Sorride, e intanto sentenzia.

Lungo il confine verso via San Gabriele gli mostrano un cumulo di vestiti e documenti abbandonati dai clandestini: «Portiamoli a Bianco: saranno il suo nuovo pacchetto sicurezza». Il segretario nazionale del Sap, Franco Maccari, gli spiega che «nel Duemila la polizia ha rintracciato 18 mila immigrati. Questo, escludendo i tempi del fotosegnalamento e degli intoppi burocratici, lavorando dieci minuti al giorno...».

E lui, il senatur, replica: «Ditelo a Bianco con quelle sue statistiche angoscianti».
E poi, ancora, visitando i valichi di Rafut e Salcano: «Dovremmo fare un libro fotografico e distribuirlo in Europa. Titolo: ecco il confine Schengen». È un fiume. «E’ un confine colabrodo!». Stuzzicato dal commento di un passante e dalle spiegazioni di Maccari: «Le pattuglie miste, cosa sono?... Ah, ho capito: un’operazione di facciata..».

Il Bossi goriziano è un senatur che, forse, non ti aspetti. Un senatur calato nella figura di possibile vice premier. Alle telecamere e agli obiettivi dei fotografi offre un’immagine forte, ma calibrata. Comunque lontana da certe esternazioni del passato.

Anche sul tema dei clandestini. «Dopotutto sono povera gente - spiega a conclusione della visita sul confine - Però si devono dettare delle regole certe, altrimenti questi continui messaggi d’accoglienza lanciati dalla sinistra avranno l’effetto di stravolgere l’etica e la cultura italiana, friulana e veneta». Ma prima di scappare via verso Gradisca (un servizio nell’Isontino) e quindi Udine, riecco il Bossi della «tradizione»:

«Stiamo attenti. Deve entrare in Italia solo chi ha i documenti in regola. E gli industriali assumano quanti sono iscritti alle liste di collocamento. Insomma, sull’immigrazione opzione zero!».

Roberta Missio