del 18 febbraio 2001
Sopralluogo alla Casa rossa e nei terreni dove passano ogni
notte i clandestini. Incontro con il sindacato autonomo di Polizia. Bossi: il
governo ha sguarnito il confine. Attacco del leader leghista al ministro Bianco:
«Emergenza gravissima, agenti disarmati»
Ore 16.55. Il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, piomba
sul piazzale della Casa Rossa e subito viene attorniato da telecamere e
microfoni. Il "senatur", ciarliero e disponibile, non si sottrae alle
prime domande. Più che riguardare l’emergenza dell’immmigrazione e i
relativi problemi goriziani si inquadrano nella più classica
"querelle" politica. Si va dalle previsioni sui risultati elettorali
(«Non sono un indovino ma dovrebbero toccarci dagli 80 ai 90 seggi») alle
polemiche sull’alleato Berlusconi («La Lega è una forza antiandreottiana e
anticraxiana. Il Cavaliere era amico di Craxi? Beh non posso cambiare tutto il
mondo al 100%. Con Craxi ci divideva la concezione della politica e dei
finanziamenti»), il tutto in attesa del tour sul confine "colabrodo",
così descritto almeno dai comunicati stampa leghisti. Intanto, a chi gli chiede
a proposito delle richieste di mano d’opera extracomunitaria avanzate dagli
imprenditori, Bossi taglia corto: «In Italia ci sono un milione e 200 mila
immigrati regolamentati di cui solo 400 mila occupati. Assumano gli altri 800
mila».
Il sopraluogo lungo il perimetro confinario parte dalla Casa Rossa per
proseguire nelle aree campestri, tra reticoli e barriere sfondate e sbarre
arrugginite e pericolanti, con sosta sul terreno di proprietà di uno spiritoso
goriziano che racconta al "senatur" come quel podere sia attraversato
ogni notte da decine di immigrati. La processione si snoda per oltre mezz’ora.
Con il leader del Carroccio ci sono gli esponenti del sindacato autonomo di
polizia che espongono a Bossi le problematiche della polizia di frontiera di
queste terre, temi contemporaneamente espressi in un comunicato inviato ai vari
organi di stampa.
Finito il tour, una volta giunto a Gradisca, poco dopo le 18,
comincia il valzer delle esternazioni e il "senatur", come suo
costume, parte all’attacco: «La visita ai confini di questa provincia ha
dimostrato ciò che già sapevo: questi confini non sono un colabrodo, ma sono
semplicemente aperti, spalancati e chiunque può entrare a qualsiasi ora del
giorno e della notte. Ho visto 3 valichi e non c’è il minimo controllo, ho
visto decine di documenti falsi gettati a terra, questo dovrebbe essere il
confine Schenghen voluto dalla sinistra. L’elicottero in 15 giorni ha
viaggiato poche ore mentre dovrebbe volare almeno un’ora al giorno. Qui
arrivano più clandestini che in Puglia e a Roma lo sanno benissimo. Se il
confine è sguarnito non è "colpa" del governo, ma volontà precisa
del governo. E poi quel "nanetto là" (il ministro Bianco, ndr) va a
raccontare agli italiani che si sta dando da fare e che ci sono le ronde miste.
Gli italiani non hanno la minima idea di quella che è la situazione vera. La
gravità dell’emergenza in questi territori è tale che se lo sapessero l’indignazione
e l’incavolatura (qui Bossi ha utilizzato un termine leggermente diverso ma di
significato analogo ndr) sarebbe generale e per il governo sarebbe finita».
Piero Tallandini