del 18 febbraio 2001

Il Senatur frena sull’ipotesi di un ingresso della Lega nella giunta regionale «La Guerra ministro? Mai detto. E forse lei non ci tiene ad andare a Roma»

Bossi: qui non si cambia Di Pietro: «Casa delle libertà e Centrosinistra, falsa alternativa»

Gorizia

«Se l'applicazione della Casa delle Libertà in Friuli Venezia Giulia e quindi l'ingresso della Lega in giunta implica difficoltà, allora meglio non farne nulla. Ne ho già di rogne». Umberto Bossi non esita a frenare l'evento più chiacchierato e più rinviato degli ultimi due anni e mezzo di vita regionale: l'approdo del Carroccio nella giunta Antonione. Al contempo, però, il leader del Carroccio rassicura il Polo sulla tenuta dell'alleanza: «L'impalcatura è solida». E sull'ipotesi di un ministero per Alessandra Guerra, Bossi è esplicito: «Io non ho mai parlato di ministeri accoppiati al nome della Guerra, anche perché non ho mai parlato di ministeri... E se chiediamo alla Guerra se ci tiene ad andare a Roma, probabilmente risponderà di no». Bossi, nel suo tour in regione, ha promesso poi un decreto anti-clandestini. Di norme sull'immigrazione ha parlato ieri anche Antonio Di Pietro che ha presentato la Lista Di Pietro-Italia dei valori. Partendo da Tangentopoli e dal "tradimento" dei valori dell'Ulivo da parte del Centrosinistra, Di Pietro non ha poi risparmiato giudizi duri su Berlusconi: gli schieramenti di Rutelli e del Cavaliere - ha sostenuto - non hanno niente a che vedere con il "nuovo" che i cittadini attendono.

GIANI E GRILLONE

 

Prima del comizio a Udine il leader del Carroccio compie un tour e promette un decreto anti-clandestini

Visita il confine e promette: «Ci porterò Berlusconi»

Gorizia

(rg) «Ci vuole un decreto legge che rimedi agli errori gravi e dolosi commessi dalla sinistra sul fronte clandestini». Il tour guidato al confine di Gorizia, che i poliziotti del Sap hanno ormai trasformato in un'attrazione "politica" «tanto che ci abbiamo già portato - spiega Olivo Comelli - 36 parlamentari», è appena finito. E Umberto Bossi è scatenato: all'hotel Franz di Gradisca, dove incontra un gruppo di leghisti, afferma che la Casa delle Libertà, se andrà al governo, dovrà emanare immediatamente un decreto anti-clandestini. Poi aggiunge che sul confine nordorientale, diventato emblema dell'incapacità del governo di fronteggiare l'emergenza, porterà il premier in pectore Silvio Berlusconi. Ma non basta. Bossi attacca la sinistra «che sta aprendo le porte agli immigrati perché vuol ridar vita alla lotta di classe»; boccia l'esercito al confine «perché sono meno drammatico e perché quel che ci vuole è il ripristino delle forze di polizia e l'ingresso dei soli immigrati che il paese può assorbire», e bacchetta gli imprenditori che piangono la carenza di manodopera: «Gli imprenditori non sono il padreterno. Vogliono manodopera? Allora facciano un discorso serio e non un imbroglio che permette alla sinistra di sperare in un maggior peso politico».

La giornata friulana del Senatur, che si chiude con un comizio a Udine, inizia poco prima delle 17 alla Casa Rossa di Gorizia. Quella Casa Rossa che Bossi conosce sin dal '91, «quando - ricorda il deputato Pietro Fontanini - sconfinammo e ci facemmo fotografare con gli sloveni che avevano appena ottenuto l'indipendenza». Scortato dai vertici del Sap, il Senatur inizia il suo viaggio a tappe. Un viaggio già sperimentato da altri deputati come Maurizio Gasparri. Al valico di Rafut, dove un misero cippo divide la Slovenia dall'Italia, Bossi incontra l'esasperato Marino Comelli: la sua casa guarda sul confine incustodito e i clandestini ci passano a decine ogni notte. «È un via vai vergognoso» lamenta l'uomo. Bossi osserva, chiede, beve un bicchier d'acqua e poi procede. Seconda tappa: il buco nella rete "confinaria" di Montesanto. Il Senatur raccoglie documenti stracciati lasciati dai clandestini che non vogliono farsi rintracciare, fa altre domande, riparte. Terza tappa: il valico di Salcano 2 dove una sbarra arrugginita separa l'Unione europea dal resto del mondo. Bossi si stupisce e sbotta: «Dovremmo fare un servizio fotografico e spedirlo in Europa, scrivendo: "Questa è la frontiera di Schengen"».