
del 17 novembre 2000
ISTRIA, LITORALE
QUARNERO
Dopo l’allarme dei
poliziotti torna d’attualità il pericolo, costituito soprattutto dagli
africani portatori sani del virus
Clandestini,
confermato il rischio-ebola
L’ispettorato
sloveno alla sanità ammette: esiste la possibilità di contagio
Preoccupa anche la situazione igienica nel centro accoglienza di Lubiana, dove
si trovano almeno il triplo delle persone previste
LUBIANA - Il pericolo di epidemie, anche molto gravi, portate dagli immigrati
clandestini in Slovenia, non può essere escluso. Lo afferma la stampa
nazionale, riprendendo i resoconti dell'ispettorato alla sanità, che nei giorni
scorsi ha effettuato sopralluoghi nel centro raccolta di Lubiana.
La struttura potrebbe accogliere un centinaio di persone, fermate ai valichi di
confine e non in regola con le leggi.
Quelli che non possono essere rimpatriati subito, hanno diritto all'asilo
temporaneo in Slovenia. Sono ricoverati nel centro lubianese. Attualmente vi
risiedono 340 uomini, donne e bambini. Le loro condizioni di vita sono
estremamente difficili.
La mancanza di spazio nega anche un minimo comfort. Precarie, secondo gli
ispettori, le condizioni igieniche.
Durante le visite mediche sono stati riscontrati alcuni casi di malattie
infettive e addirittura di tubercolosi Risulta praticamente impossibile isolare
coloro che provengono da regioni sospette. Non mancano gli africani, originari
di paesi dove l'ebola continua a mietere vittime. Sono, quindi, potenziali
diffusori del terribile morbo. I sanitari confermano cosi indirettamente le voci
circolanti da mesi sul rischio d'epidemie, scatenate dai clandestini. I primi a
lanciare l'allarme erano stati i poliziotti in servizio ai confini nord-
orientali. Aveva fatto presente che entrano costantemente in contatto con queste
persone, pur non essendo tutelati in alcun modo.
L'ispezione sanitaria ha permesso di constatare che anche i dipendenti del
centro raccolta lubianese sono scarsamente protetti. Tra questi vi sono alcuni
ragazzi che prestano servizio civile.
Il problema potrebbe assumere connotati ancora più gravi, visto che i rifugiati
sono liberi di spostarsi in città, entrando in contatto con la popolazione
locale.
