del 15 febbraio 2001

 

CRONACA DI GORIZIA

Carroccio richiama l’attenzione dello Stato sulla carenza di organico per fermare il fenomeno dei clandestini. Allarme della Lega: «Questore solo»

Intervento sulla recente nomina del dottor Mulas. «Non ha agenti, la sua carriera può finire qui»


Torna ad accendere il dibattito politico la vicenda dei clandestini e anche il recente balletto per la nomina del nuovo questore di Gorizia. Come è noto, è arrivato il dottor Mulas, dopo che il dottor Di Maio aveva prima chiesto un periodo di malattia e poi il pensionamento.
Sulla vicenda il gruppo goriziano della Lega Nord afferma in una nota diffusa ieri: «Sono passate quasi in silenzio le importanti dichiarazioni rese recentemente dal questore Di Maio sui motivi che lo hanno indotto ad andare in pensione anticipatamente, piuttosto che accettare la carica a Gorizia».

«In sostanza - continua nella sua nota la Lega Nord - Di Maio non se la sentiva di affrontare il delicato incarico, senza un adeguato supporto di uomini e mezzi e, in particolare, di una legislazione inadeguata».

«E’ quello - aggiunge la nota - che la Lega Nord aveva sempre detto, con l’avvallo dei sindacati di Polizia che, operando sul campo, si rendevano ogni giorno conto che il flusso dei clandestini sarebbe stato inarrestabile, senza un’adeguata legislazione e l’attribuzione di uomini e mezzi per affrontarla».

«Il fenomeno - continua la Lega - è gestito da organizzazioni malavitose, che riforniscono le varie mafie italiane e straniere della necessaria manovalanza per la distribuzione della droga, e delle donne da avviare e sfruttare sui marciapiedi. Non si tratta, quindi, di un esodo naturale, dovuto a ragioni politiche, come avveniva prima della caduta del Muro di Berlino dai Paesi dell’Est».

«Il nuovo questore animato da giovanile entusiasmo - continua il commento della Lega Nord - spera di poter fare quello che altri non hanno potuto fare. La gente, qui, era abituata a rivolgersi alla polizia per avere tutela e lo fa ancora segnalando i clandestini. Ma come potrà operare se al 113 si supplicano i cittadini a non segnalare, poiché non ci sono uomini e mezzi per intervenire? Non vorremmo che la brillante carriera del dottor Mulas iniziata a Torino finisse a Gorizia, non per colpa sua, ma perché lo Stato non lo aiuta».

«Non è la prima volta - finisce la dichiarazione del Carroccio - che un uomo di prim’ordine ci rimette le penne, perché viene lasciato solo. Il rifiuto di Di Maio è un indubbio segnale, per non parlare del generale Dalla Chiesa a Palermo».

Questa dunque l’articolata e anche preoccupata opinione espressa dai leghisti sulle recenti vicende accadute in questura a Gorizia e sulle modalità per fermare il flusso dei clandestini.