Volti attoniti e una domanda a fior di
labbra: ma cosa sta succedendo a Gorizia? Sembravano chiedersi proprio questo i
due ospiti che, ieri pomeriggio, hanno visitato la caserma Massarelli di Casa
rossa: il senatore Francesco Moro, segretario della Commissione Schengen, e l’onorevole
Rinaldo Bosco, entrambi militanti nelle file della Lega Nord, hanno mantenuto
fede a una promessa che, pare, molti altri esponenti di spicco del mondo
politico hanno segnato (o presto segneranno) nella propria agenda. Urge
verificare, toccare con mano il problema e farsene portavoci a Roma: l’emergenza
clandestini al confine italo-sloveno, con i suoi quotidiani
"bollettini" da capogiro, comincia a preoccupare e a fare notizia
anche in campo nazionale.
Ma, a livello nazionale, se ne sa poco o niente. Come ha dimostrato il confronto
di ieri tra gli onorevoli ospiti, decisi a inquadrare e risolvere una situazione
oramai insostenibile e i dirigenti del Sindacato autonomo di polizia, guidati
dal segretario nazionale, Franco Maccari, e da quello provinciale, Angelo Obit.
In una voluminosa rassegna stampa, consegnata ai rappresentanti leghisti e al
loro accompagnatore, il commissario provinciale Federico Razzini, la cronistoria
dei fatti, nei racconti dei sindacalisti tutto il resto: dal biasimo per le
condizioni in cui i poliziotti sono costretti a operare, ai timori legati al
rischio di infezioni che gli extracomunitari potrebbero portare con sé, alla
speranza di vedere presto realizzato un centro di assistenza, una struttura
diversa da quella di accoglienza in quanto non finanziata con soldi comunali.
Dalle parole ai fatti. Moro e Bosco sono stati invitati a visitare i locali
della Massarelli, un edificio in cui trovano sede alcuni uffici della Questura e
che da mesi viene praticamente utilizzato anche come ricovero per la prima
accoglienza delle centinaia di clandestini rintracciati dalle forze dell’ordine
e in attesa del rilascio del decreto di espulsione. Poche decine quelli in fila,
ieri, per gli accertamenti di rito, ma sufficienti a rendere l’idea del
problema: alcuni, terminato il pasto che i poliziotti distribuiscono all’ora
di pranzo e all’ora di cena, se ne erano da poco andati, altri (quelli
"stipati" nella vicina palazzina della Polizia di frontiera) erano
stati respinti in Slovenia. Un vero colpo di fortuna, visto che la Polizia
italiana riesce a riaccompagnare oltre confine appena il 17% dei clandestini
rintracciati a Gorizia (come previsto da un preciso accordo internazionale).
Salvo rispedirveli entro le quattro del pomeriggio, perché oltre quell’ora il
giudice sloveno "stacca" e la pratica (clandestino compreso) è
rimandata alle 8 del giorno successivo.
Questo e altri aspetti paradossali del fenomeno-immigrati
hanno corredato la visita di Moro e Bosco. A riceverli c’era anche il questore
d’Acierno, che li ha accompagnati in quello che un tempo era l’Ufficio
automezzi e che ora è impiegato per la schedatura, la raccolta delle impronte
digitali e la fotosegnalazione dei clandestini. Un’autentica catena di
montaggio, dove quattro dipendenti della Questura lavorano praticamente senza
sosta.
Il vaso è colmo. Al senatore Moro le conclusioni: «Lunedì
stesso presenterò un’interrogazione parlamentare e una richiesta al
presidente della mia commissione, affinché ponga rimedio a questa situazione
che ha i connotati dell’incredibile. Anche perché credo che la pazienza dei
poliziotti abbia un limite».