del 12 novembre 2000

 

CRONACA DI GORIZIA

 

IMMIGRAZIONE. Ieri visita alla Massarelli e sul confine dei leghisti Moro e Bosco
Il Parlamento si mobilita

«Questa situazione è incredibile». Lunedì un’interrogazione in aula


Volti attoniti e una domanda a fior di labbra: ma cosa sta succedendo a Gorizia? Sembravano chiedersi proprio questo i due ospiti che, ieri pomeriggio, hanno visitato la caserma Massarelli di Casa rossa: il senatore Francesco Moro, segretario della Commissione Schengen, e l’onorevole Rinaldo Bosco, entrambi militanti nelle file della Lega Nord, hanno mantenuto fede a una promessa che, pare, molti altri esponenti di spicco del mondo politico hanno segnato (o presto segneranno) nella propria agenda. Urge verificare, toccare con mano il problema e farsene portavoci a Roma: l’emergenza clandestini al confine italo-sloveno, con i suoi quotidiani "bollettini" da capogiro, comincia a preoccupare e a fare notizia anche in campo nazionale.
Ma, a livello nazionale, se ne sa poco o niente. Come ha dimostrato il confronto di ieri tra gli onorevoli ospiti, decisi a inquadrare e risolvere una situazione oramai insostenibile e i dirigenti del Sindacato autonomo di polizia, guidati dal segretario nazionale, Franco Maccari, e da quello provinciale, Angelo Obit. In una voluminosa rassegna stampa, consegnata ai rappresentanti leghisti e al loro accompagnatore, il commissario provinciale Federico Razzini, la cronistoria dei fatti, nei racconti dei sindacalisti tutto il resto: dal biasimo per le condizioni in cui i poliziotti sono costretti a operare, ai timori legati al rischio di infezioni che gli extracomunitari potrebbero portare con sé, alla speranza di vedere presto realizzato un centro di assistenza, una struttura diversa da quella di accoglienza in quanto non finanziata con soldi comunali.
Dalle parole ai fatti. Moro e Bosco sono stati invitati a visitare i locali della Massarelli, un edificio in cui trovano sede alcuni uffici della Questura e che da mesi viene praticamente utilizzato anche come ricovero per la prima accoglienza delle centinaia di clandestini rintracciati dalle forze dell’ordine e in attesa del rilascio del decreto di espulsione. Poche decine quelli in fila, ieri, per gli accertamenti di rito, ma sufficienti a rendere l’idea del problema: alcuni, terminato il pasto che i poliziotti distribuiscono all’ora di pranzo e all’ora di cena, se ne erano da poco andati, altri (quelli "stipati" nella vicina palazzina della Polizia di frontiera) erano stati respinti in Slovenia. Un vero colpo di fortuna, visto che la Polizia italiana riesce a riaccompagnare oltre confine appena il 17% dei clandestini rintracciati a Gorizia (come previsto da un preciso accordo internazionale). Salvo rispedirveli entro le quattro del pomeriggio, perché oltre quell’ora il giudice sloveno "stacca" e la pratica (clandestino compreso) è rimandata alle 8 del giorno successivo.

Questo e altri aspetti paradossali del fenomeno-immigrati hanno corredato la visita di Moro e Bosco. A riceverli c’era anche il questore d’Acierno, che li ha accompagnati in quello che un tempo era l’Ufficio automezzi e che ora è impiegato per la schedatura, la raccolta delle impronte digitali e la fotosegnalazione dei clandestini. Un’autentica catena di montaggio, dove quattro dipendenti della Questura lavorano praticamente senza sosta.

Il vaso è colmo. Al senatore Moro le conclusioni: «Lunedì stesso presenterò un’interrogazione parlamentare e una richiesta al presidente della mia commissione, affinché ponga rimedio a questa situazione che ha i connotati dell’incredibile. Anche perché credo che la pazienza dei poliziotti abbia un limite».