del 12 aprile 2001
I dati riguardano solo il periodo più favorevole
Meno clandestini in transito?
L’ottimismo del Viminale non fa i conti con la realtà
GORIZIA - Calano i clandestini? Sì, no, forse... La matematica è una scienza
esatta, non così come l’interpretazione dei numeri. Le cose poi si complicano
quando si tratta di fenomeni di per sè impalpabili e imprevedibili quali le
rotte degli immigrati. Una riprova ne è l’ultima nota ufficiale del Viminale.
A sorpresa e senza un’apparente motivazione, il ministero dell’Interno tiene
a informare che gli ingressi di clandestini dalla Slovenia sono calati di oltre
il 50%, mentre le riammissioni dalle autorità d’oltreconfine sono aumentate
dal 7,5% al 32,18%. Un vero miracolo quello attuato lungo quel confine Schengen,
dallo scorso anno etichettato come il «confine colabrodo».
Una soluzione che ha la sua ricetta: pattuglie miste, l’aumento delle forze
dell’ordine, il controllo affidato agli elicotteri, la collaborazione con la
Croazia e l’introduzione in Bosnia del visto per i Paesi definiti «a maggior
rischio migratorio». Non solo. «Il Viminale conta anche su altre iniziative -
si legge nella nota - come quella portata avanti con l’Austria che prevede la
creazione di team di investigatori da inviare nelle nazioni di transito per
individuare le direttrici dei flussi illegali».
Tutto risolto, dunque? L’area Schengen può realmente
contare su un confine divenuto da invisibile a gestibile? I numeri, dicevamo, si
devono anche leggere. Così emerge che questo clamoroso dimezzamento dei flussi
è riferito «agli ultimi mesi dello scorso anno» quando le condizioni
metereologiche avverse hanno ostacolato i passaggi e la chiusura del centro
immigrati di Lubiana aveva ostacolato le «fughe». Il boom delle riammissioni,
poi, si riferisce al periodo dicembre 2000-febbraio 2001, ovvero al periodo di
sperimentazione delle pattuglie miste quando l’entusiasmo della Slovenia nel
partecipare all’iniziativa transfrontaliera non era stato ancora smorzato.
Perché fermarsi a febbraio? Così sfuggono le difficoltà che nuovamente la
polizia italiana riscontra nelle pratiche di riammissione. Sfuggono quelle
centinaia di clandestini che evitavano i rintracci, salvo poi ritrovarsi alla
stazione ferroviaria di Gorizia. Fermarsi a febbraio significa «dimenticarsi»
che i pattugliamenti in elicottero sono da tempo annullati e che i poliziotti
aggregati a Gorizia sono già ripartiti.