del 12 gennaio 2001
CLANDESTINI Al via le ronde annunciate dal ministro dell’Interno, Bianco. Ma il sindacato Sap critica: «È solo un’operazioone di facciata. Accordi nati tra fretta e approssimazione» |
Pattuglie miste italo-slovene ai confini orientali |
Nello scorso anno rintracciati oltre 18 mila clandestini: ogni giorno, in media, sono una cinquantina le persone che vengono fermate |
Gorizia Un archivista capace di parlare lo sloveno, ma poliziotto. E per di più disarmato, anzi abilitato a portare con sè soltanto un paio di manette e un manganello. A questo quarantenne strappato alle scartoffie, alle pratiche d'ufficio, alle cartelline allineate con cura sugli scaffali di Casa Rossa, sede della Polizia di frontiera di Gorizia, si affida lo Stato italiano per fronteggiare la marea umana dell'immigrazione clandestina. La favola del bimbo olandese che con il suo ditino chiuse la falla della grande diga aveva un lieto fine. Ma non è detto che l'epilogo sia lo stesso in questo capitolo di cronaca vera, la più colossale transumanza che si ricordi dopo le fughe postbelliche dal regime titino. Nel capoluogo carsico, solo lo scorso anno, furono rintracciati (ed espulsi) poco meno di 15 mila extracomunitari, all'incirca un terzo del flusso reale. Ormai quei chilometri di campagna e di collina, dove si abbracciano le due città di Gorizia e Nova Gorica, sono stati battezzati come il "buco nella rete" di Schenghen, il "passaggio a Nord Est" di tanti disperati che cercano di entrare nel territorio della Comunità Europea. E di fronte a un esodo biblico di così imponenti proporzioni, l'Italia si affida all'operazione delle " pattuglie miste ", annunciata un mese fa, abbastanza pomposamente dal ministro dell'Interno Enzo Bianco, presenti il capo della Polizia, Gianni De Gennaro, il comandante generale dei carabinieri generale, Sergio Siracusa, il comandante della Guardia di Finanza, Rolando Mosca Moschin. In realtà si tratterebbe di ben poca cosa, un numero ridotto di uomini, con il ricorso anche a chi stava dietro una scrivania pur di trovare qualcuno che parli lo sloveno, e le denunce dei sindacati di Polizia non si sono fatte attendere.Le ronde saranno due, per sette ore al giorno, al pomeriggio o alla sera. Copriranno una decina di chilometri, dal valico di Merna a sud, al valico di Salcano a Nord. La pattuglia che sta in territorio italiano sarà composta da due poliziotti italiani e uno sloveno. Quella oltre confine, da due sloveni e un italiano che per ragioni legislative non sarà armato. Supporto dal cielo con un elicottero. Base operativa nella caserma Massarelli, attualmente utilizzata come centro di prima accoglienza. La presenza del poliziotto sloveno sarà importante per consentire l'immediata verifica delle condizioni di riammissione nel Paese confinante, in base ad accordi bilaterali finora non di facile applicazione. Davanti al computer, Angelo Obit, segretario provinciale del Sap, fa click con il mouse alla ricerca del sito che il Sindacato Automo di Polizia ha aperto nel '99. Il «confine invisibile», così è stata battezzata la frontiera goriziana che dovrebbe essere blindata, in quanto linea di demarcazione della Comunità Europea, ma che in realtà è una specie di colabrodo. I dati dell'emergenza sono chiarissimi. Nel 2000 le espulsioni sono state circa 14.900, di cui duemila riammissioni dirette in Slovenia, pari al 13 per cento. Negli altri casi è stata eseguita la procedura che intima l'espulsione, lasciando di fatto al proprio destino i clandestini che proseguono verso altri Paesi europei o grandi città italiane. Il flusso conosce un incremento incredibile. Nel primo semestre le persone rintracciate erano 4.200, poi l'impennata. A queste cifre bisogna però aggiungere i minorenni, che non rientrano nelle casistiche delle espulsioni e che sono certamente più di tremila. Quindi, la cifra dei clandestini rintracciati si assesta su un totale di 18 mila unità. Ma se fino a giugno la media degli ingressi era di 23 al giorno (28 considerando i minori), nel secondo semestre la media giornaliera è di 59 unità (70 con ragazzi e bambini). Morale della favola: 50 persone al giorno sono state fermate mediamente ai confini con la Slovenia in un anno. «Questa è solo un'operazione di facciata. L'approssimazione degli accordi e la fretta della loro stipula ha determinato che solo un'infinitesima parte del territorio sarà garantita dal servizio e che i poliziotti italiani opereranno disarmati nel territorio sloveno. Incredibile, ma vero! E pensare che solo qualche settimana fa alla Camera si stava discutendo se autorizzare l'uso delle armi contro gli scafisti». Il commento di Obit è molto negativo. L'altro giorno, con i colleghi di Siulp e Lisipo, ha incontrato il responsabile della Polizia di Frontiera di Gorizia che coordinerà l'intervento. «E ne abbiamo ricavato ancor di più il convincimento che non si tratta di un intervento concreto per il contrasto dell'immigrazione clandestina. Gli stranieri irregolari rintracciati potranno anche essere riammessi in Slovenia, per ritentare con maggior fortuna l'ingresso in Italia negli altri 238 chilometri di confine o nelle restanti 17 ore del giorno. Potranno continuare ad atterrare con voli charter a Sarajevo per poi indirizzarsi verso i nostri confini. Le pattuglie miste potranno rallentarli solo di qualche ora». Ma riusciranno comunque ad attraversare il confine che non c'è. Giuseppe Pietrobelli |