dell' 11 marzo 2001
In un’analisi del Sap anche le difficoltà conseguenti le
nuove direttive della magistratura
«Clandestini, storie di una normale emergenza»
«L’immigrazione clandestina non va combattuta con proclami. Come dimostra l’articolo
apparso in cronaca regionale de ’’Il Piccolo’’, è invece un fenomeno di
difficile contrasto che deve impegnare, in termini di uomini e mezzi, maggiori
risorse di quelle utilizzate oggi». L’analisi è di Angelo Obit, segretario
provinciale del Sap, dopo la nostra inchiesta che ha posto in luce come i
trafficanti di uomini abbiano solo modificato le strategie e non abbandonato la
rotta italo-slovena. La dimostrazione è nell’immutato arrivo, all’alba alla
stazione ferroviaria di Gorizia, di decine e decine di clandestini diretti in
treno verso Germania, Francia e Inghilterra.
«La strada intrapresa delle pattuglie miste è sicuramente
giusta se, come sembra, sono destinate a moltiplicarsi nel numero e nella
qualità. - osserva Obit - Non deve essere infatti considerato quale requisito
indispensabile la conoscenza dello sloveno, ma il fatto di avere esperienza nel
settore, l’essere composte da polizotti armati e la loro attivazione su tutto
il confine e nell’arco di tutte le 24 ore. Oggi, però, non è possibile farlo
proprio per la scarsità delle risorse destinate al controllo». «Come
recentemente sostenuto da molti leader europei, l’immigrazione clandestina non
va contrastata alla frontiera, ma nei paesi di provenienza. - commenta Obit,
ribadendo un’opinione che verrà espressa anche questa sera alle 20 a «1000
& Una Italia» su Rai Tre - La rete, le pattuglie miste come pure le leggi e
tutti i dispositivi di contrasto possono essere facilmente valicati. Serve
invece una reale volontà politica e iniziative concrete».
La complessità delle indagini. «Le direttive emanate dalla magistratura che
impongono di assumere informazioni verbalizzando con interprete ogni clandestino
rintracciato - spiega il Sap - se da un lato sono condivisibili per la
conoscenza del fenomeno e quindi per il suo contrasto aggravano precipuamente le
incombenze della polizia di Stato, se non si provvede alla costituzione di un
apposito nucleo con quel personale che il Ministero sembra non possa dirottare
nella città di Gorizia. Come si comportano gli operatori di polizia in caso di
consistente rintraccio di clandestini?».
Un’emergenza mai finita «Si rischia di considerare il fenomeno dell’ingresso
illegale una situazione normale, un evento non arginabile come di fatto si
verifica oggi. Era impensabile che una pattuglia mista fermasse un fenomeno di
massa, e l’inchiesta del Vostro giornale lo ha praticamente dimostrato. -
continua il Sap - Il fenomeno è sempre presente a prescindere dal numero dei
rintracci: oggi continuano a transitare per Gorizia ma secondo modalità
differenti evidentemente perché questa soglia è quella ritenuta più comoda,
maggiormente agevole e poi perché il rimpatrio in Slovenia non significa
necessariamente ritorno alle terre d'origine. I documenti stracciati lungo la
linea di confine sono la prova evidente di ciò che tutti conoscono ma non
vogliono riconoscere».