dell' 11 gennaio 2001
CRONACA REGIONALE
Votato a Roma un documento che «certifica» la situazione d’emergenza
Allarme clandestini e caso Gorizia:
La ricetta del Comitato Schengen
GORIZIA «Il confine italo-sloveno è la zona calda d’Italia». Firmato: Fabio Evangelisti, presidente del Comitato Schengen. È su questa considerazione che si snoda l’ultimo atto nell’emergenza clandestini nell’Isontino. Ieri a Roma, infatti, il Comitato parlamentare di controllo presieduto dall’onorevole diessino ha votato un documento sul caso Gorizia. «Pur non avendo il carattere vincolante di una risoluzione - spiega Evangelisti - il documento intende rappresentare una presa di coscienza e un preciso invito al governo a impegnarsi su tre punti specifici.
Razionalizzare e intensificare l’impiego delle forze di polizia nel contrasto all’immigrazione clandestina, favorendo il più possibile un’efficace organizzazione delle indagini per mettere in grado le forze di polizia di contrapporsi realmente alle associazioni criminali e ai trafficanti di esseri umani». È la prima esortazione alla quale si lega, necessariamente, il rafforzamento della cooperazione transfrontaliera con la polizia slovena al fine di evitare ogni ostacolo burocratico nelle procedure di respingimento. Il terzo punto - a dire il vero già «datato» - sollecita, testualmente, «la possibilità di creare, d’intesa con gli enti locali e le associazioni di volontariato, un centro di smistamento».
Accanto al documento e agli indirizzi politici espressi dal Comitato, appare invece interessante il lungo intervento del presidene Evangelisti che ha preceduto le espressioni di voto. Ricordando la visita effettuata a Gorizia il 30 novembre, assieme a una delegazione composta dal senatore Moro e dall’onorevole Fei, Evangelisti ha tracciato un identikit della fascia confinaria italo-slovena e dei suoi problemi finalmente somigliante alla realtà. Non le considerazioni generiche che spesso vengono espresse da Roma, ma un’accurata descrizione del «confine fantasma».
«I clandestini rintracciati vengono ospitati impiegando strutture e forze chiaramente distolte ad altri servizi - ha osservato Evangelisti - . Proprio questo è risultato essere il disagio maggiore che vive la zona di Gorizia. Da un lato si avverte l’esigenza che possiamo definire organizzativa di un centro di accoglienza, ma dall’altro si ha paura a costituire un vero e proprio centro di permanenza temporanea così come previsto dalla legge. Per questo il punto di mediazione è sembrato il Centro di smistamento, figura non prevista dalla legge 40/98».
E poi l’«assoluzione» della Slovenia, con la quale i rapporti operativi spesso sono stati pregiudicati da un’applicazione difficoltosa degli accordi di respingimento. «La stessa Slovenia è sottoposta prima ancora della nostra nazione ad un ingente flusso di immigrazione clandestina e non è oggettivamente in grado di rimpatriare tutti i clandestini respinti dall’Italia».
Roberta Missio
CRONACHE DELL'ISONTINO
Una nota del gruppo consiliare «Per Gradisca» sul Centro di
prima accoglienza
«Clandestini, e gli aiuti da Roma?»
«Fabris si è attivato tempestivamente, ma il ministero latita»
La Lista civica «Per Gradisca» si oppone al centro di temporanea permanenza
sul territorio comunale gradiscano. Non è la prima volta che il gruppo, che
esprime la maggioranza nel consiglio comunale, manifesta la propria totale
contrarietà, partendo dal presupposto che la struttura potrebbe essere
collocata in un altro sito della nostra regione, visto che la sua funzione non
sarà solo di prima emergenza, e che può e deve essere distinta da un centro di
prima accoglienza, così come quello previsto per la caserma «Polonio».
Gli stessi concetti sono stati ribaditi a dicembre nel corso di due sedute del consiglio comunale, e sono stati votati da tutti i gruppi consiliari. In una nota siglata dal consigliere capogruppo della maggioranza, Domenico Guglielmo, si legge infatti: «la preoccupazione per le garanzie ad oggi non fornite e i sostegni non concessi da parte di governo, Regione, Provincia e Comuni dell’Isontino per la realizzazione del Centro è sentita dall’intero consiglio comunale, e non è patrimonio solo di qualche gruppo politico». Tutto il consiglio ha poi approvato all’unanimità un ordine del giorno in cui erano espressamente richiesti l’impegno e le garanzie delle istituzioni locali e nazionali per affrontare un’emergenza che non è, e non deve essere, esclusivamente di Gradisca, ma che riguarda la Provincia e la Regione.
Il gruppo esprime poi il proprio appoggio al primo cittadino Gianni Fabris e alla giunta comunale, per la loro tempestività: «Il sindaco e la giunta hanno affrontato immediatamente il problema, fin dalla decisione ufficiale del ministro dell’Interno Bianco di ubicare il centro di prima accoglienza a Gradisca, considerato che fino a quella data la caserma ’’Polonio’’ era solo uno dei tanti e possibili siti».
Rimarca infine la nota: «Il sindaco, come indicato e raccomandato dal consiglio comunale, si è già attivato per sensibilizzare sul tema i parlamentari locali e l’onorevole Bianco. Se garanzie o notizie in merito non sono ancora giunte, questo non va certo addebitato al sindaco, alla giunta o al consiglio comunale, che hanno sempre e comunque agito con tempestività e chiarezza».
Intanto proprio ieri il sindaco Gianni Fabris ha inviato al ministro degli interni Bianco una lettera per avere informazioni più precise sull’istituendo centro di accoglienza alla «Polonio». Come noto da qualche settimana si afferma che Bianco avrebbe già firmato il decreto per dare il via al centro: tuttavia nessuna comunicazione ufficiale sarebbe ancora pervenuta alla Prefettura di Gorizia. Fabris chiede a Bianco di avere notizie ma anche che, a fronte delle tante voci che si sentono in giro sullo spigoloso argomento dell’immigrazione, siano rispettate quelle garanzie di sicurezza che la città di Gradisca, tramite il Consiglio comunale, ha chiesto.