del 10 dicembre 2000
CRONACA DI GORIZIA
San Rocco: replica di Rosolin (An) «Solidarietà sì, ma nella sicurezza»
È polemica tra Polo e Ulivo all’interno del Consiglio di quartiere di San
Rocco-Sant’Anna. E il motivo del contendere è sempre la riunione sul Centro
immigrati nell’ex Istituto Kennedy. Il vice presidente Claudio Rosolin (An)
replica con fermezza all’attacco portato dai consiglieri del centro-sinistra
che lo avevano accusato di «gestione inefficiente della seduta».
«In primo luogo - afferma in una nota Rosolin - mi risulta che il Sap è uno dei sindacati di Polizia più rappresentativi, e non certo minoritario come è stato dichiarato dai consiglieri ulivisti. Martedì non sono riuscito a contattare esponenti di altri sindacati, ma l’intento, che mi sembra peraltro ben riuscito, era soltanto quello di un primo approccio al problema con l’avvio di un dibattito che non può certo considerarsi esaurito. La riunione non è stata poi, a differenza di quanto sostiene l’Ulivo, un comizio del segretario provinciale aggiunto del Sap Marras. Il dibattito è stato invece articolato e anche i rappresentanti della Sinistra, compreso il consigliere comunale diessino Lucio Ulian, hanno potuto esprimere la loro opinione.
Prosegue la nota di Rosolin: «Il documento votato, inoltre, non condanna l’operato della Caritas, di cui ognuno riconosce l’alto valore morale e sociale, bensì vuole richiamare l’attenzione delle autorità centrali e locali sul problema. Affinché si tenga conto, come criterio fondamentale nell’individuazione della sede dell’istituendo Centro, della necessità di coniugare la solidarietà alla sicurezza. Solidarietà verso questa povera gente sfruttata e strumentalizzata dalla criminalità organizzata; sicurezza per i cittadini di Gorizia e, in particolare, per quelli del quartiere di San Rocco-Sant’Anna che non vogliono essere esposti ai rischi che la presenza di clandestini inevitabilmente comporta».
CRONACHE DALL'ISONTINO
GRADISCA Approvato all’unanimità dopo un vivace dibattito un ordine del giorno - Chieste garanzie per la sicurezza degli abitanti
Dal Consiglio via libera al Centro per immigrati
Le maggiori critiche per la decisione del governo sono giunte dai rappresentanti di Forza Italia
Gradisca dice sì al centro di accoglienza per immigrati, ma lo fa sottolineando
con risoluta fermezza alcuni aspetti del suo nuovo ruolo. Punti imprescindibili,
che andranno chiariti e rispettati quanto prima affinchè l'esperimento
ufficializzato nei giorni scorsi dal ministro degli Interni Enzo Bianco trovi
un'efficace attuazione. E un deciso no a soluzioni differenti dalla creazione di
un centro di prima accoglienza.
È stato questo l'esito del Consiglio Comunale riunitosi in seduta straordinaria
a Palazzo Torriani. Un'assemblea essenziale per chiarire tutte le tappe che
hanno portato la cittadina ad una situazione nuova, inaspettata, di certo ancora
poco definita. Tanti anche i gradiscani presenti: voglia di saperne di più, di
analizzare pro e contro, di conoscere la posizione dell'Amministrazione. E, dopo
un dibattito sì acceso ma anche corretto, l'ordine del giorno è stato infine
approvato all'unanimità.
Doveva essere il giorno dei chiarimenti per il sindaco Gianni Fabris, raggiunto
dalle preoccupazioni dei suoi concittadini e fatto oggetto di alcune pressanti
critiche per non aver comunicato a tutti i consiglieri, se non proprio alla
comunità nella sua interezza, quanto stava succedendo sulle scrivanie del
Ministero e alla «Polonio», la caserma deputata ad ospitare il centro
immigrati.
E così è stato: il primo cittadino ha voluto ripercorrere
tutta la vicenda, difendendo con le unghie il proprio operato. «Ero stato
avvisato in maniera informale dei sondaggi effettuati alla ’Polonio’ - ha
detto Fabris -, ed altrettanto informalmente ho comunicato alla Giunta ed ai
capigruppo quanto sarebbe potuto succedere. Nel mese e mezzo che è trascorso da
allora si stavano facendo largo anche ipotesi alternative, perché agitare le
acque in mancanza di atti ufficiali?». Fabris ha ribadito che l'apertura di un
centro in Via Udine è visto dal Viminale come una soluzione per ora
sperimentale al problema-immigrati. Dovesse funzionare, in futuro si
tramuterebbe infatti da punto di prima accoglienza a centro di permanenza
temporanea. «Un'ipotesi che ha suscitato la mia e certo la vostra
preoccupazione, e di ciò ho informato il ministro», ha affermato Fabris, prima
di lasciare partire una frecciata: «Credo di non aver tradito Gradisca; al
contrario, la persona colta di sorpresa sono stata io»…
La lunga, a tratti tesa, riunione dei capigruppo per la stesura di un documento
ufficiale che definisse la posizione della cittadina ha ribadito quanto espresso
dai consiglieri intervenuti dopo Fabris. Ovvero, maggioranza e parte
dell'opposizione (Tomasinsig e la capogruppo Castellan in testa, che hanno
piuttosto parlato della necessità di un educazione all'accoglienza)
sostanzialmente favorevoli all' input del ministero, pur con delle riserve. Come
hanno spiegato gli assessori Terralavoro e Cappelli: il primo ha evidenziato la
necessità di una totale responsabilità economica del Ministero per la gestione
del centro, ma ha anche auspicato la prossima indizione di un'assemblea
pubblica, ed il ricorso alla democrazia diretta (referendum, raccolta firme) se
qualcosa in futuro dovesse andare storto. Cappelli ha invece fatto chiarezza:
«Un centro di prima accoglienza deve necessariamente esistere vicino alle
frontiere, e Gradisca può assolvere a questo compito. Un centro di temporanea
permanenza, invece, implica problematiche molto maggiori, perché subentra solo
qui la situazione di 'clandestinità', con tutto il rischio-criminalità che ne
consegue».
Diverso invece l'approccio di Forza Italia, che ha preso forte posizione su
alcuni punti, come testimoniato dagli interventi di Marina Bressan e Paolo
Lazzeri. «È stata grave per la nostra cittadina l'insensibilità dimostrata
dal governo- ha attaccato la Bressan -. Belle parole, grandi obiettivi, ma
nessuna garanzia scritta per chi vive e lavora qui. L'assistenza delle forze
dell'ordine, l'opera dei volontari sono fattori tutti da verificare. Siamo
proprio sicuri che non verremo lasciati soli?».
Tesi condivisa da Lazzeri, che ha ricordato come la nostra
provincia lotti da tempo, ma contando solo sulle proprie risorse, contro il
problema-clandestini. «Cosa possiamo garantire alle masse di disperati che
valicano i confini? Siamo sicuri che sia sufficiente rinchiuderli alla ’Polonio’
come in un lager? E che garanzie economiche abbiamo? Inoltre via Udine, zona che
presto vivrà una notevole espansione commerciale, non ci pare certo la zona
più adatta. Il buio è fitto, senza precise assicurazioni Gradisca dovrebbe
tentare di opporsi a quella che è un'imposizione».
Posizione assai risoluta: un punto di vista che infine ha trovato in ogni caso
attuazione nel documento, approvato infatti all'unanimità ,e che si rivolge a
Governo, Regione, alla Provincia di Gorizia ed ai suoi Comuni. «Il Consiglio
Comunale della cittadina - si legge - chiede agli enti sopracitati di fornire in
modo formale delle garanzie sostanziali, affinchè il Centro di prima
accoglienza possa effettivamente rispondere ai requisiti morali, sociali e di
rispetto della persona, e che garantisca la sicurezza dei cittadini e degli
ospiti di Gradisca».
Laconica e ferma la conclusione del docukento consiliare: «Il Consiglio ribadisce altresì la propria totale contrarietà alla localizzazione sul territorio comunale di un centro di permanenza temporanea».
Luigi Murciano