del 10 aprile 2001
La morte del giovane curdo e il fermo dell’iracheno hanno evidenziato le difficoltà nel gestire centinaia di immigrati
Clandestini, nuovo iter anti-emergenza
Al Centro Caritas la prima identificazione: ridotto il via vai con la Massarelli
Gestione dei clandestini: si cambia. Che il rintraccio e la successiva «amministrazione» di decine e decine di extracomunitari rappresentasse un problema è da tempo noto, così come il rischio collasso nella gestione-emergenza qualora gli immigrati fossero oltre il centinaio. Gli equivoci che la scorsa settimana hanno caratterizzato il fermo di un ventenne iracheno (sospettato di aver avuto un ruolo attivo nella morte di un coetaneo turco del quale aveva i documenti ma che, in realtà, si era tolto la vita impiccandosi in un bagno) hanno però drammaticamente evidenziato come il sistema accoglienza a Gorizia necessitava di qualche ritocco. «Quando si superano le cento persone - osserva il questore Salvatore Mulas - il sistema non è così fluido come dovrebbe essere. Ecco così la scelta di portare alcuni ritocchi, anche per agevolare l’opera dei volontari e degli stessi operatori di polizia».
Ma, in cosa consistono queste novità? Sintetizzando, via via
che gli extracomunitari entrati illegalmente in Italia finiscono nelle maglie
delle forze dell’ordine, in passato venivano accolti alla caserma Massarelli
da dove, in una gestione a «scaglioni», venivano portati al Centro della
Caritas diocesana e quindi nuovamente alla Massarelli per le pratiche di
fotosegnalamento o in Questura per essere interrogati. E poi tutti nuovamente al
Centro Caritas dove attendevano il decreto di espulsione.
Un via vai di clandestini gestibile a piccoli numeri, troppo complesso dinanzi a
gruppi più consistenti. Ecco, dunque, la decisione di snellire l’iter. Da
domenica, i clandestini rintracciati vengono subito accompagnati al Centro di
piazza San Rocco dove, in accordo con don Ruggero Dipiazza, i poliziotti possono
contare su una stanza dove effettuare una prima identificazione degli immigrati.
Una volta redatti i verbali, è possibile avere così un elenco nominale dei
clandestini che solo a quel punto verranno accompagnati, sempre a piccoli
gruppi, alla caserma Massarelli per le pratiche di fotosegnalamento e gli
interrogatori.
Una volta concluso l’iter, gli immigrati vengono riportati
al Centro della Caritas diocesana dove attendono l’«appello» e la consegna
del decreto di espulsione. A una condizione, però: per evitare che il
provvedimento venga ritirato (per errore o volontariamente) da una persona
diversa, la consegna del decreto avverrà solo dopo l’esibizione del primo
decreto di perquisizione e identificazione con i dati e la firma dell’interessato.
L’aver snellito i «mini-viaggi» da una struttura cittadina all’altra
permetterà di ridurre al minimo i tempi morti e ottimizzare le risorse che,
quindi, saranno concentrate verso un più scrupoloso controllo dei clandestini.