del 9 novembre 2000
CRONACA DI GORIZIA
Presunti favoritismi e ingiustizie denunciati in una lettera anonima lasciata sull’auto di Umberto d’Acierno
Stress e veleni scuotono la Questura
E’ l’effetto dell’interminabile emergenza clandestini. Disposti controlli più severi
Era
nell’aria. Lo stress e l’esasperazione conseguenti l’emergenza clandestini
non potevano continuare all’infinito, senza che si arrivasse al limite, al
punto forse di non ritorno, alla stanchezza fisica e morale. Centinaia di
clandestini - ogni giorno, ogni notte - e nessuna risposta concreta da Roma.
Questo
il prologo di un fatto grave che, per la prima volta, ha scosso la Questura di
Gorizia. Una lettera anonima è stata lasciata sul parabrezza dell’auto del
questore Umberto d’Acierno. Una pagina scritta a macchina, fitta fitta di
accuse e recriminazioni, presunte ingiustizie e
favoritismi.
Veleni che, a voler osservare con più attenzione, rappresentano lo sfogo amaro
di un poliziotto che si sente impotente dinanzi a turni sempre più massacranti
e condizioni di lavoro, e quindi di vita, che talvolta rasentano la decenza. Non
a caso lo stesso vicepresidente della Camera, Carlo Giovanardi, sabato scorso
presente alla Massarelli per una visita a sorpresa, aveva definito la polizia di
Gorizia - e in questo accomunando questore e agenti - «vittima di una
situazione da terzo mondo».
Nella lettera indirizzata a d’Acierno, l’anonimo ha ricordato i disagi e i rischi sanitari cui sono sottoposti gli operatori di polizia addetti ai clandestini. E, per contro, l’asserita mancata trasparenza nell’assegnazione degli incarichi più «soft», l’orario di servizio non rispettato da alcuni, poliziotti che invece di indossare la divisa utilizzano gli abiti civili, agenti che durante i turni di notte dormono invece di vigilare, malattie che forse non sono tali. L’anonimo non indica nomi e cognomi, ma circostanze riferite a determinati uffici. Non mancano neppure le critiche ai sindacati che, pur battendosi per migliorare le condizioni dei poliziotti, secondo l’anonimo non sarebbero riusciti a ottenere alcun risultato apprezzabile.
Il duro je accuse ha avuto un’immediata conseguenza che,
forse, è andata oltre le stesse intenzioni dell’anonimo che probabilmente
sperava in un atteggiamento più comprensivo di d’Acierno, almeno per quanti
operano in prima linea. Il questore, invece, ha diramato una circolare interna
nella quale si richiamano i dirigenti ad effettuare maggiori e più severi
controlli. «In una situazione di stress già pesante - osserva il segretario
isontino del Sap, Angelo Obit - invece di comprendere le esigenze umane dei
poliziotti, si preferisce inasprire i rapporti. Nessuno pretende
accondiscendenza, anzi! Ma il considerare gli uomini come macchine certo non
aiuta a fronteggiare una situazione di crescente emergenza. Un esempio? Orologio
alla mano il questore ieri ha cronometrato quanto tempo l’operatore della
scientifica impiega per inviare, via telematica, i cartellini del
fotosegnalamento. Un modo per affermare, implicitamente, che si perde tempo e
che le nostre proteste sono immotivate. E invece, proprio orologio alla mano, ci
vogliono 12 minuti per nominativo. Non sarà certo un caso se da marzo siamo in
arretrato di 9 mila invii...».