del 8 gennaio 2001
CRONACA REGIONALE
A una settimana dall’avvio delle ronde congiunte italo-slovene i sindacati bocciano l’iniziativa
Clandestini: pattuglie nella bufera
Il Sap: «È un’operazione di facciata che servirà a ben poco»
«Solo un’infinitesima parte del territorio sarà sorvegliata». Proteste
perché gli agenti italiani che opereranno oltreconfine dovranno essere
disarmati
GORIZIA - A una settimana dall’uscita delle prime pattuglie
miste di polizia italo-slovene, nuova arma nella lotta all’immigrazione
clandestina (il servizio scatterà infatti il prossimo 15 gennaio, non è ancora
stato deciso se con il turno che prende servizio alle 18 o con quello dell 24),
i sindacati di polizia sembrano aver dichiarato guerra ai loro vertici.
E’ stato per primo il Lisipo (Libero sindacato di polizia)
a prendere posizione contro un’iniziative definita «di facciata,
semplicemente politica». Un’iniziativa che, tra l’altro, rischia di portare
a divisioni interne - secondo il Lisipo - in quanto sarebbe richiesta la
conoscenza della lingua slovena all’agente chiamato a operare oltre confine,
agente poi premiato con i benefici economici della missione all’estero.
E ora anche la segreteria provinciale del Sap, il Sindacato autonomo di polizia,
prende posizione, usando toni non dissimili: «Proprio in un momento in cui il
Paese chiede maggiore legalità nei confronti del fenomeno dell'immigrazione
clandestina ecco che si organizzano operazioni di facciata. Per sole sei ore al
giorno opereranno pattuglie miste sia nel territorio italiano che in quello
sloveno. L'approssimazione degli accordi e la fretta della loro stipula ha
determinato che solo un infinitesima parte del territorio del confine del
Nord-Est sarà garantita da questo servizio (nemmeno 10 chilometri sui 248 di
confine) e che i poliziotti italiani opereranno nel territorio straniero
disarmati. Incredibile ma vero, solo qualche settimana dopo che alla Camera dei
Deputati si stava discutendo se autorizzare l'uso delle armi contro gli
scafisti, in questa parte del territorio si è deciso di disarmare la polizia».
Secondo il Sap, «discutile è anche il fatto che i
poliziotti che opereranno in territorio sloveno dovranno conoscere lo sloveno,
in quanto sino ad oggi il Ministero non ha mai riconosciuto, nemmeno sul foglio
matricolare, la conoscenza di tale lingua come avviene per il tedesco in Alto
Adige o per il francese in Valle d'Aosta. Forse l'opportunismo è destinato a
cambiare i tempi. Non viene chiesta l'esperienza nello specifico servizio ma la
conoscenza dello sloveno ed il fatto di operare disarmati».
Intanto, anche la scorsa notte trentasei clandestini di varia nazionalità, tra
i quali quattro donne e tre bambini in tenera età, sono stati fermati a Gorizia
dopo aver attraversato a piedi il confine italo sloveno. Le operazioni di
rintraccio sono state effettuate, a più riprese, dalle volanti della questura,
dalle pattuglie della polizia di frontiera e della polizia ferroviaria e dai
carabinieri del gruppo radiomobile. Da un punto di vista etnico il gruppo più
numeroso è costituito da 19 cittadini iraniani. Vi sono poi 6 jugoslavi, 3
iracheni, 4 palestinesi e 4 indiani.
I clandestini, in attesa delle operazioni di identificazione e di fotosegnalazione all’ufficio stranieri della questura, sono stati sistemati e rifocillati nella caserma Massarelli della Polizia di stato adiacente al valico internazionale di Casa Rossa a Gorizia. Tutti sono stati poi raggiunti dal decreto di espulsione cui dovranno ottemperare entro due settimane.
CRONACA DI GORIZIA
Critiche alle modalità del servizio da parte del Sap
«Le pattuglie miste rallenteranno solo di qualche ora gli immigrati»
«Proprio in un momento in cui il Paese chiede maggiore legalità nei
confronti dell’immigrazione clandestina, ecco che si organizzano operazioni di
facciata proprio sul territorio che nel 2000 ha visto 17 mila ingressi
clandestini documentati: quello del comune di Gorizia. Per sole sei ore al
giorno opereranno delle pattuglie miste sia nel territorio italiano che in
quello sloveno. L’approssimazione degli accordi e la fretta della loro stipula
ha determinato che solo un’infinitesima parte del territorio del confine del
Nord-Est sarà garantita da questo servizio (nemmeno 10 chilometri sui 248 di
confine) e vieppiù i poliziotti italiani opereranno nel territorio straniero
disarmati. Incredibile ma vero, solo qualche settimana dopo che alla Camera dei
deputati si stava discutendo se autorizzare l’uso delle armi contro gli
scafisti, in questa parte del territorio si è deciso di disarmare la polizia»:
è la critica che il Sap rivolge al ministero dell’interno per iniziativa del
segretario provinciale, Angelo Obit.
Discutibile, secondo quest’ultimo, è anche il fatto che i poliziotti che opereranno oltreconfine dovranno conoscere lo sloveno, «in quanto sino a oggi il ministero non ha mai riconosciuto, nemmeno sul foglio matricolare, la conoscenza di tale lingua come avviene per il tedesco in Alto Adige e per il francese in Valle d’Aosta». A detta del Sap, gli stranieri irregolari rintracciati potranno anche agevolmente essere riammessi in Slovenia, per ritentare con maggior fortuna l’ingresso in Italia negli altri 238 chilometri «ma, ne siamo certi, non saranno mai rimpatriati nei loro Stati d’origine. Potranno continuare tranquillamente ad atterrare con voli charter all’aeroporto di Sarajevo per poi indirizzarsi verso i nostri confini: le pattuglie miste potranno rallentarli di qualche ora».