del 7 dicembre 2000
IN PRIMO PIANO
L’annuncio è stato dato ieri a Gorizia dal responsabile
degli Interni Bianco che ha così definito i «capolinea» dell’immigrazione
clandestina
A Trieste e Gradisca i centri d’accoglienza
Un volo in elicottero per conoscere il «passaggio a
Nord-Est» di migliaia di disperati
GORIZIA
- I tre elicotteri appaiono nel cielo grigio di Gorizia un paio di minuti dopo
le 10. Alle 10.07, poi, si stagliano in formazione sopra il valico della Casa
Rossa. Davanti, quello blu scuro dei Carabinieri, quindi quello bianco-azzurro
della Polizia, a chiudere quello giallo-verde della Guardia di Finanza. Il
ministro degli Interni Enzo Bianco, che siede al fianco del Capo della Polizia
Gianni De Gennaro, osserva dall’alto questo confine varcato clandestinamente
ogni notte da
decine e
decine di disperati senza documenti delle etnie più disparate. Curdi e romeni,
ucraini e afghani, iraniani e bengalesi, serbi e turchi che proprio lì, a un
passo dalla Casa Rossa, alla caserma Massarelli, una volta rintracciati vengono
identificati e muniti dei decreti di espulsione o di respingimento in Slovenia.
Ma la «Massarelli» fra poche settimane potrà tornare alla sua funzione di caserma di polizia. Il ministro Bianco ha infatti annunciato ieri che sarà Gradisca d’Isonzo a ospitare il centro di prima accoglienza dove saranno concentrati quotidianamente i clandestini rintracciati. Avrà sede alla caserma Polonio a aprirà quanto prima, comunque entro la fine di gennaio. Ma in regione sorgeranno - ha annunciato - anche altre due strutture, due centri di permanenza obbligatoria: l’uno a Trieste, l’altro in provincia di Gorizia, probabilmente sempre a Gradisca. «All’interno saranno assicurati standard di sicurezza precisi nel rispetto della dignità umana - ha specificato il ministro -: i clandestini potranno restarvi venti giorni, prorogabili fino a un mese, al termine dei quali dovanno essere riaccompagnati al loro Paese di provenienza. Proprio con questo spirito stiamo intensificando l’azione diplomatica con le rappresentanze dei Paesi dai quali i clandestini più spesso provengono». «Nè carceri, nè alberghi» secondo lo slogan coniato da Bianco, organizzati coinvolgendo anche il mondo del volontariato.
E per spiegare lo spirito con il quale vengono aperti i Centri, il ministro ha incontrato a lungo ieri i rappresentanti politici della Regione, dal presidente Antonione (che ha definito la visita del rappresentante del Governo «un segnale positivo di una nuova attenzione sul problema dell’immigrazione clandestina attraverso i nostri confini») ai presidenti delle Province di Trieste e Gorizia e ai sindaci di Trieste e di tutto l’Isontino, presenti anche parlamentari e consiglieri regionali. Nella sede della Prefettura di Gorizia, Bianco ha avuto un lungo incontro anche con i prefetti delle due città, con i rappresentanti delle Procure della Repubblica e con gli alti gradi delle forze dell’ordine.
Ma in precedenza, Bianco, atterrati gli elicotteri alla periferia Sud di Gorizia, aveva toccato in auto i valichi di confine cittadini. Appena un rallentamento del corteo davanti alla Casa Rossa e alla caserma Massarelli (al cui interno, se si fosse fermato, il ministro avrebbe incontrato alcuni dei 123 clandestini, la maggior parte iraniani, fermati la notte precedente) e una sosta invece un po’ più lunga nel piazzale della Transalpina, uno dei luoghi simbolo della città: di qua via Caprin, di là la stazione dall’architettura mitteleuropea dalla quale un tempo partivano i treni per Vienna, in mezzo la rete che segna il confine tra Gorizia e Nova Gorica. Il lungo corteo al seguito, oltre che dal Capo della Polizia De Gennaro il ministro era accompagnato anche dal comandante dell’Arma dei Carabinieri Sergio Siracusa e dal comandante della Guardia di Finanza Rolando Mosca Moschin, ha passeggiato lungo quella rete con il presidente della Provincia Giorgio Brandolin a raccontare la storia di questo confine, da sempre, considerato il più aperto d’Europa e oggi, forse, un po’ troppo aperto. Avesse percorso pochi metri in più, anche il ministro Enzo Bianco avrebbe visto quei buchi nella rete metallica attraverso i quali ogni notte a decine i clandestini scivolano in Italia.
Guido Barella
Il ministro ha avuto anche tutta una serie di incontri con le autorità politiche, istituzionali e dell’ordine pubblico del Friuli-Venezia Giulia
Nei primi giorni del 2001 entreranno in azione le pattuglie
miste per la vigilanza
Italia e Slovenia blindano il confine
In primavera un summit internazionale nel capoluogo giuliano
GORIZIA - Le prime
pattuglie miste italo slovene inizieranno a perlustrare i 243 chilometri del
confine terrestre nei primi giorni di gennaio: subito dopo l’Epifania, le
forze di Polizia dei due Paesi saranno infatti pronte a dare attuazione agli
accordi raggiunti in questi mesi dalle rispettive diplomazie e sottoscritti
lunedì scorso a Lubiana dai Capi delle due Polizie. E dall’alto un aiuto
verrà dagli elicotteri, che saranno attrezzati anche per il volo notturno.
E’, questa, una delle novità annunciate dal ministro degli
Interni Enzo Bianco nel corso della conferenza stampa che ha concluso la
mattinata goriziana dedicata ai temi della lotta all’immigrazione clandestina,
fatta di sopralluoghi e di incontri in prefettura.
Tre le linee operative indicate da Bianco: «E’ necessario - ha detto -
scoraggiare l’immigrazione clandestina già alla base, nei Paesi di
provenienza, individuarla e proteggere al meglio i nostri confini». Sul fronte
diplomatico, quindi il ministro ha annunciato azioni con i Paesi dai quali più
spesso partono i clandestini («A gennaio sarò in Iran proprio per affrontare
questi temi»), mentre su quello investigativo ha indicato nell’attività
della Direzione distrettuale antimafia di Trieste l’esempio da seguire:
«Sarà ripetuto anche a Gorizia e a Udine un modello che ha permesso di
raggiungere risultati estremamente significativi, anche in collaborazione con le
forze investigative slovene». Un riferimento nemmeno troppo sottinteso all’arresto
del boss dei boss nel mondo dei passeur, Josip Loncaric, a proposito del quale,
però, non ha specificato se saranno svolte pressioni particolari su Lubiana per
ottenerne l’estradizione: «Non voglio fare invasioni in campi non miei» ha
precisato prudente.
Ma l’impegno contro il traffico di uomini è massimo:
«Significa lottare contro lavoro nero, prostituzione, adozioni illegali,
sfruttamento di minori. Anche traffico di organi? Non escludiamo nulla.
Comunque, forme di criminalità pericolossissime».
Dunque, attività diplomatica, investigativa e infine di controllo, con
pattuglie miste ed elicotteri, il tutto sotto il coordinamento di una task force
che avrà competenza sui territori delle province di Trieste, Gorizia e Udine e
che sarà guidata dal prefetto di Trieste. Niente esercito, però, come aveva
invece chiesto il presidente della Regione Antonione: «In Friuli-Venezia Giulia
- ha spiegato Bianco - abbiamo complessivamente 8 mila uomini delle forze dell’ordine,
un numero che si commenta da solo, di grande impatto. E’ quindi necessario
solo un maggior coordinamento, seguendo l’esperienza che tanti risultati ci ha
permesso di raggiungere in Puglia».
Ma per combattere il fenomeno dell’immigrazione clandestina, il ministro Bianco ha deciso di coinvolgere anche gli altri Paesi europei: oggi a Milano incontrerà il suo omologo tedesco per sottoscrivere un accordo che prevede scambi di esperienze tra i funzionari delle due polizie. «Ma pattuglie miste italiane, austriache e tedesche lavorano già fianco a fianco sui treni che percorrono la linea del Brennero» ha specificato. E analoghe iniziative sono avviate anche con la Spagna. Ma non solo:
«Abbiamo in programma di organizzare una conferenza europea sulle azioni di contrasto all’immigrazione clandestina da tenere proprio nel Friuli-Venezia Giulia, mentre martedì a Palermo il convegno dell’Onu con la partecipazione di oltre duecento Paesi nel corso del quale uno dei protocolli sarà dedicato al traffico dei clandestini». E, ha infine annunciato ieri il ministro della Giustizia Fassino, tra febbraio e marzo Trieste ospiterà il vertice voluto dai ministeri della Giustizia e dell’Interno per affrontare i temi della criminalità con i colleghi dei Paesi dei Balcani.
g.bar.
Il titolare del Viminale: «È necessario scoraggiare il fenomeno già alla base, nei Paesi di provenienza e per questo mi recherò presto in missione in Iran»
Voci contrastanti dal piccolo centro isontino
Fabris: «L’impatto non sarà negativo per la nostra città»
Ma la Lega Nord protesta
GRADISCA - Era stata abbandonata tre anni fa. Ma nei suoi lunghi anni di vita, la caserma Ugo Polonio, in via Udine a Gradisca, aveva ospitato fino a 1500 uomini. Tra gli ultimi battaglioni che vi avevano avuto sede, il Nembo. Poi, nel 1997, la dismissione. Ma all’interno le strutture sono ancora in buono stato. Ed è stato proprio questo uno dei particolari che hanno spinto il Ministero a scegliere la «Polonio» come sede del centro di prima accoglienza per i clandestini. Scartate le ipotesi Lucinico e Fogliano in quanto le caserme prese in esame necessitavano di troppi lavori di sistemazione, sono stati sufficienti pochi sopralluoghi a Gradisca per far scegliere la «Polonio». Fra meno di un mese l’apertura.
Il sindaco Gianni Fabris fino a ieri era rimasto in assoluto silenzio: «Fino a quando non c’era la certezza della scelta era meglio non parlare» spiega. Ma adesso è convinto che nella cittadina isontina l’impatto della struttura non sarà negativo:
«Faccio appello al senso di responsabilità e all’intelligenza dei miei concittadini» dice. Ieri mattina il ministro Bianco si è intrattenuto personalmente con lui qualche minuto confermandogli che il Comune non sarà lasciato solo nella gestione di questa situazione d’emergenza. Il centro di prima accoglienza (ma se l’esperimento funzionerà, a Gradisca potrebbe anche sorgere il secondo centro di permanenza obbligatoria della regione, al fianco di quello di Trieste) «non sarà - ha assicurato il ministro - nè un carcere, nè un albergo». All’interno vi opereranno le forze di polizia ma la gestione sarà affidata alla Croce Rossa e al volontariato: «Gli altri sindaci dell’Isontino - dice Fabris - mi hanno assicurato tutto il loro appoggio e il loro coinvolgimento. Sono al nostro fianco». Ma intanto una prima voce di protesta si è già alzata, è quella del locale commissario della Lega Nord: «In una realtà piccola come Gradisca un Centro come quello può avere un impatto devastante» ha detto.
g.bar.
La struttura sarà ubicata a Padriciano
Il sindaco Illy: «Strumento indispensabile per attuare la legislazione italiana»
TRIESTE «Un centro di
temporanea accoglienza è uno strumento indispensabile per rendere efficace la
legge italiana sull’immigrazione clandestina. Una legge ottima, lo ripeto, ma
che per essere attuata fino in fondo ha bisogno appunto di questi particolari
strumenti». Parola di Riccardo Illy, sindaco di Trieste, che ieri a colloquio
con il ministro degli interni Bianco, in un incontro svoltosi a Gorizia, proprio
per queste sue profonde convinzioni ha dato la disponibilità di Trieste a
ospitare sul territorio del capoluogo giuliano uno dei due centri di temporanea
accoglienza che saranno allestiti in Friuli-Venezia Giulia.
Per ora uno dei i siti individuati come disponibili a ospitare tale centro sono quelli dell’ex campo profughi di Padriciano, una struttura già parzialmente ristrutturata e anche per questo, oltre che per la sua collocazione, o dell’ex caserma di Banne, o di altri edifici dismessi dall’esercito. La preferenza del sindaco Illy va comunque all’ex campo profughi di Padriciano. «In questa vicenda l’ultima parola spetta al ministero - precisa il primo cittadino di Trieste -. I tempi oltretutto saranno lunghi. L’urgenza immediata è infatti a Gorizia. E per quanto riguarda la soluzione ideale, ovvero quella di Trebiciano, la struttura deve essere ancora ultimata in alcune sue parti».
Sui tempi e i modi di realizzazione del centro triestino
sarà poi la prefettura locale a esprimersi. «Ai miei cittadini ci tengo però
a dire che proprio nei luoghi dove sorgono questi centri la sicurezza è
maggiore come dimostrano anche i casi di Milano».
fe.ba.
CRONACA DI GORIZIA
Grande senso di responsabilità manifestato dal sindaco Fabris
al ministro dell’Interno
Via i clandestini dalla «Massarelli»
Il capo della Polizia tuona contro le condizioni della caserma alla Casa Rossa
La
«Massarelli» tornerà a essere una caserma di polizia. Il Governo ha
individuato in Gradisca, alla caserma Polonio, la sede del centro di prima
accoglienza già rifiutato da Lucinico. E a Gradisca il sindaco Fabris dice:
«Questa sede è stata scelta in quanto baricentrica, vicina al confine, ma
vicina anche all’aeroporto e alle più importanti vie di comunicazioni. La
caserma poi non necessita di grandi interventi, può diventare operativa in
poche settimane». E già ieri è partita la procedura per riallacciare l’elettricità
e i telefoni. «Gradisca saprà recitare con consapevolezza e grande senso di
responsabilità il proprio ruolo - aggiunge Fabris -. E poi sappiamo che tutta
la provincia è al nostro fianco in questo impegno».
Saranno
quindi quotidianemente portati a Gradisca, dove opereranno le forze di polizia
addette, i clandestini che vengono continuamente rintracciati lungo il confine
goriziano. «Alla ’Polonio’ i clandestini potranno essere adeguatamente
ospitati e sottoposti a controllo sanitario - dice soddisfatto il segretario del
Sindacato autonomo di polizia Angelo Obit -. Altresì, sarà quindi possibile
per la Polizia di Stato procedere alla loro corretta identificazione senza dover
penalizzare tutti gli altri servizi istituzionali di controllo del territorio e
di tutela della collettività».
Davanti ai rappresentanti del Sap, del resto, lo stesso capo della Polizia De Gennaro, osservando le fotografie della «Massarelli» occupata dai clandestini in attesa del disbrigo delle formalità burocratiche, ha detto chiaramente che si tratta di una situazione insostenibile: «Situazioni come questa - ha aggiunto da parte sua il ministro Bianco - non devono ripetersi mai più». De Gennaro ha poi promesso alla polizia goriziana l’emanazione di disposizioni ad hoc, finalizzate al potenziamento dei servizi di intelligence, in modo interattivo tra squadra mobile, Digos e ufficio stranieri. Ma se il Sap è soddisfatto nel vedere riconosciute ai più alti livelli le proprie istanze, un altro sindacato di Polizia, il Lisipo, tuona polemico: «Non abbiamo tempo da perdere in incontri e passerelle inutili e inconcludenti».
Ma ieri a Gorizia il ministro Bianco ha avuto anche modo di incontrare il mondo del volontariato cattolico, rappresentato dal direttore della Caritas diocesana don Ruggero Dipiazza: e in conferenza stampa, poi, l’uomo di Governo ha avuto parole di compiacimento per «la collaborazione che viene dal volontariato», quello stesso ambito che sarà ora chiamato ad affiancare gli organi istituzionali nel prestare il proprio servizio alla caserma Polonio, dove sarà realizzato il centro di prima accoglienza, centro che peraltro, se l’esperimento si rivelasse positivo, potrebbe venir affiancato, in un secondo tempo, da un centro di permanenza obbligatoria, la medesima struttura che sarà realizzata a Padriciano, in comune di Trieste.
Infine, va registrato che i consiglieri regionali Michele Degrassi e Alessandro Tesini, dei Democratici di sinistra, hanno presentato due emendamenti al bilancio regionale del prossimo anno, tesi proprio a rafforzare gli interventi contro l’immigrazione clandestina: l’uno prevede il finanziamento di un’agenzia per il monitoraggio dei flussi migratori e l’altro contributi finanziari per abbettere i costi sostenuti dagli organi giudiziari per le spese per i traduttori e gli interpreti.
IMMIGRATI Documento (senza il Centrosinistra) del Cdq
Il Centro di accoglienza Caritas incassa il primo no a San
Rocco
Mauro Casadio
San Rocco-Sant’Anna, primo no agli immigrati clandestini nell’ex Istituto Kennedy di via Vittorio Veneto. Il Consiglio di quartiere – presieduto dal vice Claudio Rosolin (Maurizio Tavagnutti è attualmente fuori Gorizia per lavoro) e senza i voti del centro-sinistra – ha approvato una delibera con la quale chiede alle autorità locali e centrali di trovare una struttura di smistamento lontano dai centri abitati, e che possa ospitare molti più dei ventisette immigrati previsti al Kennedy. La delibera, votata dopo un lungo dibattito con la (pochissima) popolazione del quartiere nella sede del parlamentino di via Cipriani, cade come un fulmine a ciel sereno su un progetto – quello del direttore della Caritas monsignor Ruggero Dipiazza – che aveva già avuto la benedizione dell’arcidiocesi proprietaria dello stabile di via Vittorio Veneto. «Dopo aver ascoltato le opinioni dei cittadini sull’ubicazione del Centro per clandestini – si legge nella delibera –, invitiamo il sindaco Valenti, il prefetto Galdenzi, le autorità religiose e i rappresentanti del ministero dell’Interno a trovare un’altra struttura idonea a soddisfare in egual misura le esigenze di solidarietà verso gli immigrati e di assoluta sicurezza per i cittadini goriziani».
La delibera non è stata però un parto indolore. Poco prima, infatti, i consiglieri del centro-sinistra presenti in sala si erano allontanati in segno di protesta contro i rappresentanti del Polo. Uno scontro duro mitigato in parte dall’intervento del segretario provinciale aggiunto del sindacato autonomo di polizia Gianni Marras, che aveva allontanato i toni politici per fare spazio alle argomentazioni tecniche. «A nostro avviso – ha poi detto Marras – quella struttura potrà andare bene al Kennedy soltanto se sarà, come assicuratoci dalla Caritas, un centro di smistamento».
Favorevole al progetto anche il consigliere comunale Ds Lucio Ulian. Può sollevare da incarichi gravosi molti poliziotti, che potranno essere così destinati al controllo del territorio». «Il Centro in via Vittorio Veneto – ha rimarcato infine l’assessore comunale Luigi Coana – possiede più svantaggi che vantaggi. Vedrei meglio la struttura all’interno dell’ex Ospedale psichiatrico, situato in una zona più decentrata e dotata di una maggiore disponibilità di posti letto».
Mauro Casadio
IMMIGRATI Il Sap raccoglie testimonianze sull’emergenza
clandestini
Le esperienze della gente
Raccogliere le esperienze dei cittadini che abitano nella
fascia della città più vicina al confine e quindi a stretto contatto con il
fenomeno dell’immigrazione clandestina.
E’ questa la nuova iniziativa lanciata dal Sindacato autonomo di polizia,
voluta dal segretario provinciale Angelo Obit e dai segretari aggiunti Giovanni
Marras e Marco Fedele dopo un sopralluogo sulle piste dei clandestini svolto
assieme alla troupe della trasmissione televisiva Terra. Ebbene, il Sap, rimasto
decisamente colpito da alcune situazioni ha deciso di invitare i sicttadini a
scrivere al proprio indirizzo per approfondire anche l’aspetto del rapporto
dei cittadini con il fenomeno immigrazione. Quanti hanno proprie storie da
raccontare possono scrivere al Sap, via Casa Rossa 1, Gorizia o all’indirizzo
di posta elettronica clandestini@sap.gorizia.it.