del 06 dicembre 2000

 

PAGINA 3 - ATTUALITÀ

 

Collavini: ma bisogna ricorrere all’esercito

UDINE – «Servono accordi fra Stati per fermare i clandestini, è inutile mobilitare l’esercito». Firmato Pier Luigi Vigna, procuratore nazionale anti-mafia, in visita lunedì a Udine. «È un’ipotesi peregrina quella dei soldati al confine per combattere l’immigrazione irregolare, come sollecitato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia». Parole del segretario generale della Cgil, Sergio Cofferati, ieri a Trieste.

«Evidentemente chi parla così non conosce la realtà della nostra regione – replica Manlio Collavini, deputato friulano di Forza Italia, strenuo alfiere della necessità di schierare le truppe per disciplinare gli ingressi –. Il confine è lungo e sforacchiato, si entra senza problemi, ormai, anche in gruppo e a bordo di pullman».

Collavini ribadisce quanto più volte sostenuto sui banchi di Montecitorio per frenare l’ondata di clandestini: «Va richiamato in loco il contingente militare, ripristinando le casermette disseminate sul territorio. E anche la Guardia di finanza va impiegata nel controllo delle spiagge, dato che il nostro braccio di mare è più facile da attraversare rispetto a quello della Puglia». Per il parlamentare azzurro è una questione di volontà politica e di organizzazione, più che di spesa. «Non si può far finta di niente – accusa Collavini –, ignorando in che misura, in Friuli-Venezia Giulia, si sia abbassata la qualità della vita a causa dei problemi legati all’immigrazione clandestina».

«È una proposta che non ha alcuna potenziale efficacia – ritiene invece Cofferati –. Anzi, serve soltanto a creare tensioni e preoccupazioni verso un fenomeno che va combattuto in altre forme, soprattutto con la prevenzione, intervenendo dove si concentrano le attività illecite di chi favorisce gli ingressi irregolari». Il leader sindacale è critico nei confronti di alcune leggi varate in Friuli-Venezia Giulia «volte a privilegiare i nati nella regione, tra cui quelle sui contributi alle imprese per nuove assunzioni, per la casa e per l’accesso agli assegni di maternità».

«Le forme di sostegno alle persone nate sul territorio, che le rendono "diverse" da quelle che vengono liberamente qui a lavorare, peraltro con soddisfazione delle aziende che hanno forte bisogno di manodopera – osserva Cofferati –, sono atti di discriminazione che alterano alcuni fondamentali diritti della persona e per questo sono da condannare».

 

È la seconda volta in meno di un mese che il capo dello Stato interviene sull’emergenza
Ciampi: un muro anti-clandestini
«Porte aperte a chi viene a lavorare, ma lotta dura alle nuove forme di criminalità»

FIRENZE – Lo dice la legge, e la legge va applicata: i clandestini non hanno diritto di stare in Italia, e contro l’immigrazione clandestina è un dovere applicare «con rigore le misure repressive e preventive» previste dagli ordinamenti. Anzi, di più: Carlo Azeglio Ciampi chiede di «fare muro contro la clandestinità», e ripete: «come impone la legge».

L’invito del Quirinale arriva da Firenze, alla cui periferia l’immigrazione regolare ha dato vita ad un piccolo miracolo economico, e le cui vie centrali videro, nel decennio passato, i primi episodi di intolleranza contro gli extracomunitari. Compie un necessario distinguo, il Capo dello Stato, parlando di fronte al Sindaco Leonardo Domenici, al Presidente della Regione Claudio Martini e alle autorità della provincia riunite tutte nella Prefettura del capoluogo toscano.

Il distinguo è questo: i regolari, quelli che vengono alla luce del sole per lavorare e contribuire alla crescita economica, devono avere porte spalancate, centri di accoglienza e assistenza all’inserimento. Gli altri no, anche perchè è tra loro che si nascondono i responsabili delle «nuove forme di crimine» che tanto hanno fatto crescere il senso di insicurezza negli italiani. Per loro solo il minimo indispensabile di tolleranza, quello necessario a garantire «il rispetto della dignità umana». Lo vuole la legge, e la legge va applicata.

È la seconda volta in meno di un mese che Ciampi torna sull’argomento. A novembre, a Brescia, disse che gli sforzi del governo per reprimere la criminalità c’erano stati, e avevano portato i loro frutti, ma si tratta di frutti ancora troppo rachitici. Oggi prende atto della «crescita di forme di criminalità un tempo quasi sconosciute o irrilevanti» e del «collegamento che emerge tra tra certi reati e certe fasce di immigrazione clandestina». Senza dubbio è una realtà triste, am è anche una realtà con cui bisogna avere il coraggio di fare i conti, che bisogna affrontare a viso aperto.
Coordinarsi con i partner europei, abbandorare le vecchie logiche nazionali, perchè l’Unione è grande, e le maglie attraverso cui passare sicuramente troppe. Ci vuole, insomma, una azione comune all’esterno e forte all’interno.

Per carità, «l’equazione immigrazione uguale criminalità è falsa ed inaccettabile», ma «di fronte a questi fenomeni non vale ricordare che essi sono relativamente limitati «in alcune isole felici come per l’appunto la Toscana, e che gli immigrati sono necessari all’economia». Non vale.

Allora ecco la prima delle due raccomandazioni: «aumentare «la cooperazione tra le realtà locali per favorire l'inserimento degli stranieri entrati regolarmente in Italia per motivi di lavoro». Creare centri di accoglienza, rendere il loro arrivo in un paese così diverso un «soft landing», dar vita ad una «concreta politica di integrazione sociale». Ma, ed è un grosso ma, esiste una seconda raccomandazione del Quirinale: con gli altri rispetto e mano ferma. Come da tempo sta facendo l'Unione Europea.
Al riguardo il Presidente è chiaro: «l’iniziativa di qualche giorno fa dell'Ue è di grande rilievo». Il riferimento è alla creazione della «banca dati europea delle impronte digitali». Una mossa, lo ripete Ciampi, «di grande rilievo», perchè contribuisce a creare veramente un'Europa dai confini esterni forti, e da quelli interni pressochè inesistenti. Anche questo è uno sviluppo del sistema di Schengen.

 

Bianco: Friuli crocevia dei trafficanti. Oggi il ministro a Gorizia: La pressione in Puglia ha dirottato il flusso a Nord-Est


ROMA – «A Gorizia si è spostata la spinta dei trafficanti di uomini». Il ministro dell’Interno Enzo Bianco oggi visita il capoluogo Isontino, accompagnato dal capo della polizia Gianni De Gennaro, proprio per rendersi conto della grave emergenza immigrazione. Sorvolerà i confini con la Slovenia e e terrà una conoverenza stampa in prefettura dopo un vertice con le forze di polizia e le autorità politiche provinciali.
Ministro, come mai sono cambiate le rotte dei nuovi schiavisti?

«Dopo che abbiamo svolto un’azione determinante sulle coste pugliesi, la criminalità organizzata transnazionale ha scelto strade che crede più sicure. Ma in queste settimane anche su questo nuovo fronte abbiamo intensificato i controlli e la vigilanza, arrestando alcuni dei responsabili di questo traffico di clandestini. Il nostro impegno ci porta anche a sollecitare la definizione di un importante accordo con la Slovenia, già all’esame».

Può essere più preciso? In concreto, il governo che cosa sta facendo per il confine orientale?
«Il capo della polizia è stato in questi giorni a Lubiana proprio in Slovenia e dalle prossime settimane partiranno dei pattugliamenti misti polizia slovena e polizia italiana per contrastare più efficacemente questa linea di frontiera, ma l’obiettivo è quello di fermarli prima che che arrivino in Slovenia gli immigrati clandestini».
Ma perchè è stato possibile contrastare bene in Puglia e non bene al confine con la Slovenia?
«Perchè l’Italia ha 6 mila chilometri di confine nel suo complesso e la pressione più grande era in quel momento in Albania e da molti anni. Adesso si è spostata anche perchè sta cambiando l’immigrazione, stiamo avendo in Italia meno immigrati dall’Albania, meno immigrati dal Magreb e stanno crescendo il numero degli immigrati che arrivano direttamente nel centro Europa dall’Iran e dai curdi. E’ un tipo di imigrazione completamente diversa, ma per fermarli occorre fare delle cose importanti, a Gorizia oggi noi andremo a individuare un luogo in cui realizzare al posto di una vecchia caserma un centro di permanenza obbligatoria dove trattenere gli immigrati clandestini in attesa di poterli riaccompagnare alla loro frontiera».
Ieri il presidente della Repubblica ha chiesto di «fare muro contro i clandestini». Lo prende come un rimprovero?

«La nostra linea nel contrastare l’immigrazione clandestina e la criminalità è improntata al massimo rigore. Le parole di Ciampi rispecchiano in piano la politica sull’immigrazione che il governo già persegue».
Ciampi ha anche detto che si può fare di più.

«E ha ragione. Ma di più lo stiamo già facendo. Voglio citare soltanto gli accordi bilaterali raggiunti con Spagna e Germania. Prevedono scambi di funzionari di polizia da impegnare lungo le frontiere maggiormente esposte all’immigrazione clandestina».
Ma c’è proprio voluto il monito del capo dello Stato per dare una ulteriore scossa all’impegno del governo contro la clandestinità.

«Le do un dato aggiornatissimo. Al 30 novembre di quest’anno sono stati effettivamente riaccompagnati alla frontiera 60.589 immigrati clandestini, quelli che si stima siano arrivati in Italia sono 25 mila; quindi io ringrazio il capo dello Stato per le parole che ha pronunciato e che ci aiutano molto, voglio dire ci aiutano molto a convincere gli italiani che se si vuole avere una politica seria contro l’imigrazione clandestina occorre che tutti facciamo la nostra parte. Per esempio proprio in Toscana dove il presidente ha pronunciato queste parole c’erano state difficoltà per localizzare un centro di permanenza».

C’è chi accusa che le espulsioni per esempio dei clandestini sono spesso virtuali.
«Io ho parlato di una cosa diversa, ho parlato di effettivo riaccompagnamento alla frontiera. Pensi: appena tre anni fa solo il 12 per cento dei decreti di espulsione emanati dalle autorità di polizia venivano effettivamente eseguiti, quest’anno siamo già al 60 per cento. Quindi la legge Napolitano–Turco, l’impegno delle forze di polizia sta producendo risultati importanti tanto è vero che noi collaboriamo con i tedeschi, con gli spagnoli che hanno problemi analoghi ai nostri e insieme stiamo pattugliando le nostre frontiere».

C’è molta emozione nell’opinione pubblica dopo la scarcerazione dell’albanese che aveva investito e ucciso un bambino a Roma. Non la preoccupa?
«Il governo in proposito ha una linea di tendenza precisa. Con il ministro della Giustizia Fassino si sta studiando un provvedimento legislativo per revocare i permessi di soggiorno a tutti gli immigrati che hanno commesso attività criminali. Si tratterà di espulsioni ordinarie, a meno che i tribunali non decidano diversamente di volta in volta».

 

De Gennaro: attenti al fronte orientale
«Avevo denunciato all’Ue le entrate illecite dall’area balcanica»

ROMA – Quello che maggiormente preoccupa è come siano cambiate le rotte dei nuovi schiavisti: trafficanti di uomini pronti a trattare soprattutto donne e bambini come merce di scambio per alimentare i mercati della prostituzione, della pedofilia, sui quali c’è perfino il sospetto della vendita di organi, come denuciato anche nella relazione della Commissione antimafia, approvata ieri.

Il Friuli come la Puglia purtroppo non è altro che la conferma di una situazione già denunciata dalle forze di polizia e tenuta sotto osservazione da mesi. E’ del 17 ottobre l’audizione del capo della polizia Gianni De Gennaro al comitato parlamentare Schengen. In quell’occasione il prefetto De Gennaro disse chiaro e tondo che «la linea confinaria con la Slovenia costituisce il crocevia dei flussi della tratta provenienti sia dall’area centro-settentrionale dei Balcani che dalle regioni più orientali dell’Europa. Qui le organizzazioni criminali ricorrono spesso all’occultamento di stranieri all’interno di mezzi di trasporto ordinari, quali pullman, roulottes e caravan e, più frequentemente, veicoli commerciali ovvero all’impiego di passeurs esperti dei luoghi, per il transito a piedi dei clandestini nei tratti non presidiati, compresi nella cosidetta frontiera verde».

Il prefetto De Gennaro ha detto di più: ha spiegato come le mafie transnazionali specializzate nel traffico di uomini siano in grado di cambiare le rotte a seconda di dove viene intensificata la sorveglianza. E’ il caso della tratta di prostitute nigeriane. Diventati più stretti i controlli lungo i porti del Mediterraneo le ragazze arrivano «da Paesi europei, quali la Francia, la Svizzera, la Germania, il Belgio e dall’ex Jugoslavia. Non è infrequente il caso di straniere giunte in Italia con un regolare visto di ingresso di breve durata, soprattutto per motivi di turismo».

Chi traffica in esseri umani? Il controllo delle rotte adriatiche è ancora strettamente nelle mani degli albanesi, «agevolati da collegamenti stabili con la criminalità organizzata italiana, in particolare pugliese». Ma si registra – ha denunciato al comitato parlamentare De Gennaro – «un significativo coinvolgimento di cittadini di origine bulgara, romena, serba e bielorussa».

Qualcosa per correre ai ripari è stato già fatto. Il 25 settembre sono stati definiti con il capo della polizia slovena «importanti aspetti operativi della cooperazione transfrontaliera in una regione particolarmente sensibile ai flussi migratori provenienti dai paesi dell’Europa orientale e del centro nord dei Balcani». Sono gli stessi accordi ai quali si riferisce il ministro dell’Interno Enzo Bianco e dei quali chiede una rapida definizione politica. Riguardano il prolungamento dell’orario giornaliero di riammissione dei clandestini, forme di pattugliamento congiunto dei territori di confine, distacco di ufficiali di collegamento per agevolare l’operatività e lo scambio informativo tra le rispettive forze di polizia.

 

CRONACA DI GORIZIA

 

Stamane il ministro dell’interno sarà ricevuto in Prefettura dove incontrerà le autorità di Polizia e i sindaci dell’Isontino
Emergenza-clandestini, arriva Bianco
Cancellata un’analoga riunione a Trieste, sorvolerà in elicottero il confine. Le richieste di Valenti

di FLAVIO NANUT


Il ministro dell’interno, Enzo Bianco, sarà stamane a Gorizia. Non prenderà parte all’incontro con prefetti e sindaci che avrebbe dovuto presiedere, sempre oggi, a Trieste. Partirà da Ciampino alle 8.30 e giungerà all’aeroporto di Ronchi intorno alle 9.15 dove, ad attenderlo, ci saranno il prefetto Galdenzi e il presidente della Provincia, Brandolin. Di qui, a bordo di un elicottero, sorvolerà il confine italo-sloveno fra il capoluogo isontino e quello giuliano. Poi il responsabile del Viminale, accompagnato dal capo della Polizia, De Gennaro e dal comandante generale dei Carabinieri, generale Siracusa, giungerà in città. Poco dopo le 10 sarà in Prefettura dove prenderà parte a due incontri: uno con i procuratori della Repubblica e le autorità di Polizia goriziane e triestine, l’altro con i presidenti della Regione, della Provincia di Gorizia, i sindaci dell’Isontino e di Trieste, Illy. Bianco lascerà Gorizia intorno alle 12.30. Non è escluso che, prima di giungere in Prefettura, il ministro venga accompagnato lungo il confine, nei punti critici attraverso i quali si registra "tradizionalmente" il maggior flusso di immigrati.

Dopo settimane e mesi di polemiche, di visite ufficiali (ad agosto giunse in città il sottosegretario Di Nardo), di richieste a Roma perché il problema-immigrazione venisse affrontato con la necessaria decisione, finalmente il ministero ha deciso di inviare il suo massimo responsabile in una città definita la porta del clandestini verso l’Occidente. Bianco toccherà con mano la situazione goriziana dove, dall’inizio dell’anno, hanno varcato illegalmente la frontiera più di 12 mila extracomunitari. Nel summit odierno si parlerà quasi certamente di personale (talvolta il numero di agenti impegnato con i clandestini non permette un capillare controllo del territorio), dei relativi problemi di organizzazione, con la caserma "Massarelli" divenuta, da qualche mese a questa parte, una specie di centro di accoglienza. E Bianco, tanto per restare in tema, con ogni probabilità affronterà anche la questione legata alla creazione, in questa provincia, di un’altra struttura (dopo quelle della Caritas diocesana) in grado di ospitare questa massa di disperati.

«Farò presente al ministro – afferma il sindaco Valenti – che la cosa più importante è la lotta senza quartiere alle organizzazioni criminali che sfruttano l’immigrazione. Serve una politica in tal senso, con la magistratura chiamata in primo luogo a scovare i capi di queste bande attrezzatissime e molto attive». Sarcastico, invece, il commento del commissario provinciale della Lega, Razzini: «Un sorvolo in elicottero, una riunione con funzionari ossequiosi e il rappresentante di questo governo degli annunci tornerà a Roma. Il giorno dopo tutto sarà come prima. Ci sarà stata un po’ di pubblicità visto che la campagna elettorale è in corso».

 

Hein: «Ci vuole un centro di accoglienza»
Il direttore del consiglio italiano per i rifugiati valuta grave la situazione in città.

I rimedi



Un centro di permanenza temporanea dove fornire ai clandestini le cure di prima assistenza e valutarne l’eventuale ammissione sul territorio nazionale.
Questa la principale proposta del Cir, il Consiglio italiano per i rifugiati, esposta ieri mattina nel corso di una conferenza dal direttore Christopher Hein, presente insieme ai rappresentanti del Siulp, Giovanni Sammito e del Sap, Giovanni Marras.
I problemi legati ai flussi migratori clandestini attraverso il confine italo-sloveno di Gorizia sono stati analizzati alla luce del disegno di legge sul diritto d’asilo per i rifugiati, che sta affrontando proprio in questi giorni l’iter di approvazione in Parlamento.
Secondo i dati ufficiali, infatti, il numero di clandestini che arrivano in Italia dal confine di Gorizia fa della nostra frontiera una delle più attive in Europa, ma sono pochissime le persone che fanno domanda di asilo, nonostante il vissuto da perseguitati.
Questa situazione potrebbe migliorare se esistesse, appunto, una struttura esterna in appoggio alle forze dell’ordine, dove operatori qualificati potrebbero dare assistenza medico-sanitaria innanzi tutto - anche per questioni di sicurezza pubblica - nonché legali e di interpretariato. Secondo il Cir di tratterebbe di un centro dove la permanenza non sarebbe superiore alle 48 ore, durante le quali le autorità preposte dovrebbero decidere se accettare o espellere l’extracomunitario dal territorio nazionale e giudicare, eventualmente, la sua richiesta di asilo. Successivamente, coloro che saranno accettati verranno smistati a seconda della disponibilità di posti nelle strutture del Paese, grazie a una banca dati centrale che gestirà l’accoglienza agli immigrati a livello nazionale.

«Dal nostro confine passano migliaia di perseguitati – ha affermato Hein – che hanno bisogno della protezione cui hanno diritto in base alla stessa costituzione italiana e agli impegni internazionali a cui il nostro Paese ha aderito».

I rappresentanti del Cir e dei sindacati di polizia hanno, peraltro, incontrato anche il prefetto per discutere della situazione sempre più grave che coinvolge il confine goriziano. Molto si è parlato dell’inutilità dei decreti di espulsione che, molto spesso, hanno come unico risultato quello di facilitare il "lavoro" alla criminalità organizzata che si occupa del traffico di persone.

Nella realtà dei fatti – hanno sottolineato con forza i presenti – la chiusura della frontiera è solo un’illusione, serve solo a spostare geograficamente il problema. È necessario, dunque, creare e attuare nuovi sistemi di controllo, come, per esempio, quello proposto dal Cir.