del 03 marzo 2001
IMMIGRAZIONE CLANDESTINA Vertice trilaterale fra Slovenia,
Italia e Germania nel castello di Brdo per rafforzare la futura nuova frontiera
di Schengen
Anche tedeschi nelle pattuglie miste al confine
Aut aut del nostro ministro Bianco al governo di Lubiana: vi diamo una mano ma dovete usare la linea dura
L’aut-aut è venuto a conclusione di un convulso pomeriggio
vissuto tra incontri bi e trilaterali, politici e operativi alla presenza anche
del capo della Polizia Gianni De Gennaro e del collega d’oltreconfine Marko
Pogorevc. Non solo. Enzo Bianco, con i colleghi sloveno e tedesco Rado Bohinc e
Otto Schily, ha voluto anche sorvolare la linea di demarcazione che separa la
Slovenia dalla Croazia. Perchè quella di ieri può essere considerata una prova
generale. Un test su quello che sarà il futuro confine Schengen. Ad un patto,
però. Che la Slovenia rafforzi la lotta all’immigrazione illegale. Come dire:
un confine blindato in cambio dell’ingresso in Europa.
Stop ai dubbi, dunque. Stop a quell’altalena di inghippi burocratici che
rendono così difficile la riammissione degli extracomunitari rintracciati in
Italia. Via libera, invece, a quelle pattuglie miste che nel mese di prova hanno
garantito una boccata d’ossigeno all’Italia e alle sue forze dell’ordine.
Con un’importante novità: gli equipaggi misti non solo verranno rafforzati
(già giovedì è stato inviato un primo contingente di 20 uomini destinati alla
polfrontiera isontina) ma verranno anche ampliati. Agenti italiani, sloveni e
tedeschi insieme. Un pool che ripropone a Nord Est quelle pattuglie già rodate,
e positivamente, al confine tra Italia e Francia, in particolare tra Modane e
Ventimiglia. Un progetto che non è solo operativo, ma anche e soprattuto
politico.
A leggere tra le righe (ma neppure troppo) dell’accordo siglato ieri a Brdo,
infatti, vi è un rafforzamento della collaborazione tra i ministeri dell’Interno
italiano e tedesco che giovedì ha portato i due rappresentanti del Viminale
anche a Tirana. È l’embrione di quella polizia europea di frontiera che
Bianco e Schily stanno portando avanti con grande energia, e forse un pizzico di
caparbietà, a dispetto delle perplessità di altre nazioni europee non proprio
ammaliate dall’idea di un nuovo organismo da inserire nel dedalo delle mille
polizie europee. «L’Italia in passato veniva considerata il confine colabrodo
dell’Ue. Oggi, invece, il nostro Paese si propone come protagonista nella
nascita della polizia europea di frontiera - ha proseguito il ministro Bianco -
Certamente ci saranno dei problemi: nessuno vuole rinunciare alla propria
polizia, ma è un passaggio irrinunciabile nell’opera di contrasto all’immigrazione
clandestina. Per questo motivo, Germania e Italia hanno deciso di sostenere la
Slovenia in questo suo sforzo operativo anche con fondi comunitari. Il
progettato rafforzamento dei pattugliamenti misti al confine isontino, inoltre,
consentirà al futuro membro dell’Ue di spostare uomini e mezzi lungo la linea
di demarcazione con la Croazia». Ora spetterà alla Slovenia passare dagli
accordi ai fatti, nel proseguo di una collaborazione già positiva ma che dovrà
saper fare quel salto di qualità che l’Unione europea si attende. La posta in
gioco è alta. Spetterà a Lubiana, ora, essere all’altezza delle aspettative.
IMMIGRAZIONE CLANDESTINA Il responsabile degli Interni annuncia il potenziamento della caserma Polonio. A Gorizia un commissariato europeo
LUBIANA - Un commissariato misto da istituire a Gorizia. In un capoluogo
isontino che ancora attende l’annunciata istituzione del centro d’accoglienza
nella caserma «Polonio» di Gradisca d’Isonzo, si dovranno ora trovare luoghi
e mezzi per ospitare anche i poliziotti tedeschi che, come annunciato ieri dal
ministro Enzo Bianco, quanto prima andranno a costituire le nuove pattuglie
miste che vigileranno la fascia confinaria italo-slovena.
È una delle novità emerse dal vertice di Brdo di ieri in
Slovenia, che non mancherà di fornire importanti spunti operativi, ma anche
qualche intuibile perplessità fra quanti già non avevano promosso gli
equipaggi misti, in primis alcuni sindacati di polizia.
Resta, o per meglio dire prevale - come sottolineato dal Viminale - la
consapevolezza di essere protagonisti in un progetto da ampio respito europeo.
Un progetto, quello della polizia europea di frontiera, che vedrà
indirettamente il Friuli-Venezia Giulia e l’Isontino in prima linea. Con oneri
e onori. Perchè la sfida, quella vera, ora si giocherà lungo quei 153
chilometri che Bossi voleva transennare. Servirà?
I flussi clandestini, in un’analisi a più lunga gettata, troveranno nelle
pattuglie italiane-slovene-tedesche un’effettiva forma di contrasto? Potranno
dirlo solo il tempo, le nuove (quanto intuibili) sperimentazioni, le oggettive
sfide operative e i relativi risultati.
Da ieri per l’Italia, il Friuli-Venezia Giulia e l’Isontino, si è comunque aperta una nuova sfida. Tutta da giocare.