del 03 marzo 2001

 

IMMIGRAZIONE CLANDESTINA Vertice trilaterale fra Slovenia, Italia e Germania nel castello di Brdo per rafforzare la futura nuova frontiera di Schengen
Anche tedeschi nelle pattuglie miste al confine

Aut aut del nostro ministro Bianco al governo di Lubiana: vi diamo una mano ma dovete usare la linea dura


Dall’inviato
LUBIANA Ultimatum alla Slovenia: linea dura con i clandestini, oppure addio all’Unione europea. È l’out-out che, di fatto, l’Italia e la Germania hanno ieri posto al primo ministro sloveno Janez Drnovsek in occasione di un vertice trilaterale ospitato nel castello di Brdo. La lotta all’immigrazione illegale a livello comunitario non ammette più tentennamenti o deroghe. Perchè così come i trafficanti di uomini non hanno limiti territoriali, altrettanto deve averlo l’impegno delle diverse forse di polizia.«La visita congiunta in Slovenia di rappresentanti italiani e tedeschi rappresenta un passaggio straordinario - ha commentato a conclusione del vertice il ministro dell’Interno, Enzo Bianco - Con questo Paese candidato a entrare nell’Unione europea abbiamo gettato le basi per nuove collaborazioni, che riservano comunque alcuni problemi». «L’obiettivo è di stroncare o quantomeno ridurre al minimo l’immigrazione clandestina. Un fine che raggiungeremo anche triplicando il numero delle pattuglie miste, visto che la fase di sperimentazione ha dato risultati più che positivi. Non è certo un caso se dai 10 mila passaggi illegali al mese stimati dalla scorsa estate a dicembre siamo oggi passati a meno di 2 mila».

L’aut-aut è venuto a conclusione di un convulso pomeriggio vissuto tra incontri bi e trilaterali, politici e operativi alla presenza anche del capo della Polizia Gianni De Gennaro e del collega d’oltreconfine Marko Pogorevc. Non solo. Enzo Bianco, con i colleghi sloveno e tedesco Rado Bohinc e Otto Schily, ha voluto anche sorvolare la linea di demarcazione che separa la Slovenia dalla Croazia. Perchè quella di ieri può essere considerata una prova generale. Un test su quello che sarà il futuro confine Schengen. Ad un patto, però. Che la Slovenia rafforzi la lotta all’immigrazione illegale. Come dire: un confine blindato in cambio dell’ingresso in Europa.
Stop ai dubbi, dunque. Stop a quell’altalena di inghippi burocratici che rendono così difficile la riammissione degli extracomunitari rintracciati in Italia. Via libera, invece, a quelle pattuglie miste che nel mese di prova hanno garantito una boccata d’ossigeno all’Italia e alle sue forze dell’ordine. Con un’importante novità: gli equipaggi misti non solo verranno rafforzati (già giovedì è stato inviato un primo contingente di 20 uomini destinati alla polfrontiera isontina) ma verranno anche ampliati. Agenti italiani, sloveni e tedeschi insieme. Un pool che ripropone a Nord Est quelle pattuglie già rodate, e positivamente, al confine tra Italia e Francia, in particolare tra Modane e Ventimiglia. Un progetto che non è solo operativo, ma anche e soprattuto politico.
A leggere tra le righe (ma neppure troppo) dell’accordo siglato ieri a Brdo, infatti, vi è un rafforzamento della collaborazione tra i ministeri dell’Interno italiano e tedesco che giovedì ha portato i due rappresentanti del Viminale anche a Tirana. È l’embrione di quella polizia europea di frontiera che Bianco e Schily stanno portando avanti con grande energia, e forse un pizzico di caparbietà, a dispetto delle perplessità di altre nazioni europee non proprio ammaliate dall’idea di un nuovo organismo da inserire nel dedalo delle mille polizie europee. «L’Italia in passato veniva considerata il confine colabrodo dell’Ue. Oggi, invece, il nostro Paese si propone come protagonista nella nascita della polizia europea di frontiera - ha proseguito il ministro Bianco - Certamente ci saranno dei problemi: nessuno vuole rinunciare alla propria polizia, ma è un passaggio irrinunciabile nell’opera di contrasto all’immigrazione clandestina. Per questo motivo, Germania e Italia hanno deciso di sostenere la Slovenia in questo suo sforzo operativo anche con fondi comunitari. Il progettato rafforzamento dei pattugliamenti misti al confine isontino, inoltre, consentirà al futuro membro dell’Ue di spostare uomini e mezzi lungo la linea di demarcazione con la Croazia». Ora spetterà alla Slovenia passare dagli accordi ai fatti, nel proseguo di una collaborazione già positiva ma che dovrà saper fare quel salto di qualità che l’Unione europea si attende. La posta in gioco è alta. Spetterà a Lubiana, ora, essere all’altezza delle aspettative.

IMMIGRAZIONE CLANDESTINA Il responsabile degli Interni annuncia il potenziamento della caserma Polonio. A Gorizia un commissariato europeo



LUBIANA - Un commissariato misto da istituire a Gorizia. In un capoluogo isontino che ancora attende l’annunciata istituzione del centro d’accoglienza nella caserma «Polonio» di Gradisca d’Isonzo, si dovranno ora trovare luoghi e mezzi per ospitare anche i poliziotti tedeschi che, come annunciato ieri dal ministro Enzo Bianco, quanto prima andranno a costituire le nuove pattuglie miste che vigileranno la fascia confinaria italo-slovena.

È una delle novità emerse dal vertice di Brdo di ieri in Slovenia, che non mancherà di fornire importanti spunti operativi, ma anche qualche intuibile perplessità fra quanti già non avevano promosso gli equipaggi misti, in primis alcuni sindacati di polizia.
Resta, o per meglio dire prevale - come sottolineato dal Viminale - la consapevolezza di essere protagonisti in un progetto da ampio respito europeo. Un progetto, quello della polizia europea di frontiera, che vedrà indirettamente il Friuli-Venezia Giulia e l’Isontino in prima linea. Con oneri e onori. Perchè la sfida, quella vera, ora si giocherà lungo quei 153 chilometri che Bossi voleva transennare. Servirà?
I flussi clandestini, in un’analisi a più lunga gettata, troveranno nelle pattuglie italiane-slovene-tedesche un’effettiva forma di contrasto? Potranno dirlo solo il tempo, le nuove (quanto intuibili) sperimentazioni, le oggettive sfide operative e i relativi risultati.

Da ieri per l’Italia, il Friuli-Venezia Giulia e l’Isontino, si è comunque aperta una nuova sfida. Tutta da giocare.