del 01 aprile 2001
Celebrata anche a Gorizia la Festa della polizia: dal questore Salvatore Mulas una lucida analisi della sicurezza in provincia
Luci e ombre dell’emergenza-clandestini
Dall’uso della Massarelli al superlavoro degli agenti. «Auspicabili più mezzi e un coordinamento interforze»
Sarebbe stato più facile snocciolare i dati statistici, far echeggiare nella
sala dell’Auditorium numeri di arresti, espulsioni e mezzi sequestrati. Più
facile, sbrigativo e diplomatico, ma non nel suo «stile». Perchè Salvatore
Mulas sarà anche da un mese e mezzo il giovane questore di Gorizia, ma l’incarico
non gli ha tolto il modus operandi da investigatore. Così ieri mattina a
Gorizia, in occasione della Festa della polizia, si è assistita a un’analisi
della sicurezza nella provincia isontina priva di retorica e formalismi, pronta
a evidenziare luci e ombre di un Duemila che verrà ricordato a Gorizia - ma non
solo - per l’emergenza clandestini.
«Per il costante stillicidio di presenze e di rintracci è stata una vera emergenza che ha portato tutti a doversi impegnare anche oltre la normale attività propria, per cercare di risolvere situazioni di precarietà che di volta in volta si affacciavano alla ribalta», ha infatti osservato Mulas. L’analisi scivola veloce al recente passato: «Apprezzatissimo è stato l’impegno dei poliziotti nell’affrontare i sacrifici derivanti dalla sistemazione e dal soddisfacimento dei bisogni più disparati da parte degli immigrati che, per gli adempimenti di legge, erano costretti a lunghe attese in strutture adatte per la circostanza e non certo ottimali stante la loro diversa normale destinazione».
Sembrano passati anni, e non mesi, dalle polemiche innescate dalle condizioni d’accoglienza degli immigrati e dall’uso improprio della caserma Massarelli: la scorsa estate si negava l’esistenza di un’emergenza, oggi si riconosce l’impegno di poliziotti che, accanto a volontari e Caritas, sono andati oltre al ruolo istituzionale.
Forse con un eccesso di ottimismo («La diminuzione dei flussi di clandestini è stata immediatamente evidente»), Mulas ha ricordato gli ingredienti che compongono la «ricetta anti-immigrazione»: le pattuglie e il commissariato misto, il pool di magistrati, la collaborazione con la polizia slovena, gli accordi bilaterali. Con alcune, importanti, considerazioni: «I reati non sono sostanzialmente aumentati. Un segnale positivo sul quale però non ci facciamo ilusioni, nè posiamo ritenere soddisfacente, ma che ci incoraggia a proseguire. - ha spiegato Mulas - Crescere cambiando, comprendendo l’esigenza di mettersi in discussione e cercando concretezza di risultati sul fronte della sicurezza su cui si appuntano le istanze della società».
Infine, come un gatto sornione capace di conquistare tutti ma
che non riesce a trattenere un’elegante zampata, Mulas ha sottolineato come
«sarebbe utile rendere efficace il sistema sanzionatorio configurando la pena
come un modesto ma reale castigo e non una roboante vaga promessa; investire in
termini di formazione, mezzi tecnologici avanzati e incentivi per le forze di
polizia; pensare a un reale coordinamento tecnico interforze, al riconoscimento
di responsabilità e poteri, a una forte dose di autonomia della polizia
giudiziaria, sgravandola da compiti notificatori e delegati...».
A quel punto, e solo a margine della cerimonia, ecco i dati relativi all’attività
svolta dalla polizia isontina dal maggio 2000. Con tutte le sue specialità, si
è interessata di 1.415 delitti, denunciando 1.032 persone e arrestandone 164,
tra le quali anche alcuni pericolosi pregiudicati. Durante i pattugliamenti sono
state identificate 58.821 persone e controllati 38.936 veicoli. La Stradale ha,
tra l’altro, sequestrato 43 auto e ha ritirato 381 patenti, contestando 11.279
violazioni al Codice della strada, operando 2.218 soccorsi stradali. La
Polfrontiera, invece, ha arrestato 90 persone, denunciandone 159 e sequestrando
83 auto. Ben 7.260 i clandestini rintracciati lungo il confine, 15 mila i
decreti di espulsione.
Roberta Missio
Maccari (Sap) sulla «Polonio»: «È una resa»
«Non si realizzerà il centro di temporanea permanenza a Gradisca? È proprio
quanto avevamo sollecitato: un centro di smistamento dove garantire la tutela
sanitaria, l’accertamento dell’identità e di assistenza in un luogo
appropriato che non fosse la caserma Massarelli. Perché l’accordo siglato con
la Caritas ha risolto solo un decimo del problema». Franco Maccari, segretario
nazionale del Sap, non bada a diplomazie nel commentare l’ultimo caso-Polonio.
«È ridicolo che il prefetto cerchi di chiudere così una polemica politica che
può essere strumentalizzata in campagna elettorale, ma come biasimarlo se per
primo a farlo è stato lo stesso ministro Bianco? È comunque una resa: tutti,
fatta eccezione per Bianco, avevano capito che il centro non sarebbe stato
realizzato in un mese».